Il Parlamento europeo ha approvato con 479 voti a favore (103 contrari, 48 astensioni) una serie di misure del “pacchetto clima” che, a sorpresa, aveva bocciato solo due settimane fa. Il prezzo è stata una nuova stesura dei testi e un compromesso tra il Ppe, che frena, e S&D, Verdi e Renew. Con la riforma Ets, l’Europarlamento chiede che il target 2030 di riduzione dei gas serra nei settori coperti dallo strumento salga al 63%. L’accordo riguarda l’allargamento sul mercato del carbonio: dal 2005, da quando esiste, copriva soltanto il 40% delle emissioni di Co2, cioè le industrie più inquinanti, con la riforma saranno interessati anche il settore marittimo, l’aviazione, i camion e gli edifici adibiti ad uffici.

Intesa anche sulla graduale soppressione delle quote di emissioni gratuite concesse alle imprese come compensazione per non essere sfavorite rispetto a prodotti importanti da paesi meno attenti agli effetti sul clima. Il Ppe ha ottenuto una forte gradualità dell’introduzione di queste misure, che entreranno in vigore in parallelo alla messa in atto della tassa sul carbonio alle frontiere: dal 2027 inizierà la diminuzione, per arrivare a una sparizione delle quote gratuite nel 2032, ma fino al 2030 le industrie inquinanti (acciaio, alluminio, cemento, elettricità, fertilizzanti ecc.) potranno continuare a ricevere il 50% delle quote gratuite, per non subire una concorrenza sleale da parte di produttori di paesi terzi (che progressivamente saranno tassati alle frontiere). Passa anche il Fondo sociale per il clima, che era stato bloccato anch’esso l’8 giugno scorso. Per il presidente della commissione Clima, Pascal Canfin, è un accordo «equilibrato». Renew parla di «testo storico», S&D sottolinea: «Abbiamo migliorato il pacchetto clima». Adesso tocca agli stati membri. I 27 dovranno accordarsi per accettare la nuova stesura del pacchetto clima a fine giugno.