Secondo il ministo degli Esteri Antonio Tajani la cittadina Ilaria Salis non deve scontare i domiciliari nell’ambasciata italiana a Budapest perché potrebbe frugare nei cassetti che custodiscono documenti riservati. È il succo dell’informativa di ieri alla Camera, il punto che ha fatto scaldare gli animi tra i deputati.

La rivelazione arriva dopo una mezz’ora in cui il leader di Fi elenca i tanti e timidi passi compiuti dalla rappresentanza diplomatica nelle lande magiare per provare a rimediare alle indegne condizioni delle prigioni di Orbán. L’elenco dovrebbe servire a mostrare che la Farnesina si è impegnata subito, lontano dai riflettori. Invece svela solo l’impotenza degli Esteri che sapevano cosa accadeva ma non sono riusciti neanche a impedire che Salis fosse trascinata in tribunale con guinzaglio e catene.

La redazione consiglia:
L’avvocato Eugenio Losco: «Riportare Ilaria Salis a casa? L’Europa dice che si può fare»

Il dunque, in ogni caso, restano le affermazioni sulle misure alternative al carcere per le quali l’avvocato Eugenio Losco e il padre Roberto Salis avevano chiesto maggiore impegno all’esecutivo, attraverso una lettera ai giudici e la messa a disposizione dell’ambasciata. Il Niet era arrivato dal duo Tajani-Nordio già nei giorni scorsi. Ieri il forzista un po’ ha scaricato la colpa sul collega, «se la Giustizia fosse stata d’accordo non mi sarei opposto», un po’ ha sottolineato il «rischio per la sicurezza nazionale» che deriverebbe da una Salis libera tra corridoi e scartoffie diplomatiche. Meglio in catene.

A sostegno dell’azione governativa la maggioranza ha seguito due linee: difendere l’autonomia della magistratura ungherese dalle richieste di tutela dei diritti fondamentali; sottolineare che sarebbe scorretto aiutare la ragazza ma non gli altri 2.500 compatrioti rinchiusi nelle galere di mezzo mondo. O tutti o nessuno. Meglio nessuno. A eccezione dei marò, spiega Tajani, rispetto ai quali l’Italia contestava, e avrebbe poi avuto ragione, la giurisdizione indiana. Si poteva fare uno strappo, quindi, aprendo i locali consolari.

La redazione consiglia:
Ilaria Salis: due attacchi a tre neonazi, ma soltanto ferite leggere

«Avete trattato in modo ordinario un caso straordinario. Vi hanno chiesto di usare la residenza privata dell’ambasciatore, non l’ambasciata», attacca il dem Andrea Orlando che sottolinea l’enorme sproporzione tra la possibile pena e i fatti contestati. Durissimo anche il 5S Riccardo Ricciardi: «Contro Salis un processo politico da un governo che sponsorizza i neonazisti. È una vergogna sostenere che il “Giorno dell’onore” sia una normale manifestazione mentre accusate di antisemitismo chiunque critichi Netanyahu».

Ilaria Cucchi (Avs) accusa il governo di non aver risposto alle interrogazioni parlamentari: «non potendo usare gli strumenti parlamentari abbiamo fatto una richiesta di accesso agli atti».

La redazione consiglia:
Il neonazista buono

Intanto Roberto Salis ha fatto sapere che le condizioni di detenzione della figlia sono migliorate. Su tutto il resto, però, non si intravedono vie d’uscita. Il governo insiste perché la difesa chieda i domiciliari in Ungheria, dove tra le chat dei neonazisti circolano foto, indirizzi e minacce di vendetta. Ragion per cui, almeno finora, si era preferito glissare.

Mercoledì prossimo, invece, una fiaccolata organizzata a Roma dal «Comitato liberiamo Ilaria Salis» chiederà che governo italiano e istituzioni europee si impegnino per mettere fine alla detenzione della ragazza. Subito.