Economia

Il governo esulta per Moody’s mentre taglia le pensioni

Il governo esulta per Moody’s mentre taglia le pensioniUn momento della manifestazione di Cgil e Uil venerdì a Roma, in pizza del Popolo – LaPresse

Il caso Il governo è sollevato dalla decisione presa dall’agenzia di «rating» Moody’s di non declassare il debito. Ma nasconde i problemi di una manovra che fa cassa su chi lavora o è andato in pensione. La denuncia di Cgil e Spi Cgil: "Pensionati usati come bancomat"

Pubblicato 11 mesi faEdizione del 19 novembre 2023

La decisione dell’agenzia di «rating» Moody’s di non declassare il debito pubblico italiano, almeno questo autunno, è stata usata ieri dal governo (i vicepremier Salvini e Tajani, i ministri Urso, Fitto e Ciriani) e dalla maggioranza per dimostrare la buona riuscita di una politica economica e della legge di bilancio che annuncia maxi-privatizzazioni, sottrae importanti risorse agli enti locali, rischia di tagliare migliaia di euro alle pensioni e di peggiorare la legge Monti-Fornero.

«IL GOVERNO MELONI – sostengono Tania Scacchetti (Spi Cgil) e Lara Ghiglione (segretaria confederale Cgil) – fa cassa sulle pensioni e continua a tagliare la loro rivalutazione. Nel biennio 2023-2024 si raggiungono 962 euro per una pensione lorda di 2.300 euro (netta 1786) fino ad arrivare a un taglio di 4.849 euro lorde su una pensione lorda da 3.840 euro (2.735 euro nette). Anziché fare una lotta all’evasione fiscale e contributiva si prendono le risorse dai soliti noti già gravati da un carico fiscale iniquo. Il governo dovrebbe intervenire sugli extra-profitti e sulle grandi rendite anziché manomettere il meccanismo di rivalutazione». Se sugli extraprofitti l’intervento annunciato da Meloni si è tradotto in burletta, è probabile che sul taglio alle pensioni qualcosa il governo e la maggioranza faranno. Gli scioperi di una categoria influente come quella dei medici (5,18 dicembre) li hanno allarmati. Meno chiara, per ora, è la soluzione che troveranno.

QUESTI, ED ALTRI, problemi di una manovra frammentata e senza futuro sono stati occultati dalle infantili reazioni del governo che ha attribuito al giudizio di Moody’s il valore di una bocciatura delle critiche avanzate dagli oppositori del Pd, dei Cinque Stelle, dei Verdi-Sinistra Italiana, o dai sindacati Cgil, Uil e Usb che scioperano. Avrebbero perso i «gufi» che fanno il tifo per il fallimento del governo, e dunque del paese. Queste scenette di rivalsa o di tifo sono ricorrenti nella politica italiana. In realtà, chi ha scommesso sulla bocciatura di Moody’s (e sull’«outlook» negativo delle altre agenzie di rating Fitch e Standard’s &Poor) è stato il mercato. Chi ha dunque perso non sono gli oppositori politici e sindacali, ma chi ha puntato una fiche speculativa su una simile ipotesi. Per poi guadagnarne un’altra dopo che Moody’s ha dato il responso.

CIÒ CHE È STATO «promosso» dalle agenzie di rating è stata la scommessa che il governo italiano sta facendo sulla possibilità che non ritorni un’altra crisi energetica, che il debito pubblico non aumenti oltre il previsto 140% sul Pil. E che nei prossimi due anni (2024-2026) l’esecutivo Meloni impieghi tutti i soldi del «Piano nazionale di ripresa e resilienza» (Pnrr). Una scommessa poco realistica che potrebbe subire rovesci. Ad oggi l’attuazione del Pnrr è gravemente inficiata da ritardi, dubbi e proteste al momento degli enti locali, a cominciare dai comuni che stanno ancora aspettando di capire dove il governo prenderà i 13 miliardi di euro del piano «stornati» dai loro bilanci.

IL «RATING» DELLE AGENZIE, alla luce di questi fatti, è discrezionale, cioè politico. A questo giro ha dato credito alla Commissione Ue che tiene molto alla riuscita del Sacro Graal dell’economia italiana: il Pnrr. E dà ragione, per ora, al governo. È quanto ha auspicato lo stesso ministro dell’economia Giorgetti che ha detto di temere più «i mercati» che la Commissione Europea. Martedì Bruxelles pronuncerà il suo verdetto sulla legge di bilancio. A Roma fanno una danza propiziatoria. Sperano che Gentiloni & Co. non boccino la manovra. La Commissione Ue, e Moody’s, non hanno nascosto i dubbi sulla capacità di tenere sotto controllo il deficit, di abbassare il debito e di rilanciare una crescita che invece corre verso lo zero. Insomma l’economia oggi è stabile, ma è immobile. E l’anno prossimo crescerà di meno in Europa. Ieri, invece, Salvini si beava del fatto che nel 2023 l’Italia cresce di più della Germania. Tra pochi mesi, dicono le stime, sarà l’opposto.

MENTRE I FUMI della propaganda sono ancora alti, a pochi giorni dalla scadenza dei termini per la presentazione al Senato degli emendamenti, Pd e Cinque Stelle stanno preparando le loro contro-manovre e contro-proposte. Lo faranno a partire da mercoledì.

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