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Il discorso di Biden all’America: “Al primo posto la difesa la democrazia”

Il discorso di Biden all’America: “Al primo posto la difesa la democrazia”Joe Biden – Ap

Elettorale americana Lasciando la nomination alla sua vice, Biden è diventato il primo candidato in carica a cedere la candidatura presidenziale del suo partito dopo Lyndon Johnson, nel 1968

Pubblicato 2 mesi faEdizione del 26 luglio 2024

Alle 20 ora di Washington, con un discorso di 13 minuti, Joe Biden, ancora affaticati dal Covid, si è rivolto alla nazione dallo Studio Ovale, facendo il suo primo discorso dopo aver rinunciato alla nomina democratica per la corsa alla rielezione, un atto che potrebbe essere il momento decisivo della sua carriera politica. Biden è sembrato più presidenziale che mai e ha spiegato la decisione di porre fine alla sua campagna di rielezione per la “difesa della democrazia”.

“Rispetto questa carica, ma amo di più il mio Paese – ha detto Biden – La difesa della democrazia è più importante di qualsiasi titolo. Traggo forza e trovo gioia nel lavorare per il popolo americano. Ma questo sacro compito di perfezionare la nostra unione non riguarda me. Riguarda voi. Le vostre famiglie. Il vostro futuro. Si tratta di ‘We the People'”.

È raro che un presidente rinunci al potere volontariamente, senza la forza del rifiuto dell’elettorato o dei limiti della Costituzione. Biden ha ceduto alle pressioni sempre più pressanti interne al suo partito e ha presentato la sua scelta come fatta nell’interesse della nazione.

“La nostra repubblica è ora nelle vostre mani” ha detto Biden. Il discorso rappresenta l’inizio degli sforzi di Biden per dare forma alla sua eredità dopo la disastrosa performance nel dibattito di fine giugno, che ha spinto i membri del suo partito a chiedergli di abbandonare la campagna elettorale per permettere a un altro candidato di correre contro Trump.

“La cosa bella dell’America è che re e dittatori non governano. Lo fa il popolo – ha spiegato Biden nel suo discorso pronunciato in tono basso e, a volte, incerto – Credo che il mio operato come presidente, la mia leadership nel mondo, la mia visione del futuro dell’America meritassero un secondo mandato. Ma niente, niente può ostacolare la salvezza della nostra democrazia, compresa l’ambizione personale (…) Ho deciso che il modo migliore per andare avanti è quello di passare la torcia a una nuova generazione. È il modo migliore per unire la nostra nazione”.

Parlando della sua vice Kamala Harris, a cui ha immediatamente dato l’endorsement dopo aver annunciato il proprio ritiro, Biden ha detto che “È esperta, tenace e capace. È stata un’incredibile partner per me e una leader per il nostro Paese”.

“Nei prossimi sei mesi mi concentrerò sul mio lavoro di Presidente – ha dichiarato – Ciò significa che continuerò a ridurre i costi per le famiglie che lavorano duramente e a far crescere la nostra economia. Continuerò a difendere le nostre libertà personali e i nostri diritti civili, dal diritto di voto al diritto di scelta. Continuerò a denunciare l’estremismo dell’odio, a chiarire che non c’è posto, nessun posto in America, per la violenza politica, per nessuna violenza. Mai”.

Lasciando la nomination alla sua vice, Biden è diventato il primo candidato in carica a cedere la candidatura presidenziale del suo partito dopo Lyndon Johnson, nel 1968, due anni prima che Biden si candidasse per la prima volta in Delaware, per un seggio nel Consiglio della Contea di New Castle, che vinse.

Il discorso è stato il modo di uscire con garbo da una vita politica durata 50 anni, ma è servito anche a ricordare che, solo pochi giorni dopo questa decisione senza precedenti, l’elettorato e il partito, facendo quadrato attorno ad Harris, sono già andati avanti, lasciando improvvisamente Biden nel ruolo di statista anziano. In delle circostanze straordinarie, pochi mesi prima delle elezioni del 2024, Biden ha inaspettatamente mantenuto la promessa del 2020: diventare un “ponte” verso la prossima generazione di leadership.

Poche ore prima il suo ex sfidante Donald Trump lo aveva attaccato durante un comizio in North Carolina: “Tre giorni fa abbiamo sconfitto il peggior presidente della storia: ha lasciato perché stava perdendo. Ora abbiamo una nuova vittima da battere, la più incompetente vicepresidente della storia. Harris è ultra-liberal, è terribile. È più liberal di Bernie Sanders. È una pazza della sinistra radicale. Era la responsabile del confine (con il Messico) ma non è mai andata al confine. Quando è stata mandata in Europa per prevenire l’attacco all’Ucraina, Vladimir Putin si è messo a ridere”.

Da Indianapolis anche Harris si era scagliata contro Trump ma con tutt’altro tono, attaccandolo riguardo la piattaforma Project 2025: un documento di oltre 900 pagine che propone di cambiare profondamente il governo federale americano e dare più poteri al presidente, nel caso Trump venga eletto.

“Rappresenta un ritorno a un passato buio – ha detto la vicepresidente – ma noi non torneremo indietro. Siamo di fronte a due visioni contrapposte, una che guarda al futuro e una al passato: noi crediamo e combattiamo per un futuro con una sanità abbordabile, senza povertà infantile, con un’economia per la classe media e dove le donne possono decidere sul proprio corpo”.

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