Usa, alla corte di Re Donald entrano solo i fedelissimi
Elettorale americana Rubio segretario di stato, Stefanik all’Onu, Waltz alla sicurezza. La squadra prende forma
Elettorale americana Rubio segretario di stato, Stefanik all’Onu, Waltz alla sicurezza. La squadra prende forma
Non si può dire che Donald Trump non sia partito in quarta. A una settimana dalle elezioni sono già otto le nomine governative comunicate da Mar A Lago. Con quella di Marco Rubio a segretario di stato è già in gran parte definito il comparto cui compete la proiezione geopolitica americana. Al ministro degli esteri si aggiungono Elise Stefanik come ambasciatrice all’Onu e Mike Waltz come National security advisor, che dentro la Casa Bianca coordina le politiche internazionali. Ognuno soddisfa il requisito primario: la dimostrata fedeltà a Trump.
Waltz è un ex green beret (il corpo speciale dell’esercito) che ha duramente criticato la ritirata americana dall’Afganistan. Stefanik, già parlamentare Maga per lo stato di New York, si è messa in luce nelle inquisizioni delle presidi universitarie colpevoli di avere permesso «l’ondata di anti semitismo» (ovvero le proteste contro l’eccidio a Gaza). Rubio, primo segretario di stato ispanico, rappresenta la diaspora arciconservatrice cubana in Florida e le sue politiche saranno certamente improntate all’aggressione a Cuba e Venezuela.
OGNUNA delle cariche servirà soprattutto ad avallare le politiche volte ad innalzare lo scontro con la Cina e spingere ad una conclusione negoziata con Putin in Ucraina. Su Israele si profila il prosieguo delle politiche del primo mandato, improntate al sostegno del piano di sovranità totale di Netanyahu. Per il premier Israeliano Trump aveva già spostato l’ambasciata a Gerusalemme e concesso facoltà di stabilire nuovi insediamenti illegali in Cisgiordania. Sull’attuale strage ha affermato il diritto di Israele a «finire il lavoro».
COMINCIA a prendere forma anche l’apparato di sicurezza interna. Alla Homeland security (superministero creato da Bush jr per coordinare l’antiterrorismo dopo l’11 settembre) è stata designata Kristi Noem, la cui devozione a Trump gli era a suo tempo già valsa considerazione come vice. Fra le competenze del dicastero ricade quella sull’immigrazione e la nomina strategica ha designato Tom Homan a border czar. Già direttore della guardia di frontiera durante primo mandato, Homan è stato entusiasta sostenitore della sottrazione dei figli ai richiedenti asilo. Questa volta avrà competenza sulle annunciate deportazioni di massa di 11 milioni di immigrati clandestini.
LA NOMINA di Stephen Miller alla carica “jolly” di vice capo gabinetto, sembra pensata per sminuire l’attenzione sul ritorno di una delle figure più decisamente suprematiste ai vertici del governo. Miller, già autore dei discorsi di Trump, è stato e certo rimarrà architetto di una politica migratoria nuovamente improntata alla ferocia e all’eugenetica. Oltre alle espulsioni, le prime mosse riguarderanno probabilmente la ripresa della costruzione del muro di confine e il disconoscimento dei trattati internazionali sul diritto di asilo.
La carica di Miller è, non casualmente, di rango sottosegretariale in modo da dribblare la ratifica del Senato, richiesta per i ministri. E sempre per schivare la supervisione parlamentare, Trump ha già chiesto per le sue nomine l’iter accelerato del recess appointment prevista normalmente solo per le emergenze. È l’anticipo delle pressioni a procedure e sponde costituzionali che promettono di caratterizzare nuovamente l’amministrazione di un presidente per cui l’extra legalità è marchio di fabbrica.
IL CONTROLLO della Camera dei deputati non è ancora definito, ma se pure i democratici dovessero strappare una sostanziale parità, sarebbero ben pochi gli strumenti a loro disposizione per opporsi al progetto autoritario di Trump. Per i prossimi anni il contrasto principale al presidente potrebbe dunque provenire dalla “vecchia guardia” del Gop (è già in atto uno scontro con la corrente Maga sul presidente del Senato che verrà annunciato domani.)
Per evitare il vaglio del Congresso, Trump può comunque ricorrere a “consulenti,” che, come evidenziato da Elon Musk, potranno avere un peso decisivo. Così inquadrato, potrebbe essere anche il negazionista Robert Kennedy Jr. che sembra avviato ad avere potere decisionale su agenzie di controllo della salute. Il convinto anti-vax ha già dichiarato che «interi reparti» potrebbero cadere sotto la scure e suggerito ai dipendenti della Food and drug administration di «fare le valigie e conservare i registri».
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