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Ieri elezioni in Nigeria, anzi no. Il rinvio a seggi quasi aperti

Ieri elezioni in Nigeria, anzi no. Il rinvio a seggi quasi apertiIn un ufficio della Commissione elettorale nigeriana a Port Harcourt, nel sud del paese – Afp

Urne vuote Nella notte il clamoroso annuncio: «Schede insufficienti, si vota il 23». I due principali candidati presidenti si accusano a vicenda

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 17 febbraio 2019

Sembrava tutto pronto per le elezioni presidenziali e parlamentari di ieri, in Nigeria. Nella notte tra venerdì e sabato, invece, all’annuncio di una riunione di emergenza della Commissione indipendente elettorale nigeriana (Inec), dopo una serie di speculazioni e voci incontrollate sui social, molti nigeriani dubitavano dell’effettivo svolgimento delle elezioni, visti i numerosi problemi riscontrati dalla titanica macchina elettorale.

Rumors confermati verso le tre del mattino (a 4 ore dall’apertura dei seggi), dal presidente dell’Inec, Mahmood Yakubu, che ha annunciato il rinvio del voto al prossimo 23 febbraio. Slittano anche le amministrative, dal 2 al 9 marzo.

«DOPO AVER VISIONATO la macchina elettorale prima del voto – ha dichiarato Yakubu in un comunicato ufficiale – la commissione, con una scelta difficile, ha deciso il rinvio allo scopo di garantire elezioni libere, giuste e credibili». In un sintetico comunicato emesso ieri l’Inec spiega che il rinvio è causato «dalla mancanza di schede elettorali sufficienti per gli 84 milioni di elettori iscritti» e ha l’obiettivo di «evitare scontri e violenze tra le diverse fazioni».

Tuttavia l’Inec aveva assicurato per tutta la settimana che in nessun caso ci sarebbe stato un rinvio, malgrado le denunce delle opposizioni – legate agli incendi che avevano distrutto tre centri dell’Inec – e «all’insufficienza di schede elettorali in molti dei 120mila seggi sparsi nel paese».

L’ANNUNCIO È STATO ACCOLTO da un diffuso malcontento, molti nigeriani sono stati informati mentre erano in procinto di andare a votare, molti hanno fatto anche centinaia di chilometri per raggiungere il luogo di residenza. I social network parlano di «vergogna a livello internazionale», con il sospetto di «un colpo di stato elettorale». Alla tensione, palpabile in tutto il paese, si aggiunge il disappunto della maggior parte dei 72 candidati alle presidenziali. I due principali – il presidente uscente Muhammadu Buhari e il miliardario Atiku Abubakar – si accusano a vicenda. «Sono molto deluso e invito tutti i nigeriani ad astenersi da violenze e disordini – ha detto Buhari -, spero comunque che l’Inec resti imparziale in questa fase che sembra orchestrata dall’opposizione per far cadere il paese in una crisi di difficile soluzione».

IL PARTITO DI BUHARI, l’Apc, sospetta che il rinvio sia legato alla preparazione di una «vittoria studiata a tavolino» per favorire Atiku Abubakar, salutato ieri dall’augurio del Segretario di stato Usa, Mike Pompeo.

Il suo Pdp, al contrario, ha etichettato il rinvio come una «provocazione» esortando i suoi attivisti a restare calmi e pazienti. «Il presidente Buhari sa bene che i nigeriani non lo voteranno nuovamente – ha dichiarato dallo stato di Adamawa, dove si era recato per votare -, lui e i suoi sostenitori sono disperati e faranno di tutto per evitare la sconfitta».

DIVERSI GIORNALI NIGERIANI rilevano il rischio di tensioni durante questa settimana di attesa, dopo un rinvio «incredibile perché avvenuto con un ritardo ingiustificabile a urne quasi aperte». Ma secondo il quotidiano The Punch ha vinto «la paura di scontri tra i sostenitori dei due principali partiti per la legittimità del risultato», visto che già nelle elezioni del 2015 ci furono numerose vittime e il voto fu spostato di sei settimane.

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