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I Wagner avevano due banche

La statua dedicata ai mercenari della Wagner a Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana, con bandiera russaLa statua dedicata ai mercenari della Wagner a Bangui, capitale della Repubblica Centrafricana, con bandiera russa – Getty Images

L'inchiesta JpMorgan e HSBC hanno finanziato «a loro insaputa» l’impero africano di Prigozhin & figli, fondato sullo scambio tra servizi mercenari russi e risorse preziose. Tutta colpa del capitalismo

Pubblicato circa 7 ore faEdizione del 8 ottobre 2024

Non è un mistero che, dopo la morte di Yevgeni Prigozhin, il Cremlino cerchi di mettere le mani sul gruppo Wagner e sulle sue lucrose attività in Africa. E non è un mistero che ci è quasi riuscito. Tuttavia, questa maxi operazione di assorbimento continua a incontrare intoppi e forse Mosca dovrà rinunciare a qualcosa per non avere gatte da pelare in futuro.

In Africa, la Wagner e Prigozhin hanno creato un vero e proprio impero basato su un modello di business discutibile ma vincente: fornire servizi di sicurezza che possono essere pagati dai governi con l’accesso alle risorse minerarie e naturali del Paese.

Il caso Mali è emblematico: dal 2021, la giunta militare di Bamako spende 10 milioni di dollari al mese per i servigi dei mercenari della Wagner, sulla cui efficacia però cominciano ad esserci forti dubbi.

Secondo l’Onu il territorio maliano controllato dagli islamisti è raddoppiato, dal 2021, e oggi i Wagner sono indicati dai separatisti tuareg dell’Azawad proprio come nemici, al pari delle Forze armate maliane. Non solo: le accuse di stragi e di ripetute violazioni dei diritti umani contro i civili (Moura, Bandiagara, Bankass, Kidal) e la sconfitta in battaglia, con decine di perdite, a Tinzawatène, nel nord del Mali alla fine di luglio, stanno accelerando la progressiva sostituzione dei Wagner con gli Africa Corps da parte di Mosca.

Prigozhin ha creato un impero abbastanza grande e forte dal riuscire a sopravvivergli. E per fare questo ha letteralmente hackerato il capitalismo e i sistemi che questo usa per far girare l’economia.

NONOSTANTE LE SANZIONI e nonostante l’occhio di bue sulla sua persona e sulla sua azienda che, per anni, è stato tenuto acceso dalla stampa internazionale.

Il gruppo paramilitare russo si è affidato a una vasta rete internazionale di facilitatori, tra cui rinomate banche occidentali, per avviare le sue prime attività minerarie in Africa: a rivelarlo è un rapporto pubblicato recentemente dal think tank americano Center for Advanced Defense Studies (C4ADS), uno studio finanziato anche da Amazon che dimostrerebbe come, almeno dal 2017, giganti bancari come JPMorgan Chase Bank (Stati Uniti) e HSBC Group (Regno Unito) hanno elaborato «inconsapevolmente» (così si legge nel report) pagamenti legati a contratti di acquisizione di attrezzature minerarie e contratti di ingegneria da parte di aziende fantoccio legate a Wagner e operanti in Repubblica Centrafricana (Rca) e Sudan.

MEROE GOLD è una società sudanese sottoposta a sanzioni e controllata da M Invest, entità russa con sede a San Pietroburgo e a sua volta di proprietà diretta di Pavel Prigozhin, figlio del fondatore della Wagner: secondo le carte, nel 2017 Meroe ha acquistato un complesso di frantumazione dalla società cinese Henan Liming, pagandolo circa 700 mila dollari tramite bonifico bancario, per il quale JPMorgan ha fatto da intermediaria tra la banca sudanese Blue Nile Mashreq Bank e la cinese China CITIC Bank, trasferendo il denaro da una parte all’altra.

Un ruolo chiave che JPMorgan ha svolto numerose volte, anche se secondo il Financial Times le banche occidentali «non avrebbero trattato consapevolmente le transazioni per conto» delle società Wagner sotto copertura, senza spiegare come sia possibile tale inconsapevolezza.

Oltre al saldo dei fornitori, uno dei problemi per le società africane di Prigozhin era la logistica: come si piazza sui mercati l’oro, il legname, i diamanti estratti nelle aree di conflitto che i regolamenti internazionali proibiscono di commerciare? Come si fanno partire le merci? Come si aggirano le sanzioni? Usando i servizi, noti a tutti, delle società di logistica globali, come Maersk, Bolloré e MSC, anch’esse “inconsapevoli” complici degli interessi di Prigozhin e della Wagner. I quali hanno sfruttato a loro uso e consumo i migliori e più raffinati strumenti del capitalismo commerciale: le banche e la logistica.

TRAMITE UN SISTEMA di società matrioska e influencer, Diamville, una società centrafricana di commercio di diamanti legata a Wagner, ha venduto per anni le pietre estratte in zone di conflitto nella RCA sul mercato europeo, piazzando i preziosi sul marketplace di Facebook. Lo stesso ha fatto Bois Rouge, che in RCA si occupa per Wagner di estrarre ed esportare legname pregiato.

Le prime attività minerarie di Wagner in Sudan e nella Repubblica Centrafricana furono il risultato di «una connessione tra sistemi leciti e illeciti» si legge tra le conclusioni del report, che aggiunge: «Le banche intermediarie e le compagnie di navigazione hanno creato collegamenti fondamentali tra la segretezza delle prime attività minerarie della compagnia militare e il più ampio contesto economico internazionale».

Insomma, è il capitalismo che ha aperto le porte a Prigozhin, il quale ha sfruttato l’occasione per creare il suo impero: negli Stati Uniti, dal 2008, si usa l’espressione too big to fail («troppo grande per fallire») a indicare quelle società che (all’epoca della grande crisi dei derivati) non potevano essere lasciate fallire, occupando posizioni chiave nell’economia capitalistica globale: due di queste, le più note, sono proprio JPMorgan e HSBC.

ANCHE LA WAGNER è too big too fail, con un problema in più per chi vorrebbe vederla morta: è troppo radicata all’estero per essere assorbita completamente dal governo di Mosca.

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