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Gli Usa si ricordano del Covid solo per espellere i migranti: il Titolo 42 resta

Gli Usa si ricordano del Covid solo per espellere i migranti: il Titolo 42 restaMigranti sul Rio Grande, al confine tra Usa e Messico – Ap/Morgan Lee

Stati uniti La Corte suprema conferma la misura di epoca trumpiana, nonostante la contrarietà della Casa bianca. Ma Biden non ha via d'uscita: nata contro il virus, è sempre servita a chiudere i confini

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 29 dicembre 2022

Con una maggioranza di 5 a 4 la Corte suprema ha deciso di prolungare, anche se temporaneamente, la validità del cosiddetto Titolo 42, nonostante la posizione contraria della Casa bianca che pochi giorni fa ne aveva chiesto la cancellazione.

Il Titolo 42 è una misura che risale all’inizio della pandemia: era stata introdotta da Donald Trump per consentire agli agenti di frontiera di espellere i migranti, senza passare per la procedura legale di richiesta di asilo, rimandandoli nei loro Paesi d’origine, ufficialmente per prevenire la diffusione del Covid nelle strutture di prima accoglienza.

IL RISULTATO: da quando è in vigore, decine di migliaia di migranti si sono accampati nelle città di confine in attesa che le richieste di asilo vengano esaminate. I giudici supremi hanno accolto le tesi avanzate dai giuristi repubblicani e, dopo aver mantenuto il Titolo 42 al suo posto, hanno stabilito che a febbraio verranno ascoltate le argomentazioni orali di 19 Stati a guida repubblicana contrari alla fine della misura che finora ha consentito di espellere più di 2,4 milioni di migranti.

La decisione finale è prevista per giugno. A Biden non è rimasto molto da fare oltre che ribadire che per ora la misura deve continuare a essere applicata, visto che la Corte suprema ha ordinato che rimanga in vigore.

«La Corte non deciderà fino a giugno, a quanto pare, e nel frattempo dobbiamo farla rispettare. Ma penso che siamo in ritardo», ha detto Biden a denti stretti rispondendo ai giornalisti. Si è spinta più in là l’addetta stampa della Casa bianca, Karine Jean-Pierre: anche se l’amministrazione rispetterà l’ordine, si sta anche preparando «a gestire il confine in modo sicuro, ordinato e umano quando il Titolo 42 alla fine verrà revocato».

BIDEN HA POI rinnovato gli appelli al Congresso per approvare misure globali di riforma dell’immigrazione, rivolgendosi direttamente ai repubblicani, chiedendo di «andare oltre il dito politico puntato» e di unirsi ai democratici per risolvere quello che è un problema umanitario.

Da mesi la Casa bianca ripete che la cancellazione del Titolo 42 non equivale a un’apertura indiscriminata del confine meridionale con il Messico e ha chiesto al Congresso un finanziamento di 3,5 miliardi di dollari per gli aiuti agli Stati che si trovano a gestire il problema in termini pratici e non solo teorici. La questione è estremamente spinosa.

Nei mesi passati su Biden sono piovute critiche da entrambe le parti: dai repubblicani, a causa della sua riluttanza nel mantenere in vigore il Titolo 42, e dai compagni di partito per non aver visitato il confine meridionale nei momenti di maggiore crisi migratoria.

La decisione della Corte rappresenta senza dubbio una vittoria per il Partito repubblicano, che sostiene che l’abolizione delle limitazioni porterebbero solo a un aumento dell’immigrazione clandestina. La parte interessante delle argomentazioni del Gop è che la questione sanitaria, originariamente alla base del Titolo 42, sembra essere completamente scomparsa dalla narrativa.

In un momento in cui, indipendentemente dall’innalzarsi del livello di infezioni, tutte le misure di contenimento del virus sono scomparse, compreso l’uso delle mascherine nei mezzi di trasporto pubblici, l’unica restrizione a rimanere in vigore è quella che riguarda i migranti. E non si finge nemmeno più che sia una misura dettata da preoccupazioni per la salute pubblica. Viene argomentata per quello che è sempre stata: un giro di vite sulle politiche migratorie.

A SOTTOLINEARLO sono stati i giudici che hanno votato contro tra cui sorprendentemente, oltre ai tre giudici liberal, c’è anche il conservatore Neil Gorsuch. «L’attuale crisi al confine non è una crisi di Covid – ha scritto Gorsuch nella sua dissenting opinion, il testo scritto dai giudici contrari alla posizione prevalente finale – E i tribunali non dovrebbero occuparsi di perpetuare editti amministrativi progettati per un’emergenza solo perché i funzionari eletti non riescono ad affrontare un’altra emergenza. Siamo un tribunale, non un organo politico di ultima istanza».

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