It’s cloudy out in Pittsburgh / It’s raining in Saigon / Snow’s fallin’ alla across the Michigan line / Well she sits by the lights of the Christmas tree / With the radio softly on / Thinkin’ how a good man is so hard to find.

Terni è una piccola Pittsburgh, senza uno Springsteen che si sia mai preso la briga di cantarla. Da Terni partiva la tappa, per l’arrivo a Fossombrone nelle Marche, in questo continuo vai-e-vieni tra l’Adriatico e il Tirreno cui ci ha abituato questa prima settimana.

E qualcosa succede finalmente sul tracciato, duecento chilometri spaccati in due, dopo la luna pianura iniziale, dai muri marchigiani nella parte finale della tappa. Succede che Healy, rivelazione delle classiche primaverili, viene risvegliato dal disegno del percorso, che effettivamente un po’ una classica delle Ardenne la ricorda, e coglie una vittoria che ha tutti i connotati del trionfo. E succede che si risveglia pure il gruppo dei migliori, con Roglic che mette alle corde Evenepoel e gli risucchia qualche secondo, buono sì per il morale (suo) ma anche a ricordarci quello che poteva essere e non è stato su per Campo Imperatore.

Dopo i primi tratti di corsa, dedicati agli sprint intermedi per i velocisti, filano via in dodici per la fuga di giornata, belli sparati anche grazie alla misteriosa ostilità degli umbri verso le rotonde. Ci sono in fuga tra gli altri Bais e Paret-Paintre, che dei vincitori dei giorni scorsi sono i fratellini.

Ma c’è soprattutto, si diceva, il giovanissimo Healy, che però in compagnia degli evasi ci sta davvero poco: basta la prima ascesa sul muro dei Cappuccini che lil britannico sparisce inghiottito dal bosco, dietro una curva, tutto ingobbito come va lui, e lo rivedono all’arrivo, dove trionfa a braccia alzate con distacco d’altri tempi.

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Più indietro sulle prime pare il solito tran-tran. Certo sui Cappuccini e poi sul Monte delle Cesane Ineos e Jumbo accennano un forcing, ma c’è sempre il dubbio che siano azioni per evitare rischi più che per infliggere distacchi. Invece quando si torna sui Cappuccini per la seconda ascesa con vista sull’arrivo c’è lo scatto secco di Roglic, che da principio stacca tutti, salvo essere raggiunto in discesa da Thomas e Geoghegan Hart.

Annaspa sulle prime Evenepoel, forse abituato male da una settimana di riposo, sembra a un passo dal rientrare, ma quando la salita si fa più cattiva desiste dall’inseguimento e prosegue del proprio passo, con l’intenzione di limitare i danni più che di accettare la battaglia. Alla fine, più che la quindicina di secondi di distacco, ci dice qualcosa il nervosismo con cui Evenepoel scaccia via i reporter.

Oggi la cronometro gli potrà restituire qualche certezza, anche perché, causa Covid, è tornato a casa Ganna. Poi toccherà pensare alle salite, quelle vere.