Il cerchio si è chiuso a Udine. Lo scudetto del Napoli non è mai stato in discussione e Ottavio Bianchi, il tecnico del primo tricolore partenopeo, uno dei venerabili maestri del calcio italiano, aveva decretato la sentenza già a novembre: “Non sono certo uno che legge le carte ma solo chi non osserva a fondo il calcio poteva davvero pensare che la Serie A potesse riaprirsi, una volta ricominciato il torneo dopo la pausa per il Mondiale in Qatar”, riflette l’ex allenatore anche di Inter e Roma, “I valori in campo non potevano cambiare di colpo, sino a quel momento il Napoli aveva dominato il campionato, mostrando una qualità straordinaria, poi ha solo continuato a farlo. Non che fosse facile, certo, ma il divario con le avversarie, che a stento arriveranno ai 70 punti finali, è stato davvero troppo ampio”.

E se Luciano Spalletti è stato lo stratega del successo, un po’ come il tecnico bergamasco che 36 anni fa disegnò una squadra intorno al genio senza tempo di Diego Armando Maradona, per Bianchi il voto in pagella è altissimo per tutti, senza distinzioni. “Il Napoli è stato un corpo unico dal principio alla fine del campionato. Dall’ultimo magazziniere al presidente, sembrano frasi fatte ma chi ha giocato e allenato sa che non lo sono, l’unità di intenti è stata decisiva, dalla pianificazione del mercato che ha portato in Campania giovani fortissimi, poi alla convinzione espressa sul campo”.

La redazione consiglia:
‘Na sera ‘e maggio

BIANCHI INOLTRE annota: “La bellezza del Napoli è che la base della squadra, tra chi gioca e chi entra, è sempre stata elevata. Di recente è pesata un po’ la tensione del successo imminente, ma il Napoli ha mostrato un assetto e una condizione psicofisica e di gioco talmente qualitativa che hanno funzionano tutti”. Ci sono complimenti anche per la gestione societaria del presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis: “Prima dei due scudetti negli anni ‘80 con un asso inavvicinabile come Diego, e anche dopo il Napoli non solo non vinceva scudetti, ma era anche distante dalla zona alta della classifica. Poi ha dovuto vivere la discesa in Serie B, poi il dolore del fallimento e la ripartenza dalla C. Nell’era De Laurentiis invece sono oltre dieci anni che si qualifica per le coppe europee, che gioca per competere e vincere, in questa stagione ha compiuto anche uno straordinario percorso in Champions League”, riflette Bianchi.

La bellezza del Napoli è che la base della squadra, tra chi gioca e chi entra, è sempre stata elevata. Di recente è pesata un po’ la tensione del successo imminente, ma il Napoli ha mostrato un assetto e una condizione psicofisica e di gioco talmente qualitativa che hanno funzionano tutti

L’AZZURRO è tatuato nei pensieri del suo ex allenatore, che in realtà oltre 35 anni fa non aveva vissuto un rapporto facile con la piazza napoletana: “Sono estremamente legato a quella città”, racconta Bianchi, “Non solo per questioni sportive, dentro ci sono tante emozioni, tante situazioni vissute anche a livello personale. Sento sempre Napoli vicina anche se vivo a Bergamo, sono stato felice di leggere di questa festa ieri notte, che è proseguita ieri e chissà quanto durerà, nelle vie del centro invase da tifosi, dell’azzurro ovunque. Il calcio a Napoli è un fattore sociale, è un qualcosa che i napoletani portano dentro la vita di tutti i giorni. Mi sento idealmente vicino a ognuno di loro”.