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Gazprom, lo sponsor che imbarazza il calcio europeo

Gazprom, lo sponsor che imbarazza il calcio europeo

Calcio in campo Aumentano le pressioni sull'Uefa per rinunciare a una sponsorizzazione che vale il 25% del fatturato dei club. In Bundesliga togliere il marchio dell'energia russa dalla maglietta costerà almeno 10 milioni allo Schalke 04. Finale di Champions spostata dalla Gazprom Arena di San Pietroburgo a Parigi

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 26 febbraio 2022

L’invasione russa in Ucraina rischia di incidere sui conti correnti del calcio europeo. Il motivo è Gazprom, il gigante dell’energia, sponsor principale della Champions League, di proprietà di uno degli oligarchi più vicini a Putin, Aleksander Dyukov. Le pressioni sull’Uefa per la revoca della sponsorizzazione sono sempre più insistenti. Ma secondo il Frankfurter Allgemeine l’incidenza di Gazprom sulle finanze del calcio europeo è del 20-25%. Attraverso l’asse con l’Uefa, Gazprom aveva progettato di pubblicizzare in anticipo in Germania le campagne per il gasdotto Nord Stream 2, bloccato dai tedeschi dopo l’attacco.

RINUNCIARE A GAZPROM porterebbe a una perdita di liquidità per i principali club europei, già al verde per debiti pregressi e conseguenze delle restrizioni imposte dalla pandemia. L’ha già fatto lo Schalke 04, niente logo di Gazprom sulla maglia dalla prossima partita di Bundesliga e perdita di almeno 10 milioni di euro. Si chiama, tra l’altro, Gazprom Arena lo stadio dello Zenit San Pietroburgo (la città natale di Vladimir Putin) dove era prevista la finale di Champions League, il 28 maggio. La partita è stata spostata allo Stade de France di Parigi. Motivi di sicurezza, ha spiegato l’Uefa dopo la riunione del comitato esecutivo. Scelta definita vergognosa dal Cremlino, sostenuta con forza dal premier britannico Boris Johnson e da diversi europarlamentari.

È SOLO UNO DEI COLPI che lo sport ha provato a portare a segno verso la Russia, che si è vista cancellare il GP di F.1 in programma a Sochi a settembre. Prima dell’annullamento della gara decisa dalla Fia, l’ex pilota della Ferrari, Sebastian Vettel, aveva già anticipato che non sarebbe stato alla partenza. Ma le iniziative, le scelte simboliche in diverse discipline testimoniano l’unanime condanna per la guerra che sta avvelenando l’inverno ucraino. Polonia e Svezia hanno chiesto alla Fifa di non disputare a Mosca gli spareggi – previsti a fine marzo – per la qualificazione ai Mondiali di calcio in Qatar. E mentre la Fifa prende tempo, sperando che entro un mese la guerra portata dalla Russia in Ucraina sia finita (il campionato ucraino è già sospeso), c’è la Figc che impone il ritardo di 5 minuti all’inizio delle partite di campionato (turno di Serie A iniziato ieri sera) in tutte le categorie.

E DALLA SERIE A, il messaggio «No War in Ukraine», mostrato dall’ucraino dell’Atalanta Malinovskij dopo la doppietta in Europa League all’Olympiacos, è stato ripreso su Instagram dall’attaccante della Dinamo Mosca Fedor Smolov, il primo atleta russo a prendere pubblicamente le distanze dalla guerra di Putin in Ucraina.

Se l’invasione russa è stata stigmatizzata anche in diversi tornei americani (nella Nba), le nazionali russe e ucraine presenti nelle varie competizioni internazionali saranno costrette a giocare le partite casalinghe in campo neutro. Il Comitato olimpico internazionale inoltre ha fatto richiesta di cancellare tutti gli eventi sportivi in Russia e Bielorussia.

Errata Corrige

Aumentano le pressioni sull’Uefa per rinunciare a una sponsorizzazione che vale il 25% del fatturato dei club. In Bundesliga togliere il marchio dell’energia russa dalla maglietta costerà almeno 10 milioni allo Schalke 04. Finale di Champions spostata dalla Gazprom Arena di San Pietroburgo a Parigi

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