Frei Betto scende in campo per Lula
Frei Betto, politico e scrittore brasiliano, nato a Belo Horizonte nel 1944, è uno dei principali teologi della Liberazione, ed autore di oltre 60 libri. Per il suo impegno politico, insieme al confratello Frei Tito, nel 1969 è stato arrestato e torturato dalla dittatura militare brasiliana, durata fino al 1985. Nel primo mandato di Lula, è stato assessore di Fame Zero, il principale programma sociale dei governi Lula e poi Rousseff.
In uno dei suoi scritti, diffusi subito dopo il fermo di Lula da Silva, in Brasile, Frei Betto ha ricordato quando l’ex presidente, allora sindacalista, venne arrestato nell’aprile del 1980 dalla dittatura militare. E ha raccontato che si trovava con lui, nella sua casa a São Bernardo do Campo, dove di recente Lula è stato nuovamente fermato. «Pressato dalla polizia del Deops – ha scritto Betto – sono andato a svegliarlo. Allora, Lula rimase in carcere un mese, accusato in base alla Legge di sicurezza nazionale. In seguito venne assolto dalla Giustizia militare. Oggi, ha subito “il carcere” una seconda volta». Abbiamo chiesto a Frei Betto di commentare per il manifesto le vicende giudiziarie che vedono coinvolto l’ex presidente, e la situazione politica in Brasile.
La redazione consiglia:
La Procura chiede l’arresto di Lula, accusato di riciclaggioLula è un corrotto e il Partito dei Lavoratori non può più governare?
Non c’è nessuna prova che Lula sia un corrotto. Però sono serie le accuse di corruzione che riguardano alcuni dirigenti del Pt. In ogni caso, i governi di Lula e di Dilma hanno avuto il merito di rispettare le istituzioni repubblicane, senza mai interferire nell’attività del Pubblico ministero e della polizia federale. Il giudice Sergio Moro, che si occupa dell’Operazione Lava Jato, relativa alla corruzione in Brasile, sembra però guardare solo al Pt. E ha trattato Lula come un bandito, inviando la polizia a casa sua, al suo posto di lavoro, nei luoghi che frequenta. Insomma, vuole distruggere un leader politico che ha grandi possibilità di essere rieletto alla presidenza del paese per la terza volta, nel 2018.
E che succede se il Pt continua a perdere alleati nel governo?
Dilma è già fuori gioco, tutta la base alleata nel Congresso cerca di distanziarsi dal Pt. Tuttavia, la presidente ha ancora tempo per essere coerente con il suo programma di campagna elettorale del 2014 e per presentare un progetto politico consistente. Non credo vi siano le condizioni politiche per arrivare a un impeachement.
Quali sono stati gli errori di Rousseff con la sua base e quali scenari si presentano oggi?
I governi di Lula e il primo di Dilma sono stati i migliori della nostra storia repubblicana. Basta vedere gli indici sociali ed economici. Però, ora Dilma impone alla nazione un aggiustamento fiscale che penalizza soprattutto i più poveri. Il Pt, nei 12 anni che è stato al governo in Brasile ha commesso molti errori, come quello di favorire l’accesso ai beni personali (computer, cellulari, frigorifero, cucina…) e non ai beni sociali (educazione, salute, trasporto, casa, sicurezza sociale…). Il risultato è stato quello di creare una nazione di consumisti e non di cittadini consapevoli. Non c’è stato nessun lavoro di educazione politica delle persone.
In più di un’occasione lei ha criticato da sinistra la politica dei governi del Pt, qual è il suo atteggiamento oggi?
Effettivamente ho scritto due libri critici nei confronti del governo del Pt, La mosca azul – reflexion sobre el poder, e Calendário del poder, entrambi editi da Rocco (in Brasile) e Ciencias Sociales (a Cuba). Continuo ad essere critico da sinistra, perché purtroppo in 12 anni il Pt non ha prodotto nessun cambio strutturale in Brasile e ha perso due importanti simboli della sua origine progressista: essere il partito capace di organizzare politicamente i poveri e essere il partito dell’etica nella politica.
Che può succedere in America latina oggi con questa situazione?
Quel che si sta già vedendo: per non aver organizzato il popolo e per difetto di alfabetizzazione politica, tutti i governi progressisti sono minacciati dal ritorno delle destre.
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