Un placcaggio che coinvolge la parte superiore del corpo e poi l’improvviso crollo sul prato. L’arresto cardiaco che sta mettendo a rischio la vita di Damar Hamlin, 24enne dei Buffalo Bills, è un durissimo colpo per la National Football League. Hamlin, atterrato violentemente sul terreno di gioco dopo l’impatto con un avversario dei Cincinnati Bengals, è in condizioni stabili dopo esser stato rianimato in campo. Ora si trova in un ospedale a Cincinnati. L’episodio ha terrorizzato il microcosmo del football americano, che da anni continua a produrre un sistema che vale oltre 10 miliardi di dollari di fatturato ma che è continuamente sotto esame per gli effetti prodotti dal gioco violento sul corpo degli atleti. Soprattutto per il legame sempre più frequente tra i contatti alla testa – nonostante il caschetto – dei giocatori con la demenza, in particolar modo con l’Encefalopatia Traumatica Cronica (CTE).

NEL 2005 un patologo americano pubblicò il primo case report sulle alterazioni neuropatologiche conseguenti ai traumi encefalici violenti e reiterati per i giocatori della Nfl. La lega del football prima criticò quei report medici, poi dopo una lunga serie di indagini (e sempre più casi di demenza tra gli atleti) ha prodotto nuove regole e dei programmi di sensibilizzazione per la prevenzione della CTE.
Nel corso della stagione Nfl si sono verificati diversi casi di traumi violenti. Una settimana fa il lanciatore dei Miami Dolphins, Tua Tagovailoa, è stato inserito nel protocollo di commozione cerebrale della lega, dopo un trauma cranico subito in campo nei giorni precedenti. Lo stesso giocatore aveva subito un altro trauma cranico a settembre. A novembre si è registrata l’ultima, terribile testimonianza tra gli atleti che hanno poi smesso con il football: Sam Shields, ex dei Green Bay Packers, ha raccontato di aver patito cinque commozioni cerebrali nell’arco di qualche anno. La fase più complicata, vissuta tra il 2016 e il 2017, lo costrinse a star fermo per i sintomi e le conseguenze riportate in seguito alle botte ricevute: «Mi sentivo la testa a pezzi», queste le parole usate da Shields alla Cbs per descrivere lo stato del suo disagio.

INSOMMA, il legame con il gioco violento è una certezza, nonostante la Nfl provi in ogni modo a tutelare il suo prodotto. Il football resta il primo sport negli Stati uniti e la National Football League esporta le sue stelle anche in Europa, tra Inghilterra e Germania. «Sappiamo di praticare uno sport violento, sappiamo cosa rischiamo, per questo ci pagano profumatamente», è stato lo sfogo amaro di Joe Burrow, lanciatore dei Cincinnati Bengals. «Ho visto l’azione, ma non so cosa è successo. I miei pensieri e super preghiere vanno al cielo per la famiglia di questo ragazzo, per lui, per il fratelli della Nfl, e per tutti coloro che fanno parte della famiglia della Nfl», ha detto Lebron James sul caso Hamlin, al termine della partita di basket giocata dai Los Angeles Lakers. La star Nba ha parlato di «una vicenda terribile».