Utilizzando un’espressione molto in voga nel linguaggio politico moderno potremmo dire che Jasmine Paolini, prima finalista italiana della storia di Wimbledon, non l’abbiamo proprio vista arrivare. “Certo, non tutti. Ma Jasmine è una grande atleta. Si muove velocissima, ha potenza, coordinazione, un ottimo dritto, e probabilmente ha trovato a 28 anni quella maturità che prima non aveva e anche qualcuno che credesse in lei. E’ incredibile pensare che l’ultima tennista ad aver raggiunto due finali slam consecutive a Parigi e Wimbledon sia una certa Serena Williams”. Doveva essere il torneo di Sinner e invece, chissà. “La cosa pazzesca è che potevamo avere tre semifinalisti a Wimbledon, e potenzialmente anche una finale maschile tutta italiana. Una roba sconvolgente”.

Elena Pero è il volto femminile di Sky che racconta agli appassionati italiani, vecchi e nuovi, la tennis-mania. Con serietà, precisione e competenza, al punto da attirarsi anche qualche antipatia online per aver osato, sostengono i leoni da tastiera, criticare Sinner. Quasi una medaglia al valore.

Approfitto per domandarle se questo inaspettato aumento di popolarità cambi il modo di commentare il tennis. “Assolutamente no. Proprio per quello si ricevono critiche. E’ comprensibile che un certo tipo di pubblico abituato a seguire altri sport sia meno abituato alle dinamiche del tennis. Ma la libertà di chi come noi fa la cronaca della partita è proprio di commentare liberamente, senza piaggeria e senza essere stucchevoli. L’importante e’ essere obiettivi”. E’ una discreta notizia. Significa che in questo paese ci possiamo ancora permettere il lusso di esprimere un’opinione personale sul rovescio di un giocatore senza sentirci troppo in colpa.

Di questi tempi non è cosa da disprezzare.

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Elena ha iniziato a occuparsi di tennis ai tempi dell’Università. Giocava saltuariamente, leggeva riviste specializzate, si informava. “Poi un giorno scoprii un’inserzione su Match Point, la rivista quindicinale di Rino Tommasi (sempre lui!, nda) che cercava qualcuno che lo aiutasse a compilare le schede dei giocatori, allora non c’erano ancora gli archivi dell’ATP, mi presentai a casa sua e alla fine fui assunta. Quel giorno ho di fatto chiuso con l’università ma non non ho più smesso di occuparmi di tennis”.

Non una cosa cosi banale per una donna, sopratutto in un mondo come il nostro dove i pregiudizi sono sempre dietro l’angolo.

“Fortunatamente in Italia abbiamo avuto per un lungo periodo Lea Pericoli al commento su Telemontecarlo, quindi la strada era già aperta, in qualche modo l’orecchio dell’appassionato di tennis era abituato alla voce femminile. Ma certo agli inizi non era affatto scontato. Mi ricordo che nel 1999, a Parigi, una radio venne ad intervistarmi perché avevano scoperto facendo il giro di tutte le postazioni tv che ero l’unica donna prima voce di una telecronaca. Tra l’altro mi ricordo che in quell’occasione c’era un solo bagno e non era certo per le donne”.

Chiedo a Elena se secondo lei si possa individuare un momento chiave che ha simbolicamente segnato il rilancio del tennis italiano. “Te ne direi un paio. Il primo la semifinale raggiunta da Cecchinato a Parigi dover aver battuto Djokovic, che ha un po’ fatto saltare il tappo. Marco non era un predestinato ma uno di noi, e quella partita ha aperto gli occhi alla generazione dei Sonetto e Berrettini. E il secondo la prestigiosa finale proprio di Berrettini a Wimbledon, lì il tennis ha probabilmente intrapreso il superamento della sua fase chiamiamola elitaria”.

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E’ tempo di lasciarla andare ai suoi doveri. Ma prima di liberarla definitivamente non riesco a non chiederle un commento sul nostro numero 1 al mondo. “Tra gli addetti ai lavori se ne parlava già dal 2018. Tutti lo aspettavano come il messia, si era capito da subito che aveva qualcosa di veramente speciale”. Non si sbagliavano.