C’è ancora spazio per sorridere
Fili d'erba La rubrica sul torneo di tennis a Wimbledon
Fili d'erba La rubrica sul torneo di tennis a Wimbledon
Ha portato il sorriso sul campo centrale di Wimbledon e tornerà a Bagni di Lucca con ricordi per un anno intero e una gran bella storia da raccontare. Ma senza trofeo.
Le favole finiscono sempre sul più bello. Ma ha ragione Adriano Panatta, uno che sa cosa sia uno Slam: nel tennis non si può sempre vincere e dunque è essenziale abituarsi alla normalità della sconfitta. Certo, questa seconda volta fa più male. A Parigi, appena un mese fa, nessuno si era illuso. Troppa era la differenza in campo. La partita di ieri invece un po’ di rammarico lo porta con sé. Non per la sconfitta ma per essere arrivati cosi vicini.
“I was close, but not enough”, ha detto Jasmine in conferenza stampa, con un sorriso insolitamente affievolito dalla delusione. “Sono triste ma ho vissuto un sogno”.
E non si può dire che non ci abbia provato Jasmine Paolini, sospinta da un pubblico smaccatamente dalla sua sempre. Per metà del terzo e ultimo set ha probabilmente creduto di farcela, ma la sua fantastica galoppata inglese alla fine si è fermata all’ultimo miglio. O meglio all’ultimissimo game, sedici lunghissimi punti che sembravano venir fuori da una sceneggiatura, in parte Match Point di Woody Allen, in parte Challengers di Luca Guadagnino. Ma non è bastato.
La sua avversaria, Barbara Krejcikova, ha vinto con merito, per essere stata più costante nei momenti decisivi, soprattutto con il servizio. A questi livelli, lo sappiamo, le partire si decidono su un paio di scambi. Il resto è ottimo intrattenimento.
C’era tensione ieri sul Centre court di Wimbledon, come era normale che fosse, visto che a giocarsi il titolo di regina di Wimbledon erano due outsider, seppur di grande qualità. Entrambe dunque consapevoli di avere davanti un’occasione forse irripetibile.
Jasmine inizia malissimo, anche per meriti della sua avversaria, capace di giocare un tennis intelligente e profondo, con palle che rimbalzano ripetutamente vicino alle righe. Due break a favore della ceca e il primo set scappa via in circa 30 minuti. Nel secondo parziale, come spesso succede nel tennis femminile, si rovescia radicalmente il copione: l’italiana inizia a respirare e a liberare il braccio, soprattutto con il diritto, mentre la ceca decide di mostrare al pubblico un campionario di errori di notevole fattura.
Si arriva cosi al terzo set, dominato dai rispettivi servizi. Poi arriva il fatidico settimo gioco, sempre quello, con Jasmine che insicura al servizio si lascia sfilare la battuta, complice un ingenuo doppio fallo finale. Ci sarebbe ancora spazio per invertire il vento, un decimo gioco di passione, ma una coraggiosa Krejcikova prima annulla due palle break per il potenziale riaggancio e poi chiude la pratica al terzo match point con un ottimo servizio vincente. In questo torneo altre volte il destino aveva aiutato l’italiana, not this time.
”Sto scrivendo la mia storia”, aveva detto Jasmine giorni fa in risposta a chi gli aveva chiesto paragoni con atlete del recente passato. Beh, questa storia non è certo terminata, si si sta solo dirigendo verso Parigi. Alle Olimpiadi la ragazza toscana ci arriverà da numero cinque del mondo. C’è ancora spazio per sorridere.
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