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Paolini, quel fatale settimo game Krejcikova vince Wimbledon

Paolini, quel fatale settimo game Krejcikova vince WimbledonJasmine Paolini durante la finale a Wimbledon – foto Ansa

Tennis Nel terzo set decisivo, l’italiana non sa sfruttare gli errori dell’avversaria. Pulizia e stile della scuola ceca, in una tennista ingiustamente sottovalutata

Pubblicato 4 mesi faEdizione del 14 luglio 2024

Nel nome di Jana Novotna. È sufficiente menzionare questa divinità tragica del tennis, per applaudire la vittoria a Wimbledon di Barbora Krejcikova che proprio alla sfortunata campionessa del 1998, ha dedicato un successo arrivato inaspettatamente dopo un periodo di infortuni e poche soddisfazioni. Purtroppo Jasmine Paolini non è riuscita a completare un lavoro iniziato idealmente un anno fa, quando su quello stesso campo centrale fu eliminata al primo turno contro un’altra grande ceca, Petra Kvitova. Dopo quel match molto combattuto, finito in tre set, si erano notati i progressi che poi hanno condotto ai clamorosi risultati di quest’anno.

NON SI PUÒ negare che questa finale rappresenti per l’italiana una piccola delusione. A Parigi non vi era cittadinanza per le recriminazioni. Troppo più forte sulla terra rossa la numero uno del mondo, Iga Swiatek. A Londra, invece, Paolini, turno dopo turno, aveva convinto anche i più scettici. Il Mille conquistato a Dubai, l’atto finale già menzionato al Roland Garros, non erano frutto di casualità. E dunque era legittimo pensare che con Krejcikova le possibilità di alzare il trofeo più importante fossero almeno da dividere equamente al cinquanta percento. Nemmeno una semifinale ripresa all’ultimo istante, spalle al muro, contro la croata Donna Vekic, aveva scalfito il buon umore di Paolini. Anzi, quel match tutt’altro che bello con preziosi omaggi dell’avversaria in lacrime, aveva aumentato la convinzione che pur con una prestazione non ottimale, si potesse attingere ad altre risorse,come le più celebrate campionesse che non sempre sono tenute alla perfezione.

LA VENTOTTENNE di Brno, a sua volta, era arrivata a Londra a fari spenti, come numero trentadue del mondo. Una classifica che certo non corrispondeva al suo valore reale. Ad ogni modo, la tennista ceca, ingiustamente sottovalutata come singolarista (nel doppio con l’ex compagna Katerina Siniakova ha vinto sette titoli Slam), non era tra i nomi segnati nei taccuini degli esperti, così come nel Roland Garros del 2021, quando si aggiudicò, tra lo stupore generale, il prestigioso torneo parigino. In queste due settimane londinesi, Krejcikova ha faticato molto nei primi due turni, ma il capolavoro prima di ieri, lo ha compiuto eliminando in semifinale Elena Rybakina.

E veniamo all’epilogo. L’inizio era tutto dalla parte di Krejcikova che esibiva la classica pulizia e completezza della scuola ceca. E che, soprattutto, si metteva indisturbata al comando delle operazioni smistando palline a destra e sinistra senza difficoltà. Una fluidità disarmante. Dall’altra parte della rete, questi primi giochi costringevano Paolini a molte corse senza ottenere punti. Il primo set si chiudeva in poco più di mezz’ora 6-2, con la sensazione che a quel ritmo anche il secondo parziale avrebbe potuto concludersi in poco tempo. Troppo brava la ceca a giocare a tennis, sicuramente la migliore tra le avversarie affrontate sin qui da Paolini.
Per la ventottenne di Castelnuovo di Garfagnana diventava necessario prendere l’iniziativa e impedire a Krejcikova di colpire in tranquillità. Operazione che riusciva con Paolini che aumentava l’intensità di gioco e la ceca che commetteva un numero inedito di errori rispetto al primo set. Il 6-2 per l’italiana sanciva, dopo un’ora scarsa di gioco, la parità tra le contendenti.

AL CRESCERE dell’una, quindi, aveva corrisposto il calare dell’altra. Perciò, se per Paolini era obbligatorio dare continuità a quel momento favorevole, per Krejcikova si trattava di tornare a colpire con più agio dal centro. La gara procedeva senza scossoni sino al tre pari. Il servizio aveva improvvisamente preso il sopravvento. Il settimo game, però, si rivelava fatale. Compiuto il break, Krejcikova non si arrestava sino al 5-4 in suo favore. In tutto il terzo set, la ceca aveva perso un solo punto alla battuta per un doppio fallo.
Qui la futura campionessa di Wimbledon si inceppava, forse per un eccesso di tensione. E con quattro errori non forzati, un solo vincente dell’italiana e un altro doppio fallo, concedeva a Paolini due possibilità di tornare in partita. Occasioni non sfruttate. Con merito, Krejcikova poteva alzare le mani al cielo pensando alla sua mentore, Novotna.
Per Paolini e la sua avversaria ora si preannuncia un’estate interessante con un Olimpiade sulla favorevole terra rossa di Parigi. Un’altra opportunità, non più per stupire, ma per confermare l’ottimo livello raggiunto.

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