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Emissione olimpica

Emissione olimpicaLavori in preparazione delle Olimpiadi a Parigi – foto Ap

Olimpiadi 2024 A Parigi comincia il più grande evento sportivo del mondo. Anche se meno impattanti rispetto al passato, anche queste Olimpiadi sono poco sostenibili

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 25 luglio 2024

Tra le grandi manifestazioni sportive internazionali, le olimpiadi sono le più seguite. Quelle di Parigi, che iniziano domani e si protrarranno fino all’11 di agosto, saranno seguite da 4 miliardi di telespettatori. Le olimpiadi sono una parte, seppur rilevante, di grandi manifestazioni sportive come il Tour de France, il 6 Nazioni di rugby, le Coppe del mondo di sci, atletica e altre discipline, senza trascurare i campionati di calcio continentali come gli Europei e la Coppa America. L’impronta di carbonio che questi avvenimenti lasciano oggi non è più sostenibile, soprattutto con il cambiamento climatico che diventa sempre più rapido.

RIGUARDO ALLE OLIMPIADI, meteorologi di organismi internazionali hanno evidenziato che nei prossimi anni sarà molto difficile che si svolgano d’estate, viste le temperature sempre più alte e le gravi conseguenze che si avrebbero sulla salute degli atleti in gara. I Giochi olimpici istituiti a Olimpia dagli antichi Greci nel 776 a.C. e ripetuti ogni quattro anni fino al 392 d. C. senza interruzione di sorta, per essere poi ripresi nel 1896 da Pierre de Coubertin, hanno subito posticipi per motivi bellici (prima e seconda Guerra mondiale) e per il Covid, mai a causa del cambiamento climatico.

L’IMPRONTA DI CARBONIO DELLE OLIMPIADI di Parigi sarà di 1,58 milioni di tonnellate, un dato da verificare al termine della manifestazione, visto che anche per i Mondiali di calcio in Qatar nel 2022 dalle 3,6 milioni di tonnellate di carbonio emesse, secondo la Fifa, si è passati a emissioni tra i 5 e i 7 milioni di tonnellate.

I DATI CHE RIGUARDANO LE OLIMPIADI di Parigi, rappresentano un passo avanti se rapportati a quelli delle precedenti edizioni olimpiche. Alle olimpiadi di Tokyo, a causa della pandemia che ha tenuto a casa gran parte degli spettatori, le emissioni di CO2 sono state 2 milioni di tonnellate, invece nel 2016 alle olimpiadi di Rio l’impronta di carbonio è stata di 3,6 milioni di tonnellate, il dato più alto se confrontato con quelle di Londra del 2012 con 3,3 milioni di tonnellate.

IL CIO (COMITATO INTERNAZIONALE olimpico) valuta che circa l’80% delle emissioni sono dovute al trasporto aereo degli spettatori provenienti da altri continenti. Sotto questo aspetto tra i Paesi europei più prossimi alla Francia non vi è stato alcun tentativo di raggiungere Parigi in treno per ridurre le emissioni di carbonio. La delegazione italiana, costituita da 403 atleti, ai quali si aggiungono gli allenatori, i dirigenti delle federazioni, nonché lo staff medico e i massaggiatori, all’incirca qualche migliaio di persone, ha viaggiato in aereo, nonostante i documenti ufficiali delle singole federazioni e del Coni parlino di sostenibilità ambientale dello sport. Quale impronta di carbonio lascerà la delegazione italiana per le olimpiadi di Parigi?

POTREBBE SEMBRARE RIDUTTIVO puntare gli occhi su una singola delegazione, perché il problema è costituito dalle grandi manifestazioni sportive internazionali nel loro complesso, che nei prossimi anni emetteranno 15 milioni di tonnellate di ossido di carbonio, aumentando dello 0,03% le emissioni annuali su scala planetaria. E’ necessario, però, che ogni Comitato olimpico nazionale appronti serie politiche di riduzione dell’impatto ambientale dovuto alle manifestazioni sportive, al di là delle belle parole sulla lotta al cambiamento climatico. A differenza di altri paesi europei, l’Italia non ha figure specializzate che nel mondo dello sport calcolino l’impatto ambientale delle singole partite e la necessità di informare i tifosi sulla riduzione di CO2 dovuta agli spostamenti per seguire le proprie squadre.

ANCHE NELLA SCELTA DELLE PROSSIME sedi olimpiche, il Cio ha stabilito che saranno decisive le risorse economiche e la politica di riduzione dell’impatto ambientale, grazie anche alla costruzione di impianti sportivi edificati con materiali ecocompatibili. Per questi motivi nel 2021 con undici anni di anticipo il Cio, dopo Atlanta che ospiterà le olimpiadi del 2028, ha designato la città australiana di Brisbane quale sede delle olimpiadi del 2032.

MA LA POLITICA DELL’ACCORTEZZA e dell’anticipo non basta, è necessario trovare una mediazione tra le posizioni radicali espresse dai comitati che vorrebbero l’abolizione delle olimpiadi (dalla costruzione di impianti utilizzati per sole tre settimane ai costi insostenibili che finiscono per schiacciare le economie nazionali) e coloro che ignorano l’impatto ambientale, anzi lo vivono come un ostacolo, come i grandi sponsor internazionali ai quali il Cio cede per le proprie casse. Tra le olimpiadi di Londra del 2012 e quelle di Rio del 2016 il Cio ha ricevuto 5,4 miliardi di euro dagli sponsor, invece nel quinquennio tra Rio e Tokyo, 2016-2021, il Cio ha ricevuto introiti pari a 7, 2 miliardi di euro.

QUALE AUTONOMIA REALE AVRA’ il massimo organo sportivo internazionale, il cui presidente, Thomas Bach, occupa un seggio all’Onu come osservatore, tale è l’importanza riconosciuta allo sport, se le politiche ambientali del mondo sportivo sono condizionate da interessi politici nazionali e internazionali e dai colossi dell’economia mondiale, principali sponsor delle olimpiadi, quali Alibaba, Coca Cola, Panasonic, Samsung, Toyota, Visa?

QUALE RIDUZIONE DELL’IMPRONTA di carbonio il Cio e la Fifa possono mettere in atto se i prossimi mondiali di calcio si svolgeranno in tre Paesi come Stati Uniti, Messico e Canada, costringendo i tifosi a viaggiare in aereo per seguire le squadre?

NON IGNORIAMO IL VALORE SOCIALE delle olimpiadi e di altre manifestazioni sportive internazionali, anzi il mondo dello sport può raggiungere più facilmente la coscienza dei tifosi riguardo a misure tese a ridurre l’ impatto ambientale, ma proprio per questa ragione oggi è più che mai necessario trovare un punto di mediazione tra gli interessi economici del mondo sportivo e la riduzione dell’impronta di carbonio, anche con scelte drastiche.

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