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Ecuador verso il voto: la destra gioca con l’«emergenza sicurezza»

Ecuador verso il voto: la destra  gioca con l’«emergenza sicurezza»Luisa González durante un comizio a Quito – Ap/Dolores Ochoa

America latina Domenica si eleggono presidente e parlamento. La correista Luisa González è la favorita. Ma in caso di secondo turno, rischia di perdere

Pubblicato circa un anno faEdizione del 15 agosto 2023

Domenica prossima l’Ecuador è chiamato alle urne per eleggere il presidente della Repubblica e l’Assemblea nazionale per il periodo costituzionale 2021-2025. Le elezioni sono state indette dopo il decreto presidenziale del conservatore Lasso di muerte cruzada, scioglimento anticipato ed elezioni di nuovi organismi per completare il periodo mancante, fino al 2025.

Lo scorso 9 agosto, l’omicidio del candidato presidente, il giornalista e deputato Fernando Villavicencio, ha cambiato l’agenda della campagna elettorale e potrebbe influire sui risultati. Construye 25, il movimento di Villavicencio, ha individuato nel giornalista d’inchiesta Christian Zurita il sostituto della vittima.

Il Consiglio elettorale nazionale ha autorizzato la nomina del sostituto, ma sulle schede – ormai già stampate – gli elettori troveranno il volto e il nome di Villavicencio. Nel giorno del voto, cinquantamila uomini in divisa presidieranno le operazioni elettorali.

SUL FRONTE delle indagini, la polizia nazionale ha detenuto sei persone, tutte di origine colombiana. La statunitense Fbi è arrivata nel paese per supportare le indagini, su richiesta del governo Lasso. Villavicencio, acerrimo avversario dell’ex presidente di sinistra Correa, aveva ricevuto minacce di morte dai cartelli del narcotraffico.

Tra gli altri candidati alla presidenza, la sinistra correista punta su Luisa González. L’elettorato di destra potrà scegliere tra quattro candidature: Jan Topic (che propone un approccio mano dura sulle questioni sicurezza), l’ex vicepresiente Otto Sonnenholzner, il politico Xavier Hervas, l’imprenditore Daniel Noboa, il candidato più giovane e figlio di uno dei magnati ecuadoriani. C’è anche il candidato indipedente Bolívar Armijos.

Il governo, come reazione all’omicidio di Villavicencio, ha indetto lo stato d’emergenza e limitato le riunioni pubbliche. Gli ultimi giorni di campagna elettorale si svolgono sui media. Domenica si è tenuto il dibattito tv, incentrato sulla crisi sicurezza che insanguina il paese, con 3.500 omicidi nei primi sette mesi del 2023.

I candidati della destra hanno fatto leva sul risentimento anticorreista, attaccando la favorita nei sondaggi, González. Lei, convinta antiabortista, ha puntato su un solo messaggio: «Siamo gli unici capaci a governare, lo abbiamo già fatto e sappiamo come si fa», riferendosi al decennio di governo Correa, tra il 2007 e il 2017.

DUE I RISULTATI più probabili dalle urne. Una vittoria al primo turno, di misura, di González (alle amministrative dello scorso 5 febbraio, il correismo ha conquistato le principali città e la maggioranza delle province), o più probabilmente un secondo turno tra la candidata correista e uno dei due candidati di destra, Otto o Jan Topic. In caso di secondo turno, le chance di vittoria dei correisti potrebbero ridursi, poiché non avrebbero spazi per siglare nuove alleanze.

Il 20 agosto si voterà anche per due quesiti referendari sull’estrazione petrolifera nel parco nazionale Yasuní e l’attività mineraria nel Chocó Andino (solo nel Distretto metropolitano della capitale, Quito). Nella campagna contro le attività estrattive è impegnato sia il partito indigenista Pachakutik (che non ha espresso candidati né per la presidenza né per il congresso, ma solo per le assemblee provinciali) sia la Confederación de Nacionalidades Indígenas del Ecuador, rappresentanza di decine di popoli e nazioni indigene, che nel giugno 2022 aveva bloccato il paese per uno sciopero di diciotto giorni che aveva messo in crisi il governo di Lasso.

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