Dopo Severodonetsk tocca a Lysychansk, la nuova roccaforte
Crisi ucraina Dopo la ritirata ucraina, la città-gemella resta l’ultimo baluardo di resistenza a Lugansk. Londra: «La Russia fa lenti progressi». Ma c’è anche Slovjansk: è qui che Kiev sta spostando da giorni ingenti quantità di uomini e mezzi militari
Crisi ucraina Dopo la ritirata ucraina, la città-gemella resta l’ultimo baluardo di resistenza a Lugansk. Londra: «La Russia fa lenti progressi». Ma c’è anche Slovjansk: è qui che Kiev sta spostando da giorni ingenti quantità di uomini e mezzi militari
Sono ore decisive per la guerra nell’est: l’oblast di Lugansk potrebbe essere a un passo dalla capitolazione. Ora che la ritirata da Severodonetsk è ufficiale e la riorganizzazione strategica della difesa una necessità, si cerca di capire quale sarà la prossima roccaforte scelta dallo stato maggiore di Kiev per la resistenza.
LE INDISCREZIONI di alcuni funzionari ucraini, le analisi dei vari centri di studi e la geografia del territorio lasciavano pensare che la scelta sarebbe caduta su Lysychansk.
Tuttavia, ieri pomeriggio il tenente colonnello della repubblica separatista filo-russa di Lugansk, Andrei Marochko, ha annunciato che «la milizia popolare (ovvero l’esercito separatista della Lnr) con le forze alleate della Federazione Russa è entrata nella città di Lysychansk. I combattimenti sono già in corso in città. Al momento, la miniera, che si trova nel territorio di Lysychansk, è stata catturata e le nostre unità sono entrati nella cosiddetta ‘fabbrica della gelatina’».
Gli ucraini non hanno commentato tali dichiarazioni e per tutta la giornata si sono susseguiti i commenti sulla ritirata da Severodonetsk, rappresentata come necessaria e improrogabile.
L’addetto stampa della Brigata di intervento rapido della Guardia Nazionale ucraina, Kharyton Starskyi, ha fatto sapere che «il ritiro da Severodonetsk è servito a salvare la vita dei soldati e a spostarli in posizioni meglio fortificate».
L’OPERAZIONE, contrariamente a quanto si credeva in un primo momento, è durata diversi giorni ma si è scelto di renderlo pubblico solo il 24 giugno «per motivi di sicurezza». «Lo spostamento delle truppe in aree più significative dal punto di vista strategico, come Lysychansk – ha aggiunto Starskyi – consentirà alle forze ucraine di prepararsi a una controffensiva più efficace in futuro».
Inoltre, il solito aggiornamento dell’intelligence britannica a metà giornata diramava la nota: «L’Ucraina probabilmente riorganizza la difesa di Severodonetsk-Lysychansk mentre la Russia fa ‘lenti progressi’». Secondo il ministero della difesa di Londra, inoltre, le unità corazzate russe stanno gradualmente avanzando sul bordo meridionale del centro abitato di Severodonetsk.
In linea temporale l’annuncio di Marochko è successivo ai due precedenti ma, viene da chiedersi, possibile che i diretti interessati e i loro alleati occidentali più solerti non avessero previsto l’avanzata? Le risposte sono due: o le dichiarazioni filo-russe sono esagerate o gli ucraini stanno cercando di tenere la situazione nascosta.
Le due opzioni potrebbero benissimo coesistere. Da un lato la velocità dei russi potrebbe aver colto talmente di sorpresa i difensori da sopravanzare la teoria con la pratica e dall’altro il «Comando Est» ucraino potrebbe aver scelto una posizione diversa e, quindi, avrebbe bisogno dei tempi tattici e della quiete necessaria per realizzare i propri piani.
CHE, A QUESTO PUNTO, potrebbero essere quelli di ripiegare su una linea che parte da Slovjansk, a nord, fino a Toresk, a sud, passando per Kramatorsk, Druzkivka e Kostantynovka.
Se quest’ipotesi fosse corretta, tutta la parte di Bakhmut e la famosa «sacca», o «calderone», bersagliata dai russi da quasi un mese sarà presto abbandonata in favore di una linea di sbarramento continua che però consegnerebbe tutto il territorio di Lugansk e buona parte di quello di Donetsk ai russi.
A quel punto Slovjansk potrebbe diventare la nuova roccaforte della difesa ucraina. Ieri mattina un giovane soldato ucraino di stanza proprio a Slovjansk ci spiegava che la calma apparente che ammanta la città di un aspetto surreale è determinata dall’abbattimento del ponte verso Lyman.
«DA QUANDO, circa una settimana fa, abbiamo interrotto i collegamenti con Lyman la situazione si è un po’ tranquillizzata, i russi hanno capito che avanzare per loro sarebbe un massacro e anche gli attacchi sono diminuiti, perché ogni volta che sparano noi individuiamo le loro posizioni e rispondiamo al fuoco».
Ciò non vuol dire che i mortai ora tacciano, girando per le strade di Slovjansk i boati si continuano a sentire nitidamente quasi a tutte le ore del giorno.
Ma non si tratta affatto della stessa situazione che si riscontrava all’inizio di giugno. Inoltre, il costante afflusso di mezzi da trasporto e di truppe che abbiamo raccontato nei giorni scorsi, e che continua tutt’ora, si potrebbe spiegare alla luce di un rafforzamento strategico sostanziale.
IERI, TRA L’ALTRO, alcuni militari ucraini in uscita da Severodonetsk si sono ripresi mentre insultavano il nemico e dichiaravano che l’avrebbero aspettato a Slovjansk. «Dall’inferno di Severodonetsk all’inferno di Slovjansk», ha detto il soldato prima di interrompere la registrazione.
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento