Dnipro o no, per Kiev un’occasione mancata
Guerra ucraina La controffensiva langue, tanti gli ostacoli per gli ucraini: il territorio più ostile, i contrattacchi nemici e le trincee. La notizia dell’attraversamento del fiume resta da confermare. E le truppe russe non si sono mosse
Guerra ucraina La controffensiva langue, tanti gli ostacoli per gli ucraini: il territorio più ostile, i contrattacchi nemici e le trincee. La notizia dell’attraversamento del fiume resta da confermare. E le truppe russe non si sono mosse
L’Ucraina non è riuscita ad approfittare della temporanea crisi russa e la controffensiva continua a zoppicare. Lo scrive il New York Times che, citando i soliti «funzionari anonimi» dell’esercito Usa, racconta di un «lento e sanguinoso cammino» per le truppe ucraine che, nonostante gli annunci di piccole conquiste territoriali, al momento non riescono ad avere la meglio sulle difese russe.
PER QUESTO la notizia dell’eventuale attraversamento del fiume Dnipro acquisisce grande importanza; per ora i russi smentiscono ma è presto per fare una valutazione. Intanto, il presidente ucraino Zelensky è tornato a visitare le truppe nell’est per elargire onorificenze e parole di motivazione, nel giorno in cui un altro villaggio, Rivnopol, è stato riconquistato dai suoi uomini.
Dunque questo fine settimana si configura come una sorta di occasione mancata, secondo gli editorialisti del Nyt e le loro fonti. Del resto, si legge sul quotidiano statunitense: «Finora, la situazione in prima linea non è cambiata. L’Ucraina potrebbe cercare di sfruttare il disordine russo, ma la ribellione del fine settimana non ha indotto nessuna unità di terra russa ad abbandonare le proprie posizioni nel sud o nell’est del paese. Secondo i funzionari americani e gli analisti indipendenti, non sembravano esserci lacune difensive immediate nelle linee russe da sfruttare».
In altri termini, i soldati russi se ne sono stati saldi alle loro posizioni. Del resto, cos’altro dovevano fare? Tornarsene alle proprie case come in Tutti a casa, unirsi a Prigozhin o addirittura lanciarsi in azioni suicide? Niente di tutto ciò, il caos, al fronte, non c’è stato.
ANCHE SE KIEV sostiene che due compagnie russe della 76° divisione d’assalto aviotrasportata sarebbero state trasferite a Mosca con i cargo militari per difendere la capitale. Secondo le stesse fonti, «il comando russo ha in programma di tenerle (a Mosca) per almeno una settimana».
Dall’altro lato della barricata, i soldati di Kiev sono costretti ad affrontare vari ostacoli. In primis: la conformazione del territorio, che non offre nascondigli come le colline del Donbass o i boschi di Karkhiv.
POI LE TRINCEE e i contrattacchi russi. «Gli elicotteri d’assalto russi Ka-52 sono stati in grado di eludere le difese aeree, rallentando i movimenti ucraini e danneggiando o distruggendo i carri armati e i veicoli da combattimento corazzati forniti dall’Occidente» dicono i militari sentiti dal New York Times, «inoltre, non solo i campi minati sono più grandi e onnipresenti, ma le truppe russe si sono dimostrate abili nel riempire alcuni campi minati bonificati dalle attrezzature fornite dall’Occidente».
Risposta rapida, ciò che era sempre mancato ai reparti di Mosca finora. Forse perché adesso si trovano per la prima volta nella condizione di doversi difendere, seppure in territorio occupato.
Per questo, secondo il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, collegato da remoto al Consiglio affari esteri dell’Unione europea di ieri è importante «aumentare il sostegno» militare al suo paese ora, in modo da «accelerare la sconfitta della Russia».
Sostegno che non è mai mancato da Washington e che viene ribadito costantemente dal presidente statunitense Joe Biden.
Domenica sera, infatti, il capo di stato statunitense ha avuto una conversazione telefonica con Volodymyr Zelensky, a proposito «delle ostilità e dei processi in corso in Russia. Il mondo deve fare pressione sulla Russia fino al ripristino dell’ordine internazionale», come ha poi spiegato su Telegram il leader ucraino.
La cui priorità, oltre ai caccia bombardieri, al momento sembra essere l’ingresso del suo Paese nella Nato. Secondo la vice prima ministra ucraina per l’Integrazione europea ed euro-atlantica, Olga Stefanishyna, ci sarebbe già una maggioranza di paesi pronti a sostenere l’accesso rapido di Kiev nell’Alleanza.
MA MENTRE la diplomazia internazionale si muove, dopo lo stupore causato dall’aborto di golpe di Prigozhin si torna a guardare ai campi di battaglia.
Se fosse confermato che Kiev è riuscita a stabilire una testa di ponte sulla riva del Dnipro controllata dai russi, l’eventualità di una manovra a tenaglia da Zaporizhzhia per puntare verso il Mar Nero si farebbe più concreta.
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