A un mese esatto dall’alluvione che ha devastato l’Emilia Romagna una grande marcia popolare per rivendicare una ricostruzione rispettosa dei territori, attraverserà oggi le strade di Bologna. Direzione: uffici regionali, verso i quali le realtà organizzatrici sperano di convogliare “10 mila stivali” e portare simbolicamente sotto il palazzo il fango spalato nei giorni scorsi e ormai divenuto emblema dell’immobilismo e della poca trasparenza delle amministrazioni nel confrontarsi con l’emergenza.

Lanciata lo scorso 27 maggio durante la partecipata assemblea promossa nel capoluogo emiliano da Bologna for Climate Justice e dai gruppi cittadini che hanno organizzato gli aiuti e le braccia per spalare nelle zone alluvionate, la Piattaforma di Intervento Sociale Plat e la Colonna Solidale Autogestita, la giornata di mobilitazione ha da subito riscosso l’adesione delle tantissime realtà impegnate a promuovere percorsi di cambiamento sociale della regione e nazionali, tra cui Gkn e movimento No Tav.

«Continuiamo a protestare perché non vogliamo un futuro in cui spalare fango sia la nuova normalità, in cui neanche la propria casa sia un luogo sicuro» scrive Fridays For Future nel comunicato «siccità e piogge estreme sono due facce della stessa medaglia, la crisi climatica. Ciò che si percepiva come una minaccia lontana nel tempo e nello spazio ha colpito pesantemente anche l’Italia. Siamo arrivati a questo punto grazie a decenni passati prima a negare il problema, poi a minimizzarlo.

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La politica non può più nascondere la testa sotto la sabbia. Siamo in un’emergenza e si deve cominciare ad agire in tal senso», ha ricordato il movimento, elencando i passi imprescindibili per tamponare la deriva ambientale, come l’abbattimento in tempi brevi delle emissioni e una cura dei territori che permetta di resistere ad eventi estremi sempre più frequenti.

Associazioni e comitati chiedono infatti anche lo stop a due opere che stridono fortemente con gli obbiettivi green più volte espressi dalla Regione: il rigassificatore di Ravenna, che reitera la dipendenza dalle fonti fossili alla base dei cambiamenti climatici e il Passante di Mezzo, che prevede l’allargamento di tangenziale e autostrada di Bologna fino a 18 corsie, portando consumo di suolo, smog e cementificazione.

Al grido di “Fermiamoli!” il movimento che oggi sarà a Bologna, vuole dire no a una ricostruzione che punta a rifare tutto come prima e rivendica la partecipazione a un processo che non sia relegato nelle «mani sporche di cemento di un commissario», ma che parta dal basso, perché la tragedia dell’alluvione divenga un punto di svolta da cui ripartire per costruire giustizia sociale e climatica, assicurando a tutte le persone casa, reddito, servizi sanitari, biodiversità, spazi pubblici e forme di mutualismo per affrontare le conseguenze del riscaldamento globale.

«Vogliamo esercitare un legittimo potere di veto sulle scelte dannose per i nostri territori e le nostre vite» hanno scritto nel loro manifesto «per ridisegnare socialmente, ecologicamente e radicalmente la Regione». L’appuntamento è alle ore 16.00 in Piazza XX Settembre.