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Decreto flussi, Coresi: «Il problema è che la legge non funziona»

Migranti al lavoro nei campi di pomodoriMigranti al lavoro nei campi di pomodori – Ansa

Bassi fini Esperto di immigrazione e tra i curatori del report di Ero Straniero, la rete che da mesi denuncia i problemi del canale di ingresso regolare, Fabrizio Coresi afferma: «La possibilità di far lavorare con il solo nulla osta disincentiva i datori dal finalizzare la procedura. Urgente riconoscere il permesso per attesa occupazione a chi è rimasto nel limbo. In prospettiva servono meccanismi di regolarizzazione permanenti»

Pubblicato 4 mesi faEdizione del 5 giugno 2024

«Sembra che Meloni abbia letto il nostro report, ma le ragioni per cui il decreto flussi non funziona sono diverse da quelle che ha indicato», afferma Fabrizio Coresi. Esperto di immigrazione della ong ActionAid ha lavorato al report della rete Ero Straniero I veri numeri del decreto flussi: un sistema che continua a creare irregolarità, presentato giovedì scorso in Senato.

Fabrizio Coresi, AcrtionAid / Ero straniero

Meloni dice che i problemi vengono dalla criminalità organizzata. Non è d’accordo?

Al massimo bisognerebbe riconoscere che la legge permette a queste organizzazioni di fare affari sfruttando vari appigli. Il vero problema è un sistema anacronistico e disfunzionale che crea l’irregolarità che dovrebbe combattere.

Quali appigli?

Il decreto flussi è una lotteria: c’è un click day e il dito più veloce conquista la possibilità di entrare in Italia o almeno avviare la procedura. Dopo c’è un lungo iter burocratico: può succedere che un datore di lavoro chieda manodopera per la raccolta di un ortaggio, ma il lavoratore entri solo a stagione finita. Così l’assunzione non serve più. Un’altra partita è sul visto. Contrariamente a quanto dice Meloni i tempi superano i limiti di legge. Il rilascio è un percorso a ostacoli che spesso vede l’intermediazione di agenzie poco limpide o che agiscono dietro corrispettivo. Si parla di migration industry: business sulle possibilità di ingresso.

E una volta in Italia?

Il punto più critico è la possibilità di lavorare con il solo nulla osta. Vuol dire che i datori non sono incentivati a finalizzare la procedura. Solo la sua conclusione permette al lavoratore di ottenere il permesso di soggiorno. Così resta una massa di persone sfruttabile che non avrà mai accesso a diritti e servizi. Nel decreto flussi 2023 solo il 23% di chi è entrato si è regolarizzato, il 35% nel 2022.

Secondo Meloni questo dato è indice delle attività criminali.

Sembra un modo per dare la responsabilità al lavoratore, l’ultimo anello della catena. Ma la disfunzione è del sistema. Anche perché la possibilità di finalizzare la procedura non è in capo al migrante, ma al datore di lavoro. Molte volte neanche lui può fare nulla per le lungaggini burocratiche.

E chi resta nel limbo?

Esiste la possibilità di rilasciare un permesso di soggiorno per attesa occupazione, ma non lo fa nessuno. Abbiamo contato 309 rilasci nel 2022 e 84 nel 2023 davanti a decine di migliaia di lavoratori e lavoratrici entrate e finite in condizione di irregolarità. C’è qualcosa che si potrebbe fare subito: sancire l’obbligo di rilascio quando la perdita del posto per il quale si era fatto ingresso in Italia non dipende dal lavoratore. A marzo lo abbiamo chiesto a Piantedosi. Non ci ha ascoltati.

Oltre ai problemi burocratici c’è una questione a monte: il decreto flussi si basa sull’idea dell’incontro da remoto tra domanda e offerta di lavoro. Funziona?

È un principio assolutamente disfunzionale. Si vede dai dati. Per esempio il canale del lavoro stagionale funziona meglio perché richiama persone già conosciute nelle stagioni precedenti. Sul lavoro non stagionale i dati sul successo delle procedure sono risibili: queste vanno in porto solo nei casi di “sanatorie mascherate”.

Ovvero?

Le persone non regolari già residenti in Italia, magari impiegate in qualità di badanti, sono rimandate nel paese di origine e richiamate tramite il decreto flussi. Una sanatoria mascherata perché di fatto la loro posizione irregolare viene sanata attraverso questo strumento.

Proposte concrete per superare questi problemi?

Intanto va preso atto che tutti gli interventi normativi hanno consentito di impiegare migliaia di lavoratori e lavoratrici nel solo interesse del mondo produttivo, senza tutelarli in alcun modo. È tutto il sistema che continua a non garantire una gestione efficace degli ingressi regolari e finisce per determinare precarietà sociale e irregolarità. Va quindi superato. La cosa più urgente al momento è rilasciare il permesso per attesa occupazione a chi ne ha diritto.

E in prospettiva?

La campagna Ero straniero propone canali di ingresso per lavoro diversificati e flessibili. Alcuni esempi. La possibilità per il datore di assumere direttamente, quindi extra quota e senza limitazioni rispetto al settore produttivo o al paese di origine. Un permesso di soggiorno per ricerca lavoro, attraverso uno sponsor che dia le giuste garanzie o per chi è in grado di mantenersi. Poi un meccanismo di regolarizzazione permanente che il singolo lavoratore possa agire dimostrando l’accessibilità a una specifica occupazione o il radicamento nella società.

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