Sull’onda dell’emergenza, tra pensosi editoriali e servizi televisivi sempre più allarmati su quell’oggetto del mistero chiamato «i giovani», oggi pomeriggio il consiglio dei ministri licenzierà il cosiddetto dl Caivano (o anti baby gang), ovvero, per dirla col nome ufficiale, «Misure urgenti di contrasto al disagio giovanile, alla povertà educativa e alla criminalità minorile». La bozza del testo, ampiamente circolata nella giornata di ieri, prevede quattordici articoli, scritti nel giro di qualche giorno in virtù della «straordinaria necessità e urgenza di prevedere interventi infrastrutturali per fronteggiare situazioni di degrado, vulnerabilità sociale e disagio giovanile nel territorio del comune di Caivano», come si legge nell’introduzione.

IL PRIMO PUNTO prevede l’istituzione, per le grandi città, di un osservatorio sulla devianza giovanile con il compito di combattere la dispersione scolastica e lavorare sulla «rigenerazione urbana» delle periferie. La composizione e il funzionamento dell’osservatorio verrà definito con un futuro decreto del prefetto. A questo si aggiunge un piano di interventi strutturali per il Comune di Caivano, con tanto di nomina di un commissario straordinario dotato di 30 milioni di euro da spendere per l’obiettivo. Viene disposta anche l’assunzione di quindici agenti di polizia locale. «Al fine di garantire l’incremento della sicurezza urbana ed il controllo del territorio – si legge nella bozza -, il comune di Caivano è autorizzato ad assumere a tempo indeterminato, mediante procedure concorsuali semplificate o mediante scorrimento di graduatorie vigenti di altre amministrazioni».

La dispersione scolastica sarà invece affrontata introducendo una pena fino a due anni di carcere per i genitori in caso di inadempienza, in aggiunta alla perdita degli assegni di inclusione. «Nei confronti del soggetto che era tenuto alla sorveglianza del minore o all’assolvimento degli obblighi educativi nei suoi confronti è applicata la sanzione amministrativa pecuniaria da 200 euro a 1.000 euro, salvo che non provi di non aver potuto impedire il fatto», con conseguente abolizione della vecchia multa da trentamila euro.

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IL DL CAIVANO prosegue poi con una parte dedicata ai minorenni: Daspo urbano e avviso orale del questore anche per i quattordicenni, oltre alla possibilità di vietare l’uso dello smartphone per un periodo comunque non superiore ai due anni.Resta un mistero come si riuscirà a far rispettare questa legge e la sensazione è di trovarsi di fronte a un provvedimento sin troppo arretrati e dal sapore demagogico: impedire ai giovanissimi l’accesso a internet (ritenuta origine di ogni male) è un’idea che di certo solletica gli umori più giustizialisti, ma che, all’atto pratico, potrebbe risultato inapplicabile e dunque inutile. L’ennesimo capitolo del grande romanzo italiano sul populismo penale, che da decenni butta fuori leggi e provvedimenti che alla fine difficilmente si traducono in fatti concreti valutabili in un tribunale.

AUMENTERANNO inoltre le pene per i minori trovati in possesso di armi o sostanze stupefacenti, nella speranza (anche qui un po’ datata e smentita più volte dai fatti) che questo possa fungere da deterrente. A seguire, un capitolo specifico, nella bozza, è dedicato ai reati online. C’è la possibilità per chi è vittima di un reato consumato online di chiedere l’oscuramento o la rimozione dei propri dati dalla rete e dai social. Novità anche per gli istituti penali minorali, dai quali si potranno allontanare i detenuti con più di 21 anni qualora dovessero creare problemi all’ordine e alla sicurezza delle strutture.

Previste anche norme per l’imitare l’accesso dei minorenni ai siti porno e ci sarà l’arresto in flagranza per reati legati al mancato porto d’armi o il possesso di armi atte ad offendere. In mattinata Matteo Salvini aveva rilanciato l’idea di rendere imputabili anche i minori: «Un 14enne che uccide, rapina o spaccia deve pagare come paga un 50enne», con la senatrice di Avs Ilaria Cucchi che ha replicato definendo la proposta come «una follia». Ma la sparata del leghista, per ora, non dovrebbe tradursi in legge.