Bologna risponde: una folla per il giudice Gattuso
Anm Centinaia all'assemblea straordinaria dopo il linciaggio mediatico. Magistrati, avvocati, società civile: mancavano i leader dell’opposizione
Anm Centinaia all'assemblea straordinaria dopo il linciaggio mediatico. Magistrati, avvocati, società civile: mancavano i leader dell’opposizione
La sala scoppia, i posti a sedere sono finiti quasi subito, le persone si affollano dove riescono, anche nei corridoi. Giudici, ovviamente, ma anche avvocati, cittadini che nulla hanno a che fare con i tribunali, studenti, militanti di collettivi e associazioni. L’assemblea straordinaria dell’Anm dell’Emilia Romagna, convocata dopo gli attacchi personali subiti dal magistrato Marco Gattuso, colpevole di aver mandato davanti alla Corte di giustizia dell’Ue il recente quasi decreto sui paesi sicuri e per questo massacrato dai giornali e dalle televisioni che fiancheggiano il governo, attira più gente di quanto fosse lecito aspettarsi alla vigilia. La stanza del tribunale di Bologna dedicata a Primo Zecchi, una delle vittime della Uno bianca, è la più grande a disposizione, ma evidentemente non basta: siamo nell’ordine delle diverse centinaia di presenze.
«LA PROSSIMA la faremo in piazza» dice una toga col sorriso di chi sa di star assistendo al manifestarsi di un segnale. Sarà che Bologna è Bologna, sarà che Gattuso è stato esposto a un’indigeribile gogna omofoba, sarà che sul tema dei migranti il governo sta dando il peggio di sé, ma l’affluenza all’assemblea certo non lascia indifferenti.
In prima fila si notano i volti dei consiglieri del Csm Mimma Miele (Md), Antonello Cosentino (Area) e Alberto Fontana (Indipendente). Nelle retrovie spicca l’ex sindaco e ora senatore Pd Virgnio Merola. E poi, in ordine sparso, la presidente di Unicost Rossella Marro, il segretario di Area Ciccio Zaccaro, Stefano Celli di Magistratura democratica, il presidente della camera penale di Bologna.
DI MANO IN MANO circolano fogli con una lettera inviata al presidente del tribunale Pasquale Liccardo da Gattuso, assente per «sottolineare come in questione non sia la vicenda che mi ha riguardato», dal momento che in gioco c’è il «diritto di ogni persona che il proprio giudice sia imparziale e libero da qualsiasi condizionamento». In effetti, quando ha mandato il decreto paesi sicuri in Europa, Gattuso ha dato prova di moderazione: avrebbe potuto disapplicare la norma e basta – era sua facoltà farlo -, invece si è limitato a chiedere chiarimenti. Tanto è bastato per ritrovare il suo matrimonio e suo figlio, avuto con la gestazione per altri, esposti al pubblico dileggio.
«Ho cercato in tutta la mia vita di rispettare la dignità di questo lavoro, non rinunciando a dire quel che penso e a vivere quel che sono, perché credo che un giudice deve essere innanzitutto trasparente – scrive ancora Gattuso a Liccardo -. Ha diritto al rispetto della propria vita privata, ma non deve avere nulla da nascondere, agendo sempre con riserbo, contingenza e rispetto. Evitare personalismi che oggi oggettivamente si potrebbero creare anche oltre le mie intenzioni e restare a studiare i processi che ho sul tavolo, mi sembra allora una scelta di continuità».
IN SALA, intanto, dopo i saluti di rito della dirigenza locale dell’Anm, parla il presidente nazionale, Giuseppe Santalucia. Esprime una «composta indignazione» perché «la giurisidizione merita rispetto». Aggiunge che è in atto «un tentativo di mettere insieme fatti privati per delineare la figura del magistrato nemico del paese, nemico del popolo» (applausi), conclude dicendo che «i giudici non cercano lo scontro, ma chiedono di poter esercitare il proprio ruolo senza dover subire condizionamenti». A dicembre ci sarà a Roma un’assemblea nazionale dell’Anm, probabilmente sarà l’ultima con Santalucia presidente. A gennaio si rinnoverà il comitato direttivo centrale e cambieranno i ruoli apicali del sindacato delle toghe. È in quest’ottica che bisogna leggere anche le mosse fatte ieri da Magistratura indipendente, la corrente conservatrice. Tutti i consiglieri del Csm, in fatti, in mattinata avevano inoltrato la richiesta di una pratica a tutela di Gattuso. Tutti tranne tre giudici di Mi – Bernadette Nicotra, Maria Luisa Mazzola e Maria Vittoria Marchianò – che poi, subito dopo pranzo, hanno chiesto a loro volta l’apertura di una pratica a tutela di Gattuso con gli stessi identici motivi dell’altra. Uno smarcamento tattico? Quando prende la parola Sonia Porreca, giudice a Bologna e iscritta a Mi, l’unità della magistratura sembra salva («C’è un’aria pesante intorno ai giudici – dice -, tutta Mi si associa alla solidarietà a Gattuso»), ma in platea molti restano convinti che, persino in questa situazione, non manchino i tatticismi.
O FORSE, più banalmente, nemmeno dalle parti di Mi ci si aspettava che l’assemblea di Bologna sarebbe stata tanto partecipata. L’invito era stato lanciato a tutti, il tema sarebbe di quelli decisivi (il rapporto tra i poteri dello Stato) e il clima è incandescente. Ma se i giudici c’erano, gli avvocati pure e la cosiddetta società civile non si è mostrata insensibile, i leader politici nazionali hanno preferito declinare.
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