La morte di Satnam Singh, l’imputato e la dipendente testimone
Il processo Rintracciata a tre mesi dai fatti, la teste non avrebbe notato perdite di sangue dall'arto amputato del bracciante ma solo dalla bocca
Il processo Rintracciata a tre mesi dai fatti, la teste non avrebbe notato perdite di sangue dall'arto amputato del bracciante ma solo dalla bocca
Nella deprimente situazione in cui versa il sistema giudiziario italiano sempre più spesso vengono creati dei colpi di scena con il solo scopo di creare dubbi e confusione. Il caso Satnam Singh è un perfetto esempio di questo genere di azioni. In base alla deposizione resa nei giorni scorsi durante un secondo incidente probatorio da una teste oculare «pura», come l’ha definita l’avvocato che la assiste, il bracciante indiano Satnam, morto il 19 giugno scorso all’ospedale San Camillo di Roma dopo che un macchinario gli aveva tranciato un braccio mentre lavorava presso l’azienda agricola della cooperativa Agrilovato, nei pressi di Latina, si sarebbe sostanzialmente «ammazzato da solo». Quando poi, senza chiamare il Pronto soccorso, il titolare dell’azienda lo ha abbandonato davanti alla sua abitazione, braccio amputato incluso, condannandolo di fatto alla morte, dichiara la teste che era stata la compagna di Satnam a fare questa proposta.
La redazione consiglia:
Progetto Albania, a Shengjin si riempiono solo i resortIn quale lingua il padrone italiano abbia perfettamente inteso la volontà della compagna di Satnam in quei momenti così drammatici, considerando che il primo certo non parla punjabi, non è dato saperlo. Ed anche se l’autopsia ha stabilito che la morte è stata causata da un «copioso sanguinamento», la teste avrebbe riferito al gip e al pm di non aver notato perdite di sangue dal braccio dell’uomo dopo l’incidente, ma solo dalla bocca. Ancora più preciso è stato il ricordo della dichiarazione del padre del titolare dell’azienda, esattamente prima dell’infortunio mortale, che avrebbe urlato a Satnam di non utilizzare quel macchinario perché pericoloso.
L’attendibilità della teste non è evidentemente messa in dubbio dal suo avvocato, che peraltro è lo stesso dell’imputato di omicidio colposo (Antonello Lovato), da lui rintracciata dopo tre mesi dai fatti pur essendo ufficialmente una dei pochi dipendenti regolari della stessa azienda agricola. Davanti alle telecamere di numerosi telegiornali ha infatti dichiarato che si dovranno considerare «le dichiarazioni di questo teste oculare, che sono in netto contrasto con le dichiarazioni rese dalla moglie della vittima, nell’altro incidente probatorio».
Si riferiva al fatto che poche settimane dopo il tragico incidente c’era già stata la deposizione giudiziariamente vincolata della compagna di Satnam e di un altro bracciante indiano e proprio contro le loro dichiarazioni è stato da lui richiesto il secondo incidente probatorio. Aldilà della piega grottesca che si cerca di imprimere ai tragici eventi, la cooperativa Agrilovato ha cambiato sede legale appena una settimana dopo l’incidente mortale. Dai bilanci della stessa coop emergono gravi contraddizioni rispetto, ad esempio, ai contributi previdenziali per i propri dipendenti tra i quali ci dovrebbe essere anche la teste rintracciata dall’avvocato.
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