Con la crisi venezuelana torna il «cortile di casa» Usa
Venezuela Il governo di Caracas ormai, oltre all’opposizione, ha di fronte Trump che vuole guidare la lotta
Venezuela Il governo di Caracas ormai, oltre all’opposizione, ha di fronte Trump che vuole guidare la lotta
Alla viglia del voto indetto dal presidente Nicolas Maduro in Venezuela, per eleggere la nuova Assemblea costituente, è intervenuto Mike Pence; il vice presidente degli Stati Uniti ha parlato al telefono con Leopoldo Lopez, leader dell’opposizione venezuelana che, dopo una condanna a 13 anni di reclusione, è al momento agli arresti domiciliari; assicurando Lopez, a nome del presidente americano, che gli Stati Uniti «sono al fianco del popolo venezuelano». Un modo, questo, per dire che non solo la Colombia ma anche il nord America non riconoscerà la validità del voto per la Costituente. Andres Oppenheimer, analista statunitense ed entusiasta dell’opposizione venezuelana, ha pubblicato un articolo nel quale dà a Mike Pompeo, con le sue ammissioni sull’ingerenza Usa, la colpa dell’imminente vittoria dell’Assemblea costituente in Venezuela: «Un regalo che la Cia ha fatto a Maduro». E il giorno prima Wahington aveva chiesto ai suoi diplomatici in Venezuela di lasciare subito il Paese.
CON QUESTE DIFFICILI elezioni venezuelane gli Stati Uniti tornano ad occuparsi di America Latina, il vasto «cortile di casa» territorio tradizionalmente privilegiato per esercitare l’estensione del potere Usa.
Già il 20 luglio il capo della Cia, Mike Pompeo nel corso di un forum sulla sicurezza che si è tenuto ad Aspen in Colorado, aveva dichiarato, in modo tutt’altro che sibillino: «Speriamo ci possa essere una transizione in Venezuela e alla Cia stiamo facendo il nostro meglio per capire le dinamiche locali. Sono stato a Bogotà e in Messico e ho evocato il tema della transizione politica in Venezuela, cercando di aiutarli a capire cosa potrebbero fare per ottenere risultati migliori in questo angolo di mondo».
QUESTA DICHIARAZIONE ha portato Maduro a chiedere al governo americano, messicano e colombiano, spiegazioni sul loro presunto coinvolgimento in un complotto che la Central intelligence agency starebbe ordendo contro di lui. «Chiedo al presidente Trump di chiarire le parole insolenti e interventiste del direttore della Cia, che pensa di essere il governo mondiale» ha dichiarato Maduro in una cerimonia militare, ma il governo americano non ha mai risposto al presidente del Venezuela, che dovrebbe considerare la telefonata di Pence a Lopez come una risposta indiretta.
MA NON È LA PRIMA volta che il direttore della Cia si esprime su Caracas, Pompeo già lo scorso 11 di maggio aveva dichiarato: «Il rischio che il collettivo agisca fuori da ogni controllo aumenta ogni minuto. È una minaccia per Sudamerica, Centroamerica e non solo per lo stesso Venezuela».
GLI STATI UNITI non si sono limitati a parlare ed a far trapelare la possibilità di un intervento della Cia, Donald Trump, dopo aver dichiarato che «gli Stati Uniti non staranno ad aspettare che il Venezuela si sgretoli» ha immediatamente implicato che partiranno delle sanzioni che, è facile prevedere, colpirebbero secondo Reuters il settore energetico, settore vitale in quanto il Venezuela è uno dei maggiori esportatori di petrolio al mondo e con le più grandi riserve internazionali, e la sua economia si basa sui ricavi dell’export, come ben sa sempre Pompeo il quale ha grossi interessi in quel campo, per non parlare del segretario di Stato Tillerson, già a capo della ExxonMobil.
IL CAPO DELLA CIA nel 2006 ha fondato l’impresa petrolifera oriunda del Kansas, Sentry International, della quale è stato presidente. Questa società sin dal 2003, anno in cui è nata, è in continua espansione grazie alla vendita di impianti di perforazione in Cina, Canada e negli Stati Uniti, in special modo in zone come Texas e Oklahoma, dove si pratica il fracking. Secondo alcuni dati forniti da Open Secrets, nel 2016-2017 Mike Pompeo ha ricevuto sostegno finanziario anche da ExxonMobil, espandendo i legami e i vincoli con il business del petrolio negli Stati Uniti.
AL MOMENTO le ultime sanzioni amministrative di Trump contro il Venezuela coinvolgono 13 funzionari venezuelani con legami con il governo del presidente Maduro. I funzionari, accusati di abusi dei diritti umani, corruzione e azioni antidemocratiche, si sono visti cancellare i visti e congelare gli asset statunitensi. Fra le persone colpite dalle sanzioni ci sono il ministro degli Interni Nestor Reverol Torres e il vice presidente del colosso petrolifero Pdvsa Simon Zerpa Delgado, ed anche i comandanti dell’esercito e della guardia nazionale.
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