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Complotti, mazze da cricket e violenza: vigilia di sangue in Pakistan

Dopo un attentato in Belucistan, foto ApDopo un attentato in Belucistan – Ap

In 128 milioni alle urne Il redivivo Nawaz Sharif punta a diventare premier. Imran Khan seguirà le elezioni in cella. Doppia strage nella provincia del Belucistan

Pubblicato 8 mesi faEdizione del 8 febbraio 2024

È quasi un bollettino di guerra quello registrato ieri in Pakistan alla vigilia di elezioni nazionali e provinciali che, posticipate più volte, si terranno finalmente oggi, portando alle urne 128 milioni di potenziali elettori su 241 milioni di abitanti.

In un contesto segnato da una forte crisi economica, dallo scontro politico legato alla repressione giudiziaria e poliziesca del partito dell’ex primo ministro Imran Khan, dall’intensificarsi degli attentati e dal peso dell’establishment militare, potere non eletto che continua a decidere le sorti elettorali del Paese dei Puri.

LA PROVINCIA PIÙ COLPITA ieri è stata quella del Belucistan: 16 morti e 23 feriti a seguito di una esplosione nel parcheggio antistante l’ufficio elettorale di un candidato indipendente, Asfandyar Kakar, nel distretto di Pishin, a 100 km dal confine con l’Afghanistan; 13 morti e decine di feriti nel distretto di Qila Saifullah per un attentato fuori dall’ufficio elettorale del Jamiat Ulema-i-Islam Fazl, il partito del leader islamista e abile negoziatore politico Fazal-ur-Rehman, che mira a raccogliere consensi in particolare nella provincia del Khyber Pakhtunkhwa, governata nell’ultimo decennio dal Pakistan Tehreek-e-Insaaf, il partito di Imran Khan. L’ex giocatore di cricket destituito nell’aprile del 2022 con un voto di sfiducia del Parlamento e sul quale, nelle ultime due settimane, sono arrivate tre condanne penali dopo quella per corruzione che lo ha condotto in carcere, nell’agosto 2023, escludendolo dalle elezioni ma non dall’agone politico.

Sulle elezioni di oggi si scarica e sedimenta tutta la violenza del 2023: secondo i dati del Centre for Research and Security Studies di Islamabad, nel 2023 il Pakistan ha registrato 1.524 morti (di cui 1.000 tra civili e forze di sicurezza) e 1.463 feriti a causa di 789 attacchi terroristici e operazioni antiterrorismo, con un incremento del 56% rispetto al 2022.

Nel 2023 il Pakistan ha registrato 1.524 morti e 1.463 feriti a causa di 789 attacchi terroristici e operazioni antiterrorismo, con un incremento del 56% rispetto al 2022Centre for Research and Security Studies

Oltre il 90% dei decessi è stato registrato proprio nelle province del Khyber Pakhtunkhwa, dove è attivo il Tehreek-e-Taliban Pakistan, gruppo galvanizzato dal ritorno al potere oltreconfine dei Talebani afghani, e in quella del Belucistan, dove agisce tra gli altri il Balochistan Liberation Army. Solo l’8% dei decessi sono avvenuti nelle altre due province, il Punjab e il Sindh.

IL PUNJAB È STATA A LUNGO la roccaforte del Pakistan Muslim League-Nawaz, il partito del “redivivo” Nawaz Sharif, rientrato in patria dopo un lungo esilio auto-imposto e per il quale la magistratura, su indicazioni dell’establishment militare, ha revocato le condanne di corruzione.

Per molti, sarà lui il futuro primo ministro, proprio grazie al sostegno dei militari. Per altri, rimarrà a dettare la linea dietro le quinte e alle spalle del fratello Shebbaz, primo ministro nella parentesi governativa successiva al governo guidato da Imran Khan, che grida al complotto degli americani e dei militari pachistani e si appella a militanti e sostenitori per ottenere un voto ampio e un’alta affluenza.

Peccato che il suo partito, il Pakistan Tehreek-e-Insaaf, sia stato privato del simbolo elettorale della mazza da cricket, tanto che i candidati devono presentarsi come indipendenti. E che la loro campagna sia stata condizionata da repressione, arresti, intimidazioni, boicottaggi.

L’ALTRA PROVINCIA quasi “immune” dagli attentati è quella di Sindh, dove il Pakistan People’s Party, il partito dinastico fondato da Zulfikar Ali Bhutto e guidato dalla figlia e due volte prima ministra Benazir Bhutto rischia di perdere il controllo dell’assemblea, nonostante le rassicurazioni dell’attuale leader, Bilawal Bhutto Zardari.

Anche lui aspira alla carica di primo ministro. Ha poche speranze, ma si presenta come candidato giovane, attento all’ambiente e ai diritti, sfrutta i consigli del padre Asif Ali Zardari, presidente dal 2008 al 2013, e crede di poter capitalizzare l’esperienza di ministro degli esteri nell’ultimo governo che ha fatto le scarpe a Imran Khan, il quale seguirà le elezioni dal carcere di Adiala, a Rawalpindi.

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