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Clima, l’effetto serra dei conflitti armati
Riscaldamento globale Oltre ai morti in battaglia le guerre incidono sul cambiamento climatico, che a sua volta causa altre vittime e distruzioni
Incendio in Libano causato ai missili Israeliani foto Ap
Riscaldamento globale Oltre ai morti in battaglia le guerre incidono sul cambiamento climatico, che a sua volta causa altre vittime e distruzioni
Pubblicato 3 mesi faEdizione del 25 luglio 2024
I media ci danno conto quotidianamente delle azioni militari e delle morti in Ucraina e nella striscia di Gaza. Molto meno ci dicono delle guerre in Sudan, in Congo e di tutti gli altri 50 conflitti nel mondo, in cui si combatte e uccide. Non si riesce a contare i morti, i feriti, gli sfollati. Morti e feriti che non sono solo fra i combattenti, anzi la maggior parte delle vittime sono civili inermi. Si stimano più di 10.000 civili morti in Ucraina e intorno a 30.000 a Gaza, fino a oggi. In Sudan si stimano fra 13 e 15.000 morti dall’inizio delle ostilità, in Congo milioni di persone sono state costrette a sfollare per salvarsi.
LE AZIONI MILITARI HANNO ANCHE un costo economico, non solo in vite umane. Nel 2023 la spesa complessiva, mondiale, delle forze armate ha raggiunto quasi 2500 miliardi di dollari, con la Nato responsabile di poco meno della metà. Una incredibile quantità di risorse economiche che, se usate contro il cambiamento climatico, lo rallenterebbero. Già, il cambiamento climatico, il nemico comune che tutti dovremmo combattere perché pure lui causa di morte e distruzione. Stiamo cercando di farlo, per la verità, sia pure senza troppa convinzione, investendo risorse, ma ne investiamo di più in armi, con un paradosso: i soldi spesi per tenere in piedi le forze armate e per fare le guerre danno luogo a un danno collaterale: contribuiscono al cambiamento climatico, generando altre morti e distruzioni. Quindi da una parte spendiamo per combatterlo, il cambiamento climatico, e dall’altra spendiamo per favorirlo.
SI STIMA INFATTI CHE, solo per mantenerle, cioè in condizioni di pace, le forze armate emettano qualcosa come il 5,5% delle emissioni globali. Se fossero un paese, con i loro 2750 milioni di tonnellate di CO2eq emessi, sarebbero il quarto al mondo per emissioni, dopo la Cina, gli Usa e l’India. Sono emissioni dovute al processo di costruzione degli armamenti, dai camion ai carri armati, dai missili ai proiettili, dalle bombe agli aerei (sono le cosiddette emissioni incorporate), e a quelle derivanti dai combustibili fossili usati per il funzionamento. Ma non solo, perché c’è da considerare le emissioni indotte dal personale militare, che deve vestirsi, mangiare, vivere in ambienti riscaldati e condizionati, eccetera.
La redazione consiglia:
Scenari da incubo a 40 gradiQUANDO POI LE FORZE ARMATE entrano in azione e fanno la guerra, si ha un balzo in avanti nella quantità di gas serra emessi, perché gli armamenti vengono in gran parte distrutti e ricostruiti, con nuove emissioni incorporate, e perché aumentano i consumi di combustibile fossile per il loro funzionamento e per garantire i servizi all’accresciuto numero di militari. E poi ci sono le emissioni che derivano dalla ricostruzione.
È STATO STIMATO CHE DURANTE i primi 24 mesi di guerra in Ucraina siano state emesse 175 milioni di tonnellate di CO2eq, corrispondenti a poco meno della metà delle emissioni italiane del 2023, cioè quasi quanto le emissioni di tutti i nostri edifici e veicoli.
A GAZA, LE EMISSIONI CAUSATE dalle azioni belliche fra ottobre 2023 e febbraio 2024 sono state stimate in una forbice compresa fra 420 e 650 mila di tonnellate di CO2eq, superiori a quelle annuali di molti paesi in via di sviluppo. Queste emissioni comportano un aumento del numero dei morti, e sono i morti causati da fenomeni meteorologici estremi e fame, malnutrizione, epidemie, conseguenti al cambiamento climatico, a cui le forze armate e le guerre contribuiscono con le loro emissioni di gas serra.
SECONDO UNA ANALISI di Save the Children, almeno 12.000 persone hanno perso la vita a causa di inondazioni, incendi, cicloni, tempeste e frane a livello globale nel 2023, con oltre la metà dei morti in paesi poveri. Peggio vanno le cose a causa della siccità. Secondo alcune stime, nel 2022 in Somalia sono morte circa 43.000 persone per la più lunga siccità mai registrata. E poi ci sono i morti causati dalle ondate di calore. Basta guardare alle ultime settimane: migliaia di ricoveri per infarto e centinaia di morti nella capitale del Pakistan in giugno a causa di un’ondata di calore con temperature che hanno raggiunto i 54 °C, e 1300 pellegrini morti alla Mecca a causa di temperature che hanno raggiunto i 52 °C.
COMPLESSIVAMENTE, SI STIMA che i morti totali causati dal cambiamento climatico siano stati nel 2023 diverse decine di migliaia di cui, a conti fatti, almeno il 6% è imputabile alle forze armate e alle guerre. Cioè qualche migliaio di morti da aggiungere a quelli causati direttamente dai conflitti. La cosa più grave è che, continuando a mantenere le forze armate, anche senza guerre, la quota di morti da esse causate continuerà ad esserci, anno dopo anno perché continueranno a immettere gas serra in atmosfera. E a questi morti bisogna aggiungere quelli causati dalle emissioni generate dalle guerre, anche quelle finite, le cui emissioni si sono accumulate in atmosfera.
Dunque il numero finale, cumulato nel tempo, di vittime e di distruzioni da attribuire alle forze armate e alle guerre a causa del loro contributo al cambiamento climatico finirà per essere altissimo, ben più grande di quello direttamente causato dalle bombe e dai proiettili, a meno che il conflitto in Ucraina non finisca per coinvolgere l’intera Europa, con conseguenze imprevedibili.
LA GUERRA, A CAUSA DELLE EMISSIONI di gas serra, non danneggia solo chi la sta facendo ma è un attentato all’umanità intera, perché il cambiamento climatico colpisce tutti. Ogni guerra è guerra mondiale perché produce morti indirette in tutti i paesi del mondo. La guerra, che è la peggiore espressione della incapacità di trovare un obiettivo comune, è in aperto contrasto con la lotta al cambiamento climatico, e non solo perché è causa di emissioni di gas serra, ma perché il solo modo di combattere il cambiamento climatico è il consenso planetario, l’accordo fra tutti i paesi del mondo a intraprendere un percorso comune verso la condizione di emissioni zero. Siamo tutti nella stessa barca: o ci salviamo tutti o non si salva nessuno. Forze armate e guerre impediscono la transizione ecologica. Il pianeta, con tutti noi, si salva solo se c’è la pace.
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