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Roma nella morsa del caldoRoma nella morsa del caldo

Clima Cosa potrebbe accadere se le ondate di calore che hanno investito in questi giorni l’Italia dovessero durare due mesi di fila. Conseguenze tragiche su tutti i fronti: salute, energia, agricoltura

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 27 giugno 2024

E così siamo alla prima ondata di calore in Italia. Città in codice rosso, temperature previste oltre i 35 °C. Sembra che ci si stia preparando una estate come quella dell’anno scorso, se non peggiore. Certo, non è la prima volta che nelle città italiane, in estate, si raggiungono queste temperature, e più; ciò che il cambiamento climatico ci porta di diverso e inquietante è la loro persistenza per più giorni, cosa che caratterizza l’ondata di calore.

C’È POCO DA FARE, dobbiamo rassegnarci all’idea che queste ondate aumenteranno di numero e di lunghezza. Il guaio è che non si tratta soltanto di disagio, ma ben di più, perché le ondate di calore sono causa di morte per i soggetti più fragili, quali gli anziani, i bambini e i malati. Ed è un fenomeno in crescita: secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, in Europa la mortalità legata al caldo è aumentata di circa il 30% negli ultimi 20 anni. Una stima precisa del numero di morti nel 2023 non è disponibile, ma sommando i morti delle ondate di calore del 2003, 2010 e 2022 si ritiene siano decedute fra 55.000 e 72.000 persone.

DOBBIAMO IMPARARE A DIFENDERCI, specialmente nelle aree urbane, nelle quali gli effetti delle ondate di calore sono molto più pesanti che nelle aree rurali. Infatti, a causa di un fenomeno chiamato «isola di calore urbana», le temperature estive in città possono essere fino a più di 10 °C superiori a quello delle campagne circostanti. Ciò per diverse cause: gli edifici le cui pareti assorbono il calore del sole e poi lo rilasciano, le superfici stradali scure che diventano incandescenti, il calore prodotto dal motore dei veicoli e dai condizionatori. Imparare a difenderci significa abituarci all’idea che fra le 12,00 e le 17,00 dei giorni caldi le strade siano deserte – percorse da qualche rara auto con l’impianto di condizionamento di bordo che va al massimo – perché nessuno andrà più fuori a lavorare, e per i soggetti fragili anche una breve uscita può essere fatale. Del resto, già oggi secondo le linee guida dell’Inps e dell’Inail si può sospendere l’attività lavorativa e richiedere la cassa integrazione se la temperatura ambiente raggiunge i 35 °C.

CIO’ HA IMPREVEDIBILI IMPLICAZIONI. Per esempio, se c’è un guasto alla linea elettrica e un gran numero di utenti resta senza luce – e quindi senza condizionamento – è accettabile che la riparazione sia ritardata fino al momento in cui la temperatura non sarà scesa entro i limiti di sicurezza? Ci sarà (fin da ora c’è, per la verità) da scegliere fra la sicurezza del lavoratore e il rischio che corrono, per esempio, gli ospiti di una casa di riposo senza elettricità e quindi senza condizionamento.

ALTRA CONSEGUENZA DELLE ONDATE di calore è l’acuirsi degli effetti della povertà energetica: chi non può permettersi un condizionatore o di pagare la bolletta della luce, ed è anziano o malato rischia di morire. Già qualche città più avanzata si sta attrezzando, in Europa, per garantire dei luoghi climatizzati in cui trasferire tutti i soggetti fragili e più poveri. Già, i più poveri, quelli che meno contribuiscono al cambiamento climatico e più ne subiscono le conseguenze. Ma anche chi non è a rischio morte avrà sempre più il problema dell’impennarsi delle bollette elettriche. A questo proposito un consiglio, semplice ed efficace. Per stare bene e spendere di meno tenere in funzione contemporaneamente il condizionatore e un ventilatore.

TUTTO LASCIA PRESAGIRE CHE IN ALCUNI periodi durante l’estate si riproporranno modelli di vita che abbiamo già sperimentato durante i lockdown imposti dal covid. Si starà chiusi in casa, col condizionatore a piena potenza, per lunghe ore e giorni: neanche la sera converrà prendere una boccata d’aria, perché calda. Specialmente anziani e bambini, che faranno tutto il giorno, proprio d’estate, tanto attesa perché si può vivere fuori? Noia mortale: televisione? Social media? Si rigenererà l’interazione di vicinato? Giocheranno insieme, ora in una casa ora in un’altra, i bambini del palazzo?

I BLACK-OUT AUMENTERANNO, per il sovraccarico sulla rete causato dai condizionatori, e saranno esacerbati dalla scelta che il governo oggi vuole fare: produrre energia elettrica con i reattori nucleari. Con le ondate di calore e la siccità c’è carenza di acqua, quell’acqua indispensabile in grandi quantità per fare funzionare un reattore nucleare. L’hanno già sperimentato sulla loro pelle l’anno scorso i francesi, che a causa della siccità hanno dovuto far funzionare a potenza ridotta i loro reattori, con problemi non da poco. Fotovoltaico ed eolico invece non sono minimamente toccati dalle ondate di calore. Sarebbe bene che qualcuno lo spiegasse a chi ci governa.

AUMENTARE IL VERDE in città può ridurre il rischio di black-out e fa risparmiare energia per il condizionamento, perché fa abbassare la temperatura dell’aria. Un invito agli amministratori delle città: meno spazio alle auto (che riscaldano l’aria) e più spazio agli alberi.

LA LIMITAZIONE DEL LAVORO ALL’APERTO ha e sempre più avrà conseguenze sull’agricoltura. Se si può fare la raccolta di prodotti agricoli solo in alcune fasce orarie, la notte e la mattina presto, cambia tutta l’organizzazione del lavoro e occorre attrezzarsi per illuminare. Non solo, si introduce un ulteriore carico sui lavoratori più sfruttati, che le cronache ci rivelano vivere in condizioni inaccettabili. Se di notte e al mattino presto lavorano, come fanno a sopravvivere di giorno, e dormire, nelle soffocanti, surriscaldate baracche di lamiera in cui sono costretti a vivere? Ancora una volta, a pagare di più per il cambiamento climatico saranno gli ultimi.

E IL PROBLEMA PER L’AGRICOLTURA non si ferma qui: la siccità, associata alle ondate di calore, metterà sempre più a rischio la produzione. Inoltre, l’aumento di temperatura favorisce il moltiplicarsi di specie invasive contro le quali le coltivazioni non hanno difese adeguate. Non si tratta di un forse accadrà, è purtroppo quasi una certezza, e bisogna attrezzarsi per questo futuro vicinissimo. Attrezzarsi per garantire il più possibile i cittadini meno abbienti dalle ondate di calore, attrezzarsi per garantire l’elettricità nelle condizioni più estreme, attrezzarsi per fronteggiare le sfide dl clima all’agricoltura. E tutto questo si fa anche difendendo il più possibile il Green Deal dai colpi d’ascia inferti dalle destre europee, la nostra per prima.

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