Europa

Chloé Ridel (Ps): «Il presidente Macron non riconosce il voto. È un problema per la democrazia»

Chloé Ridel, portavoce PsChloé Ridel, portavoce dei socialisti francesi

Veni, vidi, Vichy Intervista alla portavoce dei socialisti francesi ed eurodeputata S e D. Sull'Europa dice: «Il commissario italiano Raffaele Fitto viene dall’estrema destra e per la nostra delegazione questa è una linea rossa. Siamo insoddisfatti di questa Commissione»

Pubblicato 6 giorni faEdizione del 21 settembre 2024

«L’unico responsabile per il governo di destra legato ai lepenisti è Macron», taglia corto Chloé Ridel. 32 anni, portavoce del Partito socialista (Ps) ed europarlamentare, con il manifesto parla di Francia ed Europa.

Manca ancora qualche nome all’esecutivo Barnier ma il quadro è chiaro. Che ve ne pare?

Siamo tornati a un governo di destra, come prima dello scioglimento, con alcuni ministri che saranno proprio gli stessi. È il rifiuto del presidente della Repubblica di accettare un cambio di governo, nonostante abbia perso le elezioni. Un grosso problema per la democrazia e per l’interesse dei francesi per la politica. Che senso ha votare se i risultati non sono rispettati? C’è molto di cui preoccuparsi.

I socialisti non hanno voluto fare accordi con la macronie, ad esempio per la nomina a primo ministro dell’ex Ps Bernard Cazeneuve. Il governo di destra è colpa vostra?

Non è affatto così. Non abbiamo mai rifiutato nessuno, nemmeno Cazeneuve. Abbiamo sempre detto che ci interessavano la sostanza e il programma, non le persone. Credo sia normale: gli elettori ci votano per attuare un certo programma. Né Cazeneuve, né il presidente del gruppo macronista Attal, né nessun altro ha discusso con noi o detto cosa intendeva fare al governo. Il presidente della Repubblica avrebbe dovuto rispettare il voto e dare l’incarico di formare il governo al Nuovo fronte popolare (Nfp). È Macron l’unico responsabile di questa situazione. Ha fatto una prova di forza antidemocratica e nominato un esecutivo di destra con legami con i lepenisti.

In Italia il Pd, con cui sedete all’europarlamento, ha sostenuto esecutivi tecnici e fatto accordi di governo anche con le destre. Gli avete spiegato che era più importante mantenere fede al «programma di rottura» delle sinistre?

Qui in Francia le cose sono un po’ diverse. Avremmo anche potuto sostenere, come lei dice, un governo tecnico. Ma su quali basi? Su quali basi, visto che il desiderio di cambiamento espresso dal popolo francese non è stato rispettato da Macron che si rifiuta di riconoscere la sconfitta. Non c’è stata alcuna discussione possibile. Il presidente si aggrappa al potere nominando Barnier, perché continui la sua politica. Non possiamo accettarlo.

Si apre la battaglia sulla legge di bilancio. Come valutate le dichiarazioni del primo ministro?

Barnier a un certo punto è sembrato rendersi conto, ed era un segnale positivo, che in Francia c’è un problema di deficit di bilancio e che una parte della soluzione sarebbe l’aumento delle entrate. Quindi di alcune tasse, in particolare sui più ricchi e le grandi imprese. Non solo per ristabilire la giustizia fiscale, ma anche per recuperare il deficit e finanziare meglio i nostri servizi pubblici. Sembrava volesse proporre qualche misura ispirata al programma della sinistra, ma gli stessi macronisti hanno respinto questa prospettiva opponendosi in modo totalmente ideologico a qualsiasi aumento delle tasse. Non ho idea di come Barnier farà con il bilancio. Per colmare il deficit tagliano e questo causerà grossi problemi sociali: dietro la spesa pubblica ci sono i fondi per ospedali, polizia, istruzione e servizi.

Tutto il Nfp voterà la censura di Barnier, ma i socialisti non sosterranno la mozione per destituire Macron. Perché?

Non ha possibilità di successo. Servirebbero i due terzi dei voti dell’Assemblea nazionale e del Senato. È impossibile ottenerli.

Domani (oggi per chi legge, ndr) ci saranno nuove mobilitazioni. Ufficialmente non aderite, ma i vostri esponenti e militanti saranno comunque in piazza?

Certo, abbiamo dato libertà di partecipare a chi lo desidera.

Europa. La nuova Commissione è tutta sbilanciata a destra e nel vostro gruppo Socialisti e Democratici c’è malcontento, soprattutto su Fitto che viene dai Conservatori. Cosa voterete?

Siamo estremamente insoddisfatti della proposta di Ursula von der Leyen. I rappresentanti S & D sono la metà di quelli del suo precedente mandato, ma il nostro gruppo parlamentare non è stato dimezzato. Il commissario italiano viene dall’estrema destra e per la delegazione francese questa è una linea rossa. Non c’è un commissario per il Green Deal, né per gli Affari sociali. Il nostro spitzenkandidat, Nicolas Schmitt, non ha ruoli. Non possiamo avere fiducia in questa commissione. Inizieremo le audizioni con i commissari nominati ma non saremo un contrappeso. Il compito dell’europarlamento non è strisciare davanti al Consiglio. Manterremo un dialogo esigente, ma personalmente non voterei mai una commissione così.

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