Il primo sprint, in riva al lago Balaton, se lo aggiudica Cavendish. E fanno 16 vittorie al Giro. Non lo si vedeva da queste parti, l’uomo dell’Isola di Mann, da 9 anni. Una parentesi con tanta tristezza. Poi un bel giorno, un paio d’anni fa, l’uomo Mark si è sentito d’improvviso leggero, e il corridore Cavendish ha ripreso a macinare vittorie, a un’età in cui spesso ci si ritira a prendere la tintarella in Costa azzurra.

Il via era stato dato da Kaposvar, cittadina natale di Imre Nagy. Per la strada c’è un sacco di gente, s’inganna l’attesa con la pesca delle carpe. Più in là si accende il fuoco e si inforca con uno stecco il lardo del mangalica, l’enorme maiale autoctono con con venti centimetri di grasso, e lo si lascia colare su una fetta di pane, condita con la paprika: zsiros kenyér, ce lo fa scoprire Massimo Congiu. Lo si annaffia con abbondante Palinka, e si aspetta che passi il gruppo. Nel frattempo i bisonti pascolano indifferenti nella prateria.

E da aspettare c’è tanto, che il gruppo, coinvolto nel clima da villeggiatura che circonda il traguardo, se la prende comoda. Questa volta a fare compagnia, in fuga, a Bais e Tagliani s’è aggiunto Rivi. Ma le ruote veloci non concederanno niente per il primo sprint della corsa rosa, anche perché le occasioni per loro saranno poche, e non se ne può mandare sprecata una per distrazione.

Velocissimo, invece, l’arrivo: negli ultimi tre chilometri nemmeno l’accenno di una curva, e per di più la strada, leggermente, scende. Quello di Cavendish, più che un trionfo, è un portare a termine il lavoro impeccabile della squadra, che lo porta in carrozzina a 200 metri dall’arrivo. Rematar la faena, dicono in Spagna. Démare e Gaviria i battuti di giornata.

Subito dopo l’arrivo si fa baracca e burattini, martedì ci aspetta l’ascesa all’Etna. Ci si allontana un po’ dalla guerra, che al confine orientale – Transcarpazia – s’è fatta sentire nei giorni immediatamente precedenti la partenza. La guerra in gruppo ci arriva attraverso un giovanissimo dell’Androni, Ponomar: lui vive in Italia con la mamma, il babbo al fronte nel Donbass.

La guerra ha invece tenuto lontano la squadra della Gazprom. L’assenza in corsa non si nota, per anni sono stati invitati in omaggio agli affari da fare col gas russo, senza che lo spettacolo se ne sia giovato. Però notano l’assenza dell’assegno a fine mese tanti faticatori del pedale, non certo divi miliardari, che per via della foga anti-russa del momento si sono trovati da un giorno all’altro senza lavoro.

Da martedì comincia un altro Giro, con il gruppo tutto intero reduce dalla trasferta ungherese. Cadute zero nei primi tre giorni, e per il ciclismo moderno è già questa una notizia.