Bruxelles prende una prima decisione contro la legge ungherese sulla sovranità nazionale
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Bruxelles prende una prima decisione contro la legge ungherese sulla sovranità nazionale

Visegrad e oltre La rubrica settimanale sui sovranismi dell'est Europa. A cura di Massimo Congiu
Pubblicato 16 minuti faEdizione del 5 ottobre 2024

Il semestre di presidenza ungherese dell’Unione europea non delude finora, nel senso che, come previsto, mette in grande evidenza le distanze fra il governo di Viktor Orbán e Bruxelles. Distanze e contrasti che da quattordici anni caratterizzano le relazioni e lo scambio fra le parti. I motivi di scontro sono diversi e rinnovano in modo pressoché continuo lo stato di tensione esistente sul piano dei rapporti in questione.

In questi giorni la Commissione europea ha deciso di deferire l’esecutivo ungherese alla Corte di giustizia dell’Unione europea per la legge sulla “sovranità nazionale” che per Bruxelles viola principi per essa fondamentali.

Andiamo per ordine: parliamo di una legge entrata in vigore lo scorso 22 dicembre per difendere il paese da quelle che il partito governativo Fidesz definisce “indebite interferenze politiche da parte di persone o gruppi stranieri”. Essa era stata approvata in Parlamento con 141 voti favorevoli; 50 quelli contrari. Secondo diverse organizzazioni attive sul fronte della difesa dei diritti civili, questa disposizione intende ridurre al silenzio gli oppositori del governo. Essa è stata concepita al fine di istituire un organo avente il compito di monitorare i rischi legati a interferenze politiche esterne e di chiedere informazioni su individui e associazioni al servizio di intelligence senza alcun controllo giudiziario.

La medesima prevede anche sanzioni per gruppi e partiti che utilizzino fondi di provenienza straniera nelle campagne elettorali. L’organo in questione è l’Ufficio per la tutela della sovranità che ha quindi, tra gli altri, il compito di individuare soggetti e/o gruppo che ricevono fondi dall’estero attraverso ambienti e meccanismi che secondo il sistema al potere in Ungheria influenzano il dibattito politico e i processi elettorali a favore di uno stato terzo o di un qualsivoglia organismo straniero.
Va detto che, all’epoca in cui si parlava ancora solo di proposta di legge, il Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa aveva invitato i legislatori del Fidesz ad accantonare l’idea; questo perché l’approvazione avrebbe consentito all’organo di “vigilanza” di chiedere e acquisire dati sensibili e informazioni di carattere privato senza alcuna supervisione.

Di fatto, poi, come sappiamo, la proposta è passata e la legge è entrata in vigore e allora, nel febbraio scorso, la Commissione ha mandato a Budapest una lettera di costituzione in mora che dava espressione alle sue preoccupazioni. Avendo ricevuto dall’Ungheria una risposta considerata non soddisfacente, nel mese di maggio l’esecutivo europeo ha inviato un parere motivato nel quale ribadiva le sue inquietudini riguardanti la violazione dei diritti di base sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali Ue, delle libertà fondamentali del mercato interno e della legislazione europea in tema di tutela dei dati.

In altri termini, secondo Bruxelles questa legge viola diversi principi del diritto primario e secondario dell’Ue. Tra essi quelli relativi al rispetto dei valori democratici, e una serie di diritti: alla vita privata e familiare, alla protezione dei dati personali, alla libertà di espressione e di informazione. Ma per tutta risposta, le autorità ungheresi hanno ribadito il fatto che, a loro avviso, la legge sulla difesa della sovranità non è lesiva del diritto europeo. Ora la parola passa alla Corte che può imporre all’esecutivo guidato da Orbán di attenersi alle normative europee e, naturalmente, ha la facoltà di imporre sanzioni. Provvedimenti che il premier arancione fa mostra di non temere, cosicché tutto procede in modo estenuante.

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