Visti semplificati in Ungheria: l’Ue sempre più preoccupata, Budapest ribatte
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Visti semplificati in Ungheria: l’Ue sempre più preoccupata, Budapest ribatte

Visegrad e oltre La rubrica settimanale sui sovranismi delll'est Europa. A cura di Massimo Congiu
Pubblicato circa un mese faEdizione del 5 settembre 2024

Le nuove regole di ingresso di cittadini russi e bielorussi in Ungheria destano disappunto e preoccupazione all’interno dell’Ue. Di recente Lettonia e Lituania si sono espresse sull’argomento manifestando il timore che questi provvedimenti da parte di Budapest possano mettere a repentaglio la sicurezza dell’area Schengen.

Ricapitolando: fino a non molto tempo fa queste condizioni agevolate per entrare in Ungheria erano rivolte solo a serbi e ucraini; con le nuove regole annunciate lo scorso 8 luglio dalle autorità del paese, esse vengono estese anche ai cittadini delle già menzionate Russia e Bielorussia, poi di Moldavia, Montenegro, Bosnia e Macedonia del Nord. In pratica, gli interessati provvisti dei passaporti degli stati in questione possono fare richiesta alle autorità competenti per ottenere un visto di lavoro semplificato che viene rilasciato in tempi più rapidi ed è stato concepito per beneficiare i cittadini di paesi terzi intenzionati a lavorare in Ungheria per periodi lunghi, si parla di almeno due anni.

Va ricordato che possono fare richiesta di questo tipo di visto proprietari e amministratori di società che abbiano attività economiche in Ungheria. Alla luce di questi nuovi provvedimenti i medesimi possono entrare nel paese senza doversi necessariamente sottoporre a controlli di sicurezza o a limitazioni di vario tipo. Si è anche appreso che questa nuova situazione facilita il progetto relativo alla costruzione di una centrale nucleare che dovrà essere realizzata con tecnologia russa in terra danubiana.

La notizia di questi visti semplificati che si è diffusa all’inizio dello scorso mese di luglio ha messo in subbuglio vertici e leader dell’Ue, contrariati soprattutto per il fatto che di queste facilitazioni beneficeranno anche russi e bielorussi. Così, in una recente lettera inviata al Commissario europeo per gli Affari interni, Ylva Johannson, i ministri degli Esteri e dell’Interno degli Stati baltici e nordici hanno affermato che queste decisioni prese dall’Ungheria “possono costituire un serio rischio per la sicurezza”. Non solo, in un articolo comparso sul sito dei Conservatori e riformisti europei, formazione politica di cui fa parte anche Fratelli d’Italia e dove in un primo momento sembrava che il Fidesz di Viktor Orbán potesse entrare, viene formulato un attacco durissimo nei confronti del leader di Budapest, mentre l’Ungheria è definita “il cavallo di Troia della Russia nell’Ue”.

Le autorità danubiane sostengono che la decisione è motivata da ragioni esclusivamente economiche, ma gli attacchi all’interno dell’Ue nei confronti dell’esecutivo ungherese sono numerosi anche perché il paese governato da Orbán fa parte dello spazio Schengen e chiunque entrasse in Ungheria potrebbe poi muoversi a suo agio verso tutte le altre destinazioni del blocco.

A proposito di spostamenti e flussi migratori potrà interessare il fatto che di recente Gergely Gulyás, ministro responsabile dell’Ufficio del premier, avrebbe denunciato la Corte suprema dell’Ue per aver condannato l’Ungheria a pagare 200 milioni di euro per aver violato le norme comunitarie sull’asilo. Gulyás ha anche dichiarato che Budapest invierà i migranti a Bruxelles se l’Ue continuerà a chiedere di accogliere altri richiedenti asilo. Più precisamente avrebbe detto: “Se Bruxelles vuole i migranti li avrà. Daremo a tutti un biglietto di sola andata se l’Ue renderà impossibile fermare le migrazioni”.

Queste affermazioni sarebbero state fatte a seguito della multa che a suo tempo Orbán aveva definito “oltraggiosa e inaccettabile”.

 

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