Budapest, dimissioni imbarazzanti all’interno del Fidesz
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Budapest, dimissioni imbarazzanti all’interno del Fidesz

Visegrad e oltre La rubrica settimanale sui sovranismi dell'est Europa. A cura di Massimo Congiu
Pubblicato 3 mesi faEdizione del 25 agosto 2024

Un eurodeputato del partito ungherese governativo Fidesz si è dimesso dopo un episodio spiacevole che lo ha visto nel ruolo di protagonista. Secondo le ricostruzioni dell’accaduto, Balázs Győrffy, 45 anni, avrebbe avuto una discussione con una donna; discussione caratterizzata da uno sviluppo violento. È stato anche riferito che l’uomo era in evidente stato di ebbrezza.

Venerdì scorso Győrffy ha annunciato le dimissioni da tutte le cariche pubbliche e dal Fidesz. Il protagonista di questa vicenda ha anche rilasciato una dichiarazione su Facebook che spiega le ragioni della sua decisione ed esprime dispiacere per quanto avvenuto. “Ho fallito – ha scritto – mi assumo tutte le responsabilità e accetto le conseguenze del mio gesto”.

Il politico racconta di aver avuto una discussione con una signora, ammette sia il suo stato alterato dall’ubriachezza sia il fatto che l’episodio è degenerato in violenza. Győrffy precisa di non ricordare con precisione cosa sia avvenuto e come si sia arrivati alla svolta violenta, ma aggiunge che quello che ha fatto è “inaccettabile”. La conclusione alla quale l’uomo approda dopo aver fatto autocritica è quella di non avere più un ruolo nella vita pubblica e di accettare le conseguenze legali delle azioni da lui commesse nella circostanza.

Il dimissionario si è cosparso il capo di cenere e ha espresso pubblicamente il senso di vergogna che prova per l’episodio in questione. Ha dato sfogo al suo dispiacere via Facebook dove lo stesso Fidesz si è palesato con parole di condanna precedute da una precisazione sui valori e sull’etica che animano il partito. Ecco il contenuto della sua comunicazione riportata da Euronews dello scorso 23 agosto: “Fidesz ha regole e valori chiari, e chi li viola non può essere un membro della nostra comunità”. Quindi la “sentenza”: “Non ci sono scuse per il comportamento di Balázs Győrffy. Chi agisce in modo così irresponsabile deve lasciare immediatamente la nostra comunità”.

A quanto pare finisce così la carriera politica di un esponente della forza politica che da quattordici anni governa ininterrottamente l’ Ungheria. La “caduta in disgrazia” di Győrffy e le sue dimissioni giungono meno di tre mesi dopo la sua elezione al Parlamento europeo avvenuta a seguito delle elezioni europee dello scorso giugno. L’uomo ha parlato di ritiro dalla vita pubblica, infatti si è dimesso anche dalla carica di presidente della Camera dell’Agricoltura Ungherese (NAK); istituzione che presiedeva dal 2013.

Il partito del quale era esponente si presenta come paladino dei valori cristiani, ostenta un impegno assiduo a difesa della famiglia cosiddetta “tradizionale” e si vanta di promuovere il rispetto della donna ma tende a ridurre il suo campo d’azione a ruoli di genere altrettanto tradizionali. Non può comunque permettersi di essere rappresentato da figure che con la loro condotta, fosse anche un solo episodio infelice, rechino nocumento alla rispettabilità del partito. D’altra parte già di recente Fidesz e governo si sono trovati in imbarazzo per episodi che hanno portato alle dimissioni dell’ex presidente della Repubblica Katalin Novák e all’uscita dalla scena pubblica dell’ex ministra della Giustizia Judit Varga. Se poi parliamo di dimissioni di europarlamentari esponenti del partito dobbiamo tornare indietro di qualche anno, all’epoca della pandemia dovuta al Covid-19, quando l’eurodeputato József Szájer dovette uscire di scena dopo essere stato sorpreso dalla polizia a prendere parte a quello che è stato descritto con un festino a sfondo sessuale a Bruxelles; un gay party, per la precisione. Almeno secondo la ricostruzione della vicenda. Sembra anche che Szájer fosse stato trovato in possesso di droga contenuta nel suo zaino. Ce n’era a sufficienza perché il Fidesz, che dichiara il suo impegno contro l’”ideologia Lgbtq+”, sentisse il bisogno di difendere la sua “rispettabilità”.

 

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