Europa

Stretta sui migranti, Orbán se la prende con i rifugiati ucraini

Rifugiati vicino all’ex centro d’accoglienza nel villaggio di Kocs, a 70 km da BudapestRifugiati vicino all’ex centro d’accoglienza nel villaggio di Kocs, a 70 km da Budapest – Getty images

Ungheria In vigore la norma che limita gli aiuti solo a chi proviene dalle zone colpite direttamente dalla guerra. Perderanno l’assistenza circa 3mila persone

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 23 agosto 2024

Si stringono le maglie dell’assistenza ai rifugiati ucraini in Ungheria. Il 21 agosto è entrato in vigore un emendamento legislativo approvato a fine giugno che prevede la modifica dei criteri per l’assistenza e l’assegnazione degli alloggi sovvenzionati dallo stato. Il decreto prevede che solo le persone provenienti e residenti negli oblast direttamente colpiti dalla guerra potranno beneficiare della tutela statale. Attualmente solo 13 regioni su 24 rientrano nell’elenco che verrà aggiornato mensilmente dal governo ungherese.

Un’altra novità è che tutte la agenzie umanitarie impiegate nell’accoglienza ai rifugiati ucraini cesseranno di collaborare con il governo. Fa eccezione il Servizio di Carità Ungherese dell’Ordine di Malta, che diventa quindi l’unico interlocutore ufficiale.

SECONDO LE STIME fornite dall’Unhcr, su un totale di 44mila persone che hanno richiesto protezione temporanea, tra le due e le tremila perderanno assistenza. Tra queste, molte famiglie con bisogni e vulnerabilità specifiche. Per loro non è prevista nessuna sistemazione alternativa, e trovare un alloggio sarà difficile a causa della scarsità di mezzi finanziari. Perderanno anche il sussidio mensile di 55 euro previsto per gli adulti e di 33 euro per i bambini.

L’Agenzia delle Nazioni Unite specializzata nella gestione dei rifugiati sottolinea come sebbene ai rifugiati vulnerabili sia stata fornita una breve possibilità – c’era tempo fino al 10 luglio – di presentare una richiesta di clemenza, le eccezioni sono state limitate e non è più disponibile per i nuovi arrivati. Viene inoltre evidenziato come le modifiche comporteranno la perdita di posti di lavoro e un impatto sull’iscrizione scolastica, mettendo a repentaglio i risultati positivi ottenuti in termini di integrazione.

A FARE LE SPESE della nuova legge saranno perlopiù i rifugiati provenienti dall’oblast della Transcarpazia, regione dell’estremo occidente ucraino in cui vive una nutrita minoranza magiara. Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di famiglie con doppia cittadinanza ucraina e ungherese di etnia rom. A Ercsi piccola cittadina nell’Ungheria centrale, già il 20 agosto 110 persone, di cui 50 bambini, hanno dovuto lasciare la casa rifugio in cui hanno trovato accoglienza negli ultimi due anni e mezzo. Una situazione analoga si è verificata a Kocs, 70 km a nord di Budapest.

Tornare in Transcarpazia per loro non è un’opzione. Uno degli uomini sfollati ha spiegato ai cronisti del portale di informazione indipendente Telex.hu che in Ucraina verrebbero immediatamente reclutati e mandati a combattere. Donne e bambini teoricamente potrebbero rientrare, ma la situazione sarebbe comunque molto complicata. Mancherebbe il contributo economico degli uomini e avrebbero difficoltà a trovare lavoro. Anche semplicemente riallacciare l’elettricità sarebbe un costo insostenibile per molti di loro.

ALL’ONDATA DI CRITICHE sollevata dall’introduzione del decreto ha risposto durante il corso di un briefing il capo di gabinetto del governo Gergely Gulyás, secondo cui «La misura eliminerà la pratica attraverso la quale 4mila ucraini vivevano con i soldi dello Stato ungherese senza lavorare. Chiunque lo desideri può lavorare in Ungheria. Abbiamo speso 10 miliardi di fiorini (poco meno di 25,5 milioni di euro) all’anno per accogliere persone che altrimenti sarebbero senza lavoro» ha dichiarato.

Restando in tema migratorio Gulyás ha anche lanciato una stoccata alle istituzioni europee. Nello scorso giugno la Corte di Giustizia dell’Ue ha inflitto all’Ungheria una multa una tantum da 200 milioni di euro e un ulteriore milione di euro al giorno per il mancato rispetto di una sentenza del 2020 sulla violazione delle norme comunitarie in materia di asilo.

«Se le multe non verranno eliminate e se l’Ue continuerà a imporre all’Ungheria regolamenti che non consentono di fermare migranti al confine allora Budapest fornirà ai richiedenti asilo biglietti di sola andata per Bruxelles» ha chiosato. Negli stessi giorni in cui si profila il duello sui visti lavorativi concessi ai cittadini russi e bielorussi l’Ungheria, che ricopre il ruolo di presidente di turno del Consiglio dell’Unione europea, torna a mostrare il volto duro: sui migranti vuole decidere lei.

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