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Orbán vuole la revoca dell’immunità per Salis

Orbán vuole la revoca dell’immunità per SalisIlaria Salis

La segretaria dem Schlein: "è accanimento"

Pubblicato 5 giorni faEdizione del 23 ottobre 2024

«Auspico che il Parlamento Europe scelga di difendere lo stato di diritto e i diritti umani, senza cedere alla prepotenza di una “democrazia illiberale” in deriva autocratica». Ilaria Salis sapeva che non sarebbe bastata l’elezione al Parlamento Europeo a metterla al riparo dal governo ungherese. E infatti ieri ha dovuto annunciare, qualche minuto prima che la presidente Roberta Metsola lo rendesse ufficiale in Aula, la richiesta della revoca dell’immunità parlamentare da parte dell’Ungheria.

«Non è una coincidenza – spiega Salis – che la trasmissione della richiesta al Parlamento sia avvenuta il 10 ottobre, il giorno successivo al mio intervento in Plenaria sulla presidenza ungherese, quando ho criticato duramente l’operato di Orbán. Evidentemente, i tiranni faticano a digerire le critiche». Quel giorno Salis aveva definito «totalmente inopportuna» e «paradossale» la presidenza ungherese del Consiglio Europeo dato che il governo Orbán aveva «l’obiettivo di smantellare l’Ue in nome del nazionalismo», definendo il paese magiaro una «tirannia moderna». Orban, che non aveva potuto replicare pur essendo presente in aula, ha deciso quindi di dare seguito al suo annuncio di giugno scorso e chiedere la revoca dell’immunità.

Che per il capo del governo ungherese sia diventata ormai una questione d’onore lo si capisce anche dalla lesta e durissima risposta del suo portavoce Zoltan Kovacs, che si rivolge direttamente a Salis sui social: «Non sei una martire, sei un comune delinquente. Per Kovacs è anche «sconcertante» e «disgustoso» l’atteggiamento della militante antifascista che ha già scontato 15 mesi di carcere duro a Budapest. Sono gli avvocati dell’eurodeputata di Avs, Mauro Straini ed Eugenio Losco, a definire «strumentale» la richiesta di Orbán, «quello che dà fastidio – commentano – sono le denunce che sta portando avanti nel Parlamento europeo sulla mancanza dei diritti in Ungheria».

Tuttavia il percorso a Strasburgo è cominciato: il regolamento prevede, dopo l’annuncio in aula della Presidente, la delega alla commissione Affari giuridici che può chiedere di ascoltare il deputato coinvolto. Dopo l’istruttoria, la commissione manda al Parlamento una raccomandazione di approvare o respingere la richiesta di revocare o difendere l’immunità. Dopodiché in Aula verrà presa una decisione a maggioranza semplice. Da specificare che il deputato rimane in carica in ogni caso perché ha un mandato nazionale che non può essere revocato da un’altra autorità. L’eventuale revoca dell’immunità non equivale a una sentenza di colpevolezza, ma consente alle autorità giudiziarie nazionali di procedere con il processo. Difficile che la plenaria sul tema Salis si tenga prima di qualche mese. In ogni caso la segretaria dem Elly Schlein ha già annunciato l’intenzione del suo partito: «Il Pd voterà contro» perché quello contro la maestra di Brescia «è accanimento». Nicola Fratoianni ed Angelo Bonelli di Avs auspicano che il Parlamento Europeo «respinga questa richiesta e ribadisca che la democrazia e la tutela dei diritti non possono essere messe in discussione».

Nel processo in corso a Budapest (e sospeso dopo le elezioni europee) Salis rischia fino a 24 anni di carcere per l’accusa di «lesioni potenzialmente mortali» dopo uno scontro con alcuni neofascisti. «Non sussistono le condizioni minime affinché in Ungheria possa svolgersi un processo giusto. Né per me, né per Maja, né per nessun oppositore politico, tanto meno se antifascista – sottolinea Salis -. In gioco non c’è solo il mio futuro personale ma soprattutto quello dell’Europa, sempre più minacciata da forze politiche autoritarie».

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