Europa

Brandeburgo e scioperi, l’autunno caldo di Scholz

Olaf Sholz (Ap)Olaf Scholz – Ap

Germania L'ultra destra minaccia la roccaforte Spd nella ex Ddr

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 3 settembre 2024

Dopo la batosta elettorale in Sassonia e Turingia che ha punito sonoramente il suo governo formato da Spd, Verdi e liberali il cancelliere Olaf Scholz si ritrova assediato da tutti e da tutto. Sul suo collo il leader socialdemocratico sente il fiato della Cdu che anche se non ha brillato alle urne resta sempre il primo partito nei sondaggi con ampio distacco sulla Spd quando ormai mancano solo dodici mesi alle elezioni per il rinnovo del Bundestag e quindi della Cancelleria federale. Ma avverte anche che sta crollando l’economia e all’orizzonte si staglia un’ondata di scioperi mai vista prima nel Paese, almeno a sentire gli annunci dei sindacati.

IL 22 SETTEMBRE l’ultima vera roccaforte della Spd nella ex Ddr – il Land del Brandeburgo con capitale Potsdam – è destinato a fare la stessa fine della Turingia e della Sassonia con l’identico boom dei fascio-populisti di Afd e dei conservatori di sinistra di Sahra Wagenknecht. Per il cancelliere Scholz, dunque, si apre l’autunno più caldo della sua lunga carriera dopo le pessime notizie giunte ieri.

Da Wolfsburg, in Bassa Sassonia, altro Stato federale guidato dalla Spd fin dal 2013 con il governatore Stephan Weil arriva la scure di Volkswagen che «non esclude la chiusura di stabilimenti anche in Germania». Mentre crolla l’agone politico di Berlino è in corso un «piano di ristrutturazione con conseguente taglio dei costi per rendere più competitivo e sostenibile il marchio a lungo termine». Vuol dire una marea di tagli nelle fabbriche di Hannover, Braunschweig, Kassel, Emden e Salzgitter oltre che nello storico stabilimento di Wolfsburg: si parla di dieci miliardi di euro di costi entro il 2026 e di razionalizzare le spese per sostenere la transizione verso le auto elettriche.

Il Consiglio di fabbrica promette «una forte resistenza al programma della direzione Vw» dopo che il Gruppo in una nota ha annunciato la fine del vasto programma di sicurezza del lavoro in vigore fin dal 1994. «Tutte le misure saranno discusse con i rappresentanti dei lavoratori» assicurano i manager di Vw. In attesa di sapere cosa pensa la proprietà: un quinto delle azioni del Gruppo Volkswagen sono in mano al Land della Bassa Sassonia, imprescindibile azionista di riferimento; è questo il primo problema di Scholz.

ANZI, IL SECONDO, Dato che sempre ieri anche le ferrovie statali (Deutsche Bahn) hanno reso noto di prepararsi a pianificare oltre 30 mila licenziamenti nei prossimi cinque anni. Lo ha dichiarato il ministro dei Trasporti, Volker Wissing (Fdp) durante una conferenza stampa a Berlino. Per ristrutturare la società «non possiamo limitarci a rinnovare la rete ferroviaria ma è necessario apportare modifiche in ambito economico e organizzativo». Secondo la stampa tedesca il risultato immediato sarà la riduzione dei collegamenti ferroviari a lunga percorrenza, anche se Deutsche Bahn smentisce. In ogni caso la parola d’ordine dei vertici delle ferrovie pubbliche è: diventare economicamente redditizi.

Attualmente Deutsche Bahn sta portando avanti la vendita della sua filiale logistica internazionale Schenker. Secondo le stime potrebbe fruttare circa 14 miliardi di euro. Tuttavia Schenker rappresenta l’unica vera fonte di profitto significativa per l’azienda statale. Da qui il dilemma del governo già alle prese con le ristrettezze di bilancio dopo il varo del piano di austerità concepito dal ministro delle Finananze, Christian Lindner, leader del partito liberale. Nel budget federale “mancano” già 12 miliardi di euro rispetto alle previsioni. I soldi dello smembramento di Deutsche Bahn a suon di licenziamenti e vendite di rami produttivi a Berlino servono come il pane.

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