Dopo un’altra giornata di caos, la roulette impazzita del centrosinistra in Basilicata sembra essersi fermata sulla stessa casella di mercoledì sera: e cioè con i giallorossi fermi sulla candidatura dell’oculista Domenico Lacerenza, mentre Calenda e i suoi si sono chiamai fuori. Ma tutto pare tranne che una soluzione stabile.

TRA MERCOLEDÌ E IERI è successo di tutto, ed è improbabile che non ci siano altri scossoni di qui alla presentazione ufficiale delle liste il 23 marzo (il voto è il 21 e 22 aprile). Per tutta la giornata di ieri la stessa candidatura di Lacerenza è stata in ballo, nel pomeriggio si è tenuto nella sede Pd di Potenza un tavolo di coalizione allargato anche ai rappresentanti di Azione, che in Basilicata sono guidati dall’ex governatore Marcello Pittella.

IN QUELLA SEDE PITTELLA ha proposto una rosa di nomi alternativi, sostenendo che Lacerenza «è una persona perbene ma non è un politico, e invece serve un politico». La risposta di M5S e Pd è stata netta: non si cambia cavallo. E all’uscita dalla riunione il coordinatore regionale dei 5 stelle Arnaldo Lomuti lo ha detto ai cronisti: «Il nostro candidato resta Lacerenza, siamo già pronti con le liste». Conte lo ha ribadito poche ore dopo: «Perché mai dovremmo cambiare candidato?».

Che Conte non volesse allargare la compagnia ai centristi non è una novità. E giovedì durante un dibattito con Prodi ha spiegato che «non possiamo collaborare con chi vuole distruggere il M5S». In serata Calenda ribalta il tavolo: «Non sosterremo Lacerenza, l’hanno preso e catapultato in politica, ma non è il suo lavoro».

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Resta da capire perché il tavolo sia stato riaperto, indebolendo di fatto la corsa del primario oculista. Una delle regioni sono i dubbi nel Pd lucano, che ha subìto il nome del dottore come una imposizione da Roma, visto che la direzione regionale non è mai stata convocata per esprimersi sul nuovo candidato. L’ultima riunione, la notte del 2 marzo, era finita con l’approvazione di un documento che ribadiva la fiducia al candidato Angelo Chiorazzo, con tanto di urla e insulti verso i due emissari di Schlein, Igor Taruffi e Davide Baruffi, precipitosamente rientrati in Emilia.

IERI I DUE COMPONENTI della segreteria si sono di nuovo riuniti (da remoto) con i vertici del Pd lucano, insistendo sulla candidatura di Lacerenza. Sono emersi dubbi e perplessità. «In molti abbiamo evidenziato le problematicità della candidatura, ma la linea del nazionale è chiara e nessuno vuole passare per quello che ha fatto saltare anche questo nome… », spiega uno dei partecipanti.

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Altri esponenti dem, guidati da Giovanni Petruzzi (della sinistra interna), hanno presentato un documento con oltre 400 firme di sindaci ed esponenti del partito, per chiedere di «ritirare la candidatura» di Lacerenza. E minacciando in caso contrario di promuovere una lista dell’«orgoglio lucano». I firmatari chiedono di «azzerare tutto» e di tornare sulla candidatura di Chiorazzo, o in alternativa di un sindaco del territorio. E definiscono Lacerenza uno «stimato professionista completamente a digiuno di politica», scelto «per sottostare agli incomprensibili veti del M5s».

UN’INSURREZIONE CHE NON è stata ben digerita dal Pd nazionale, che avrebbe minacciato espulsioni nei confronti di chi promuoverà liste in contrapposizione a quelle ufficiali del partito. E tuttavia la calata dell’alto dell’accordo sull’oculista sta continuando a creare problemi dentro i dem: nelle chat dei segretari di circolo scorre la protesta, e viene proposto il paragone con il 2019, quando dopo una serie di veti fu scelto il farmacista Carlo Treretola, che poi fu sconfitto dall’attuale governatore Bardi. Lacerenza ieri non ha parlato, ma fonti Pd (nazionale) hanno smentito le notizie di stampa su un suo possibile ritiro. Ieri sera si è riunito con alcuni esponenti della coalizione che lo ha indicato per fare il punto della situazione. Le voci si un suo possibile passo indietro non si sono quietate.

CHIORAZZO, DOPO AVER DATO il via libera alla candidatura dell’oculista, si è fatto un po’ da parte: ieri non ha partecipato direttamente al tavolo della coalizione e sul suo profilo Instagram ha evidenziato un post dell’ex presidente del Matera calcio Nico Andrisani che suggerisce di «tornare su Chiorazzo». Fonti lucane suggeriscono che Pittella, a questo punto, potrebbe chiudere l’accordo sul re delle coop bianche. «Per noi può tornare in pista, ma il Pd nazionale, quello di Conte, non mi pare d’accordo», ha detto con una stilettata contro Schlein.

Spunta anche l’ipotesi di un’asse Chiorazzo- Azione per una candidatura alternativa ai sue poli, come Soru in Sardegna. Altrimenti Calenda (che oggi arriva in Basilicata) appoggerà Bardi. L’unica cosa chiara, a una settimana dal fischio d’inizio della campagna elettorale, è che la situazione pare del tutto impazzita. E le chance del centrosinistra di riconquistare la regione ormai ridotte al lumicino.