Politica

Tra realtà e fiction, la sfida dell’Umbria si gioca sul filo

Il comizio finale di Stefania Proietti a Perugia- foto AnsaIl comizio finale di Stefania Proietti con Vittoria Ferdinandi e Sara Funaro – Danilo Nardoni /Ansa

Regionali La civica Stefania Proietti contro la leghista Donatella Tesei Al centro il tessuto produttivo, il voto cattolico, la capacità delle coalizioni di aggregare il proprio consenso

Pubblicato circa un'ora faEdizione del 17 novembre 2024

Se usassimo le fiction televisive per leggere l’Umbria che va al voto, e lo scontro tra la destra della leghista Donatella Tesei e il centrosinistra delle civica e sindaca di Assisi Stefania Proietti, ci troveremmo di fronte a due messe in scena diverse, ognuna a modo suo fuorviante. La prima sarebbe quella di Don Matteo, che ormai da quattordici stagioni ha scelto come location il centro storico di Spoleto trasformando questi posti in non luogo da overtourism, in cui paciosi carabinieri e un prete che scivola in bicicletta sul pavé interpretato prima dal rassicurante volto di Terence Hill e poi dalla conturbante presenza di Raul Bova risolvono casi di cronaca e riportano l’armonia.

C’È UN ALTRO SET, imbastito proprio in questi giorni, che assume un significato politico. È quello della fiction sull’assassinio di Meredith Kercher prodotta da Amanda Knox, la cittadina statunitense che all’epoca venne accusata dell’omicidio insieme a Raffaele Solletico. Il solo fatto di aver concesso poche location è costato alla sindaca di Perugia Vittoria Ferdinandi attacchi beceri e strumentali da destra e tabloid britannici. Questa doppia rappresentazione, quella dell’Umbria dei borghi color pastello e quella dei fattacci di cronaca che sembrano alludere a un territorio fuori controllo, è utile a cogliere il conflitto tra realtà e rappresentazione che si presenta anche nel voto.

Il governo non c’è stato, in questi anni hanno smantellato la sanità pubblica. Sono venuti solo a conquistate l’Umbria Stefania Proietti

PROIETTI HA TENTATO di uscire dal copione che pareva già scritto. Cinque anni fa, dopo le inchieste sulla sanitopoli che falcidiarono il centrosinistra , Tesei raccolse il 57% dei voti e surclassò di venti punti il presidente di Federalberghi Federico Bianconi, candidato indipendente di M5S e Pd. Alle politiche di due anni fa, le forze alternative alla destra risalirono al 40%, con Meloni & C. poco sopra del 45. Se si sommano i voti di Renzi e Calenda (che in queste elezioni sostengono Proietti) a quelli ottenuti da M5S, Pd a Avs il risultato delle europee dello scorso giugno configura già il duello all’ultimo consenso che i sondaggi attribuiscono alla sfida attuale.

È IMPOSSIBILE, peraltro, negare che le speranze di riconquistare l’Umbria passano molto per i fatti della primavera scorsa, quando Perugia è stata strappata alla destra dal movimento dal basso che si è impossessato del momento elettorale e ha eletto Vittoria Ferdinandi. La quale nei giorni scorsi è apparsa spesso accanto a Proietti. «La nostra Umbria ha bisogno di un rilancio economico, di investimenti in cultura, istruzione e sostenibilità – dice Ferdinandi al manifesto – Ha bisogno di uscire dall’isolamento. Dobbiamo promuovere una sanità che sia un diritto di tutti, non un privilegio per pochi. Dobbiamo garantire opportunità per i giovani, affinché possano restare nella nostra terra e costruire il loro futuro qui, contribuendo alla crescita della nostra comunità». Che si sia puntato sulla persona giusta, Ferdinandi sembra non avere dubbi: «In un momento storico in cui ci troviamo di fronte a sfide senza precedenti, abbiamo bisogno di una guida come Stefania Proietti – sostiene – Una figura che sappia unire e che sappia lavorare per il bene comune, mettendo al centro le persone e le loro necessità».

Siamo di fronte a sfide senza precedenti: abbiamo bisogno di una guida come Stefania Proietti, che sappia unire e lavorare per il bene comune Vittoria Ferdinandi

SONDANDO la sinistra locale si raccolgono attestati di stima nei confronti di Proietti (che trova il consenso anche del Prc) ma emergono alcuni timori. Il primo è che la campagna elettorale della sfidante di Tesei si sia messa in moto un po’ in ritardo, col rischio che non ci sia stato tempo a sufficienza per marcare la differenza. Il secondo è che questa volta, a differenza della campagna che ha condotto al trionfo inatteso di Ferdinandi, i partiti sono stati maggiormente protagonisti. Il che rischia di cancellare il valore aggiunto e le possibilità di allargare la sfera dei consensi che una candidata civica, con idee e proposte chiare ma al di fuori degli schemi consolidati, possa fare la differenza.

Di sicuro, questa partita offre spunti che hanno rilievo generale: dal punto di vista culturale qui ci si contende il voto cattolico al di là delle banalizzazioni che lo considerano semplicemente come «moderato» (alla religiosità reazionaria della destra si contrappone quella sociale rappresentata da Proietti), dal punto di vista della composizione produttiva qui ci si scontra sul destino di una città che prova la transizione industriale (in molti dicono che l’esito verrà deciso dal risultato di Terni). E da qui passa il tentativo di allargare l’area delle forze che si oppongono alla destra, al di là della sommatoria di partiti.

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