Visioni

Barbenheimer, il cinema e la politica in un unico film

Barbenheimer, il cinema e la politica in un unico filmUno dei molti fotomontaggi che circolano in rete sul fenomeno «Barbenheimer»

Immaginari l boom delle pellicole di Gerwig e Nolan non è solo un fenomeno di botteghino, ma anche di cultura. La bambola Mattel e il papà dell’atomica tra gadget, Zeitgeist, deputati di destra e anti-intellettualismo

Pubblicato circa un anno faEdizione del 1 agosto 2023

Il tossico boom della reality tv e della «trash-celebrity di tutti i giorni» fu – molto prima dell’arrivo delle piattaforme e di TikTok- uno dei corollari funesti dello sciopero degli sceneggiatori che paralizzò Hollywood per cento giorni, a cavallo tra la fine del 2007 e l’inizio del 2008.

È TROPPO presto per sapere quale metamorfosi dell’industria scaturirà dallo sciopero unificato in corso dei sindacati degli sceneggiatori e degli attori, Wga e Sag-Aftra. Ma, nonostante le star hollywoodiane siano letteralmente svanite dal bubble gum mediatico estivo, e a scapito dello sforzo dei repubblicani di trasformare Hunter Biden nello scandalo del secolo, in Usa sembra che si parli solo di cinema. In codice è Barbenheimer, un nome da parodia di un carro armato tedesco o di una birra estera, risultante dall’abbinamento/contrazione tra Barbie e (Robert) Oppenheimer, i protagonisti dei due film più attesi della stagione che, dopo il secondo weekend in sala, sono a pieno titolo sia un fenomeno di botteghino che di cultura.
Riprodotto e celebrato in un numero infinito di meme, gadget (dalle magliette, alle spilline, ai cocktails) e scambi da watercoolers, l’impensabile connubio tra la bambola della Mattel e il papà dell’atomica si consuma in tutte le sale d’America, nelle catene dei multiplex e nelle sale indipendenti; soli o in gruppo, occasionalmente in doppio programma (per un totale di cinque ore e mezzo di film), spesso con visioni multiple. Il rosa è optional. I popcorn scorrono a fiumi. Il tutto esaurito, anche per giorni di seguito, è frequentissimo.

Con 774.5 milioni di dollari in biglietti venduti in tutto il mondo Barbie è già balzato al terzo posto degli incassi dell’anno; mentre Oppenheimer (400.5 milioni – ma è un film di oltre tre ore, quindi permette meno spettacoli quotidiani) si sta posizionando come il maggior successo di Christopher Nolan aldilà dei Batman.
Diretti da autori stimati, come Nolan e Greta Gerwig (passata da star del cinema indie a regista da studio con Piccole donne), entrambi i film hanno catturato in pieno quel mix magico – e rarissimo da ottenere – tra qualità artistica e cassetta che è il sogno fondante di chiunque lavori a Hollywood. Certo, in entrambi i casi si tratta di produzioni di altissimo livello, oltre che per autori e interpreti, per tutto il cast tecnico. Aiuta che si tratti di proprietà originali, di visioni fresche, e non delle ennesime incarnazioni di un franchise (attenzione però: il «Mattel Universe» è dietro all’angolo, come anticipato da un prezioso articolo sul «New Yorker»). Ma il fatto che Barbie e Oppenheimer colpiscano al cuore di due grandi temi dello Zeitgeist contemporaneo come il gender e lo spettro della guerra atomica non è un dato irrilevante nel loro successo. Anzi.BIONDA, abbronzata e un classico simbolo del clima spensierato dell’estate, grazie anche all’astuta campagna che la Warner Bros/Discovery ha organizzato a tappeto nelle proprietà del gruppo, Barbie domina facilmente la dimensione pop dell’immaginario contemporaneo. Se Todd Haynes nel suo capolavoro «maledetto» The Karen Carpenter Story, e Joe Dante con le pseudo Barbie, Gwendy dolls, in Small Soldiers, usavano Barbie in chiave puramente sovversiva, l’interpretazione più letterale da cui partono Gerwig e il co-sceneggiatore Noah Baumbach nella loro rilettura educational/satirica si presta a una decostruzione più sistematica e quindi a un dibattito politico più tradizionale. Così mentre Jessica Bennet, sul supplemento domenicale del «New York Times», racconta di aver portato a vedere Barbie la scrittrice femminista Susan Faludi (Backlash, Stiffed), che ne avrebbe dato una recensione positiva (interpretandolo come una condanna dell’odierna Corte suprema e della sentenza sull’aborto), il senatore texano Ted Cruz accusa il film di Gerwig di propaganda subliminale pro-Cina; la moglie del deputato di estrema destra Matt Goetz (tutta in rosa col marito alla première del film) si dice offesa dal messaggio contro i valori della famiglia, e il commentatore di destra Ben Shapiro, in un delirante video di 43 minuti subito virale, ha massacrato il film e la bambola stessa, dandole fuoco («è il trattamento Oppenheimer» dice soddisfatto mentre Barbie è in fiamme in un cestino della spazzatura, e lui stringe in mano una piccola replica dell’atomica).
Il senatore texano Ted Cruz accusa «Barbie» di propaganda subliminale pro-Cina; la moglie di Matt Goetz si dice offesa dal messaggio contro i valori della famiglia
In realtà, la destra ha ben poco da rallegrarsi rispetto ai contenuti di Oppenheimer. Dietro al rigoroso trattamento biografico il film di Nolan nasconde infatti un potente manifesto a favore della funzione pubblica di pensatori e scienziati come Oppenheimer nel contesto di una società civile (il paragone ovvio, in negativo, è la campagna di diffamazione contro Anthony Fauci e il vaccino anti-Covid). E il processo burla a cui Oppenheimer deve sottostare, alla fine (orchestrato con l’aiuto di McCarthy), ci ricorda le origini dell’anti-intellettualismo di cui Trump – seguito a ruota dalla stragrande maggioranza del suo partito – ha fatto un cavallo di battaglia vincente.

I consigli di mema

Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento