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Badenoch, destra Uk per le «cultural wars»

Badenoch, destra Uk per le «cultural wars»Kemi Badenoch – Epa

Conservatori britannici Nuovo cambio, i Tories puntano su una leader di origini nigeriane

Pubblicato 2 giorni faEdizione del 3 novembre 2024

Da ieri, Olukemi Olufunto Adegoke “in” Badenoch, 44 anni, origini nigeriane di etnia Yoruba, è la nuova leader del partito conservatore. Al termine del macchinoso processo elettivo, ha sconfitto il principale avversario – Robert Jenrick, solo a stento più a destra di lei – di buon margine (57% su 43%), nonostante la calante affluenza al voto (72.8%). Un 30% degli iscritti non ha votato, probabilmente esausti dal ripetersi coatto della tiritera elettiva di questi ultimi anni e soprattutto disillusi dalla recente obliterazione elettorale del partito alle politiche. È la prima leader donna nera del partito, e l’ultima in una serie di ruoli tardivamente assunti da politici di origini asiatiche o caraibiche: Rishi Sunak, Priti Patel, Suella Braverman, Sajid Javid, James Cleverly.

Già membro dei governi Sunak e Truss, Badenoch è più lealista del re: sei mesi fa, davanti a un attento uditorio di banchieri (come suo marito) di una City che ancora si lecca le ferite per la Brexit di cui lei è stata infaticabile sostenitrice, ha detto che la ricchezza del Regno Unito non dipende dalla sua sanguinolenta storia di oppressione e sfruttamento coloniali, bensì dalla Gloriosa Rivoluzione del 1688, il venerato mercimonio tra corona e aristocrazia alla base della monarchia costituzionale inglese.

Per i traumatizzati Tories – il cui mondo gli si sbriciola sotto i piedi e nell’epoca in cui i frantumi globali dell’ex impero chiedono i danni imbarazzando tra una danza rituale e l’altra il monarca Charles o lo stesso primo ministro Starmer, com’è successo nelle rispettive, recenti visite in Australia e a Samoa – avere una voce all’opposizione tuonare che le riparazioni sono «una truffa», come ha fatto Badenoch, è liberatorio e soprattutto utile. E sul fronte delle cultural wars, il fronte su cui ormai è stata giocoforza traslocata la demarcazione fra destra e sinistra, Badenoch è una fuoriclasse: niente politiche identitarie, niente gender, si proclama «femminista critica del genere» alla J.K. Rowlings.

Insomma, si tratta di un’elezione quasi punk per il partito conservatore (ormai tutta l’estrema destra occidentale è punk), che prima di consegnarsi a un oblio forse non prolungato ha voluto dare l’ultimo ceffone a un governo laburista che, al confronto, ancora si ostina a non voler riflettere la composizione multietnica della Gran Bretagna contemporanea. Ma c’è da tenere a mente che il favorito alla leadership era il moderato James Cleverly, ex ministro di Interni e Esteri che per un imprecisato errore dei deputati nel segreto dell’urna non è arrivato all’ultimo turno. La moderatezza di Cleverly avrebbe di certo accompagnato la narcosi e la necrosi del partito.

Vedremo se la scommessa del partito paga. I Tories sono una «monarchia assoluta moderata da regicidio» per dirla con l’ex leader William Hague. Dopo John Major dovettero cambiare un leader al mese prima di rivincere un quindicennio dopo con David Cameron. L’età media dell’elettore tory è 63 anni, ed è fin troppo ovvio che una visione pragmatica della politica si rivolga all’elettorato delle “minoranze” non di sinistra.

Nata a Wimbledon, sud di Londra, in una famiglia della classe media – padre medico, madre professoressa di fisiologia – trasferitasi con la famiglia in Nigeria e tornata in UK a sedici anni, Badenoch è una che dice pane al pane e vino al vino. Anche lei fa ovviamente parte dello sterminato fan club di Thatcher, anche se sulla carta le è socialmente superiore – Thatcher era figlia di bottegai, Badenoch a tavola deve aver sentito i suoi fare discorsi di tenore differente. Non a caso si è radicalizzata a destra perché detestava i figli di papà che facevano i rivoluzionari all’università. A dimostrare come la classe si ostini imperterrita a resistere agli attacchi identitari.

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