Il Copasir ha vidimato la segretezza dell’elenco degli armamenti che l’Italia invierà sul fronte ucraino. Lo fa sapere il presidente del comitato parlamentare di controllo dei servizi, Adolfo Urso, al termine dell’audizione del ministro della difesa Lorenzo Guerini. Durante la quale, riferisce Urso, i dieci parlamentari che compongono l’organismo hanno condiviso «i contenuti del secondo decreto interministeriale che autorizza la cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità governative dell’Ucraina, sui quali il Comitato ha convenuto con il governo nella apposizione del vincolo di segretezza». I membri della commissione hanno ascoltato il ministro anche a proposito degli «esiti della riunione svoltasi nella base americana di Ramstein in Germania lo scorso 26 aprile con la partecipazione dei paesi alleati nel sostegno al governo di Kiev».

IL DECRETO per l’«autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle Autorità governative dell’Ucraina» era comparso in mattinata in Gazzetta ufficiale. Il provvedimento è firmato da Guerini assieme al ministro degli esteri Luigi Di Maio e al ministro dell’economia Daniele Franco. L’elenco segretato del materiale contiene «la tipologia, il numero e i costi dei mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari oggetto di cessione» all’Ucraina. Il provvedimento si appoggia alle risoluzioni approvate da Camera e Senato lo scorso 1 marzo (coi voti contrari di Sinistra italiana e ManifestA) impegnano il governo «ad assicurare sostegno e solidarietà al popolo ucraino tenendo costantemente informato il parlamento e in modo coordinato con gli altri paesi europei e alleati» con la «cessione di apparati e strumenti militari che consentano all’Ucraina di esercitare il diritto alla legittima difesa e di proteggere la sua popolazione». Gli equipaggiamenti sono ceduti «a titolo non oneroso per la parte ricevente».

DUNQUE, sia il decreto che la successiva audizione hanno confermato la linea che vuole che l’elenco delle armi resti segreto e che la nuova spedizione si inserisca nella cornice della precedente risoluzione parlamentare: in questo caso non c’è bisogno di ulteriore passaggio in aula, come aveva chiesto Giuseppe Conte a nome del Movimento 5 Stelle appena due giorni fa. Una posizione che il sottosegretario Giorgio Mulè aveva definito «l’ennesimo tentativo populista per racimolare qualche consenso in più». Conte in serata, alle telecamere di Piazza Pulita, ribadisce: «È giusto che il presidente del consiglio e il ministro della difesa vengano in parlamento e che ci sia un chiarimento sull’indirizzo politico che l’Italia porta nei tavoli internazionali».

AL DI LÀ delle schermaglie politiche, la vicenda riguarda proprio l’escalation e l’evoluzione delle vicende belliche. Il Kiel Institute for the World Economy sostiene che l’Italia si colloca al quarto posto per aiuti militari all’Ucraina con 150 milioni di euro impegnati, dietro Usa (4,3 miliardi), Estonia (200 milioni) e Regno Unito (204 milioni). Lo Stato maggiore della Difesa, attraverso il Comando operativo di vertice interforze, ha un quadro del materiale che si può cedere. Se si dovesse salire di scala, e passare a mezzi più pesanti, si dovrebbe ricorrere a un ulteriore decreto interministeriale.

INTANTO, la commissione esteri del Senato ha inviato una lettera alla presidente Elisabetta Castellati per delegittimare Vito Petrocelli. I firmatari esprimono «profonda preoccupazione» perché «gli atteggiamenti del presidente Petrocelli compromettono la credibilità e l’onorabilità dell’istituzione che rappresentiamo, ciò anche nelle delicate relazioni con i principali paesi alleati». Il documento è stato sottoscritto da tutti i componenti, tranne uno: il senatore, e volto storico del Movimento 5 Stelle torinese, Alberto Airola, che già nei giorni scorsi aveva preso le difese del presidente di commissione definendolo «sempre estremamente equilibrato» nel suo ruolo istituzionale. È un passaggio di sfiducia politica a Petrocelli ma non è la mossa risolutiva della vicenda.