«Apprendre», felicità di imparare insieme
Cannes 77 Il nuovo film di Claire Simon, presentato fuori concorso. La regista dopo 30 anni torna a filmare una classe, ma è cambiata sia lei che la Francia
Cannes 77 Il nuovo film di Claire Simon, presentato fuori concorso. La regista dopo 30 anni torna a filmare una classe, ma è cambiata sia lei che la Francia
A oltre trent’anni di distanza dal bellissimo Recreations, Claire Simon torna a scuola a filmare i ragazzini e il risultato – Apprendre, presentato domenica fuori concorso – è un film molto riuscito e molto diverso. È cambiata la Francia, cambiata la scuola ma soprattutto è cambiata la direzione della ricerca della regista francese.
Se quel film mostrava in diretta la trasformazione di un dispositivo di ricerca comportamentale in una forma poetica capace di sbaragliare convinzioni e luoghi comuni sull’infanzia, Apprendre si apre alla complessità e accoglie nella narrazione anche gli insegnanti che, spesso visti dal basso e talvolta fuori campo, costituiscono un polo dialettico plurale alle espressioni dei giovani studenti.
GIRATO nella scuola elementare Makarenko, a Ivry-sur-Seine uno dei comuni rossi della banlieue parigina dove già era stato girato Premieres Solitudes, il film si sviluppa in ampi capitoli: prima l’apprendimento della matematica, la lettura ad alta voce, lo spazio libero della ricreazione dove la parola è eletta a elemento regolatore del conflitto e quindi il confronto con il mondo, l’uscita dai confini della scuola, gli studenti arrivati da una lontana provincia, la gita a Parigi.
La redazione consiglia:
Claire Simon, il racconto dell’adolescenzaMolto bello il gioco tra i ragazzi e le ragazze, con i primi più arroccati a pur molto fragili certezze e le seconde più svelte a cogliere sfumature e a gestire le contraddizioni. Il culmine lo si tocca quando l’argomento in campo è il rapporto tra la fede religiosa e la vita quotidiana: c’è chi fa discendere da dio ogni comportamento e chi distingue la preghiera dalla vita pubblica. Si tratta a tutta evidenza della questione della laicità dello stato, raccontata con esemplare chiarezza ad altezza di bambino, senza la necessità di aggiungere una parola o suggerirne un’altra. L’ultima spetta a un ragazzo orientale che chiude la discussione dichiarandosi ateo ed esortando gli altri a suonare insieme a lui. Una lezione pratica di democrazia che tramite la fraternità si trasforma nella felicità di suonare insieme, in una sintesi esemplare dei valori della rivoluzione francese e della dichiarazione d’indipendenza americana.
È in questa capacità di toccare questioni fondamentali con la massima semplicità che si esprime il talento di Simon, la quale si guarda bene dall’esibire e persino di cercare la profondità. Essa semplicemente si manifesta davanti alla macchina da presa in piccoli miracoli che la cineasta è in grado di accogliere e tradurre in una forma filmica intimamente emozionante.
IL FINALE è nel segno della condivisione con la pratica musicale, prima individuale e poi collettiva, che, nonostante le incertezze esecutive, esprime un momento di vera comunione e una speranza di solidarietà. Non rimanere soli di fronte alla vita è speranza comune, ma per tutti gli insegnanti, gli educatori e, in occasioni come questa, per i cineasti un impegno da prendere con gli studenti e gli spettatori.
Un film che riconcilia con il cinema.
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