Antifa fermato a Parigi. L’Ungheria lo cerca
Il caso Stesse accuse di Ilaria Salis: Rexhino Abazaj domani dal giudice. L’eurodeputata: «Orbán calpesta lo stato di diritto». Preso un fuggiasco anche in Germania
Il caso Stesse accuse di Ilaria Salis: Rexhino Abazaj domani dal giudice. L’eurodeputata: «Orbán calpesta lo stato di diritto». Preso un fuggiasco anche in Germania
È stato fermato nella serata di venerdì a Parigi Rexhino Abazaj, «Gino» per i suoi amici. Tutto è cominciato con un banale controllo dei documenti dal quale, però, è emerso che su di lui esisteva una red notice diramata dall’Interpol su richiesta dell’Ungheria. Gino, 32 anni, nato a Elbasan in Albania, è arrivato in Italia nel 1995 e qui ha vissuto per un ventennio abbondante, senza però riuscire a ottenere la cittadinanza. A fare da ostacolo ci sarebbero state le segnalazioni di polizia ricevute per il suo attivismo nell’ambito dei movimenti milanesi, insieme ai gruppi antifascisti e agli occupanti di case.
A CAUSARNE L’ARRESTO, invece, sono le accuse mosse dai giudici magiari: aver preso parte agli stessi scontri per cui era stata portata dietro le sbarre e reclusa in catene Ilaria Salis. Ovvero quelli del Giorno dell’onore del febbraio 2023. Come ogni anno a Budapest si erano riuniti centinaia di neonazisti da tutta Europa per celebrare l’operato delle Ss contro i liberatori dell’Armata rossa, alla fine della Seconda guerra mondiale.
«Ancora una volta il tiranno Orbán prova a calpestare i valori dell’antifascismo e dello stato di diritto», attacca Salis sui suoi social. «La mia vicenda dimostra chiaramente che, per Gino e per tutti gli antifascisti, in Ungheria non è possibile aspettarsi né un processo giusto né una detenzione che rispetti i diritti fondamentali», aggiunge ancora l’eurodeputata eletta lo scorso giugno a Strasburgo con Alleanza verdi e sinistra.
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L’onorevole Ilaria Salis: «In Europa porto la mia storia e i movimenti sociali»SULLA SUA TESTA pende la richiesta di revoca dell’immunità avanzata a ottobre dal governo ungherese. L’esito dipenderà in larga parte dalla posizione che assumeranno i Popolari europei: con il campione dei sovranisti o con i princìpi del garantismo. Sul capo di Abazaj, invece, a pendere è il mandato d’arresto spiccato dalla procura della capitale ungherese il 30 ottobre dell’anno scorso. Fa parte dello stesso incartamento per il quale era stata chiesta all’Italia la consegna di Gabriele Marchesi, poi negata dalla Corte d’appello di Milano. I giudici ritennero fondato il sospetto che nelle prigioni di Budapest il giovane sarebbe stato sottoposto a trattamenti inumani e degradanti equiparabili alla tortura.
Dopo aver trascorso un periodo in Finlandia, Abazaj si era infine trasferito a Parigi, dove era attivo con il Menilmontant Fc, una polisportiva popolare e antifascista impegnata a garantire il diritto allo sport e combattere «ogni discriminazione, nel terreno di gioco e oltre». Al momento il ragazzo si trova recluso nel penitenziario di Fresnes, comune della Valle della Marna a sud della capitale, dove ieri ha ricevuto la visita dell’avvocato Youri Krassoulia, che sostiene la sua difesa per conto dello studio di Laurent Pasquet-Marinacce.
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Antifa pronti a costituirsi, «ma solo in Germania»DOMANI si terrà l’udienza preliminare. In questa sede gli verrà domandato se è sua intenzione accettare o meno l’estradizione in Ungheria. In caso di risposta negativa, le autorità francesi dovranno chiedere a quelle di Budapest un mandato d’arresto europeo con l’elenco dei capi d’accusa, al momento ignoti.
Da quel momento il caso verrà discusso davanti alla Corte d’Appello di Parigi, la stessa che nel luglio del 2022 aveva negato la consegna all’Italia di dieci ex militanti degli anni della lotta armata. Più recente, ma con esito analogo, la vicenda di un altro italiano finito davanti alla giustizia francese per la richiesta di trasferimento nelle patrie galere. Vincenzo Vecchi, uno dei dieci manifestanti condannati per gli scontri del G8 di Genova di inizio millennio, è stato protagonista di una lunga battaglia legale conclusa a marzo 2023 con il terzo No all’estradizione verso l’Italia pronunciato dalla Corte d’appello di Lione.
Vedremo se l’orientamento garantista dei giudici transalpini sarà confermato anche in questa storia, che in caso contrario potrebbe costare oltre 20 anni di carcere al giovane arrestato. Corre il medesimo pericolo Maja T, che ad agosto è stata estradata in Ungheria dalla polizia tedesca in fretta e furia, prima che la Corte costituzionale federale potesse pronunciarsi. Anche per lei le accuse riguardano i fatti relativi al Giorno dell’onore 2023.
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Maja prigioniera a Budapest. Salis: «Stop a tutte le estradizioni»INTANTO in Germania continuano le manovre giudiziarie contro gli antifascisti. Gli inquirenti parlano ormai diffusamente dell’esistenza di una vera e propria associazione a delinquere paneuropea che negli anni si sarebbe resa responsabile di decine di azioni contro militanti e gruppi neonazisti. Quando nel giugno del 2023 la giovane Lina Engel venne condannata dal tribunale di Dresda, il giudice, dopo aver detto che farsi giustizia da soli è senza dubbio illegale, non mancò di sottolineare come le inchieste sulle nuove camicie brune siano per lo più caratterizzate da «deplorevoli carenze».
Nei giorni scorsi la polizia della Sassonia ha arrestato su un treno regionale a Weimar Johann Guntermann, considerato uno dei leader del gruppo che gli investigatori tedeschi hanno soprannominato Hammer Gang, «la banda del martello». Guntermann, 31 anni, dopo aver scontato 19 mesi di carcere per alcune aggressioni, era latitante dal 2020. Su di lui era stata messa addirittura una taglia da 10mila euro.
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