Il ghiacciaio Aneto, il più grande dei Pirenei, in Spagna, è ormai in fase «terminale» ed entro 10 anni non ci sarà più. La sentenza di morte emerge da uno studio compiuto da un gruppo di biologi e geografi che ne sta osservando da vicino l’evoluzione: tra il 1981 e il 2022, la superficie del ghiacciaio si è ridotta del 64,7% e lo spessore è diminuito, in media, di 30,5 metri; nell’autunno 2022 era di 11,9 metri, rispetto ai 32,9 del 1981 e ai 15 metri osservati nel 2020, quando l’estensione era ormai ridotta a mezzo chilometro quadrato.

LA SPARIZIONE dei ghiacciai, tecnicamente si chiama fusione, è accelerata dal cambiamento climatico, secondo gli scienziati. Quelli dell’Organizzazione meteorologica mondiale (organismo delle Nazioni unite) hanno segnalato nella pubblicazione State of the Global Climate report 2022 che quelli europei hanno perso un volume di circa 880 chilometri cubi dal 1997 al 2022. Le Alpi, in particolare, hanno battuto i record per la fusione dei ghiacciai, con una riduzione media dello spessore di 34 metri.

«I ghiacciai di riferimento per i quali disponiamo di osservazioni a lungo termine hanno registrato una variazione media dello spessore di oltre -1,3 metri tra ottobre 2021 e ottobre 2022. Questa perdita è molto più grande della media dell’ultimo decennio. Sei dei dieci anni di bilancio di massa più negativi registrati (1950-2022) si sono verificati a partire dal 2015» spiega un comunicato.

Il Glamos (Rete svizzera di monitoraggio dei ghiacciai) ha reso inoltre noto che i ghiacciai alpini stanno registrando i più alti tassi di fusione da quando sono iniziate le registrazioni, circa un secolo fa; e che le Alpi hanno perso il 6% del loro volume residuo solo nel 2022, definito «annus horribilis» per le scarse nevicate durante l’inverno, la sabbia proveniente dal deserto del Sahara e le temperature estive anomale.

PER LA PRIMA VOLTA nella storia, ha osservato l’Organizzazione meteorologica mondiale, non esiste neve sopravvissuta alla stagione di scioglimento estiva nemmeno nei siti di misurazione più alti e quindi non si è verificato alcun accumulo di ghiaccio fresco. Temperature record sono state segnalate dalla vetta del Monte Bianco.

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Questi dati drammatici sono stati ricordati ieri da Legambiente in occasione dell’avvio della «Carovana dei Ghiacciai», una campagna giunta alla IV edizione e che quest’anno assume per la prima volta una dimensione internazionale, grazie alla collaborazione con la Commissione internazionale per la protezione delle Alpi: due delle sei tappe sono localizzate in Austria e Svizzera, allo scopo «di costruire nuove alleanze attraverso uno scambio con il mondo della ricerca europeo ma anche con i cittadini e le istituzioni locali».

Il monitoraggio, che vede la partnership del Comitato glaciologico italiano, si svolgerà dal 20 agosto al 10 settembre, partendo dall’Italia – con il Ghiacciaio del Rutor (Valle D’Aosta), proseguendo con il Ghiacciaio del Belvedere (Piemonte), i Ghiacciai di Dosdè (Lombardia) e i Ghiacciai di Lares e Mandrone (Trentino Trentino-Alto Adige) – per poi spostarsi sul Ghiacciaio Ochsentaler (nella regione del Vorarlberg, in Austria) e concludersi con il Ghiacciaio del Morteratsch (nei Grigioni, in Svizzera).

NEL PRESENTARE la Carovana, ieri, il direttore generale di Legambiente Giorgio Zampetti ha ricordato con preoccupazione «certe affermazioni politiche negazioniste rispetto alla crisi climatica, anche riguardo il ritiro progressivo dei ghiacciai». Si tratta, secondo Zampetti, di «un espediente per non dover riconoscere il problema della crisi climatica, che non è un’idea di parte ma una condizione oggettiva da accettare con una reale governance del territorio e dei rischi ad esso connessi, con adeguate strategie e piani di adattamento al clima. Non si può pensare di volgere la testa dall’altra parte». Questa consapevolezza muove la quarta edizione della campagna di Legambiente, sperando che qualcuno legga il messaggio nella bottiglia d’acqua ghiacciata.