Visioni

Alice Rohrwacher: «Ho voluto essere libera contro i nuovi format »

Alice Rohrwacher: «Ho voluto essere libera contro i nuovi format »Il cast di "Chimera" sul red carpet – Ansa

Cannes 76 La regista e il cast presentano sulla Croisette il film «La chimera»

Pubblicato più di un anno faEdizione del 27 maggio 2023

«La mia chimera? È il desiderio di raggiungere qualcosa che ci unisca nonostante le diversità. Ho voluto fare un film libero in un momento nel quale tra le regole delle serie e le piattaforme, il cinema ha bisogno di respirare».

Alice Rohrwacher sorride, a chi le chiede se ha nostalgia per un tempo lontano, come quello del suo film risponde: «Sono curiosa del futuro e felice del presente». La chimera, ultimo titolo italiano nel concorso, porta la regista per la quarta volta a Cannes, dal suo esordio, Corpo celeste (2011), che venne presentato alla Quinzaine, e poi in gara con Le meraviglie, Grand Prix speciale della giuria, e ancora con Lazzaro felice premio alla sceneggiatura. Dice: «Sono felicissima e emozionata. Presentare un lavoro di anni davanti a una platea come questa da una grande gioia. Ma anche un sano terrore. Sono fortunata perché a accompagnarmi ci sono gli attori, le persone con cui ho condiviso questo cammino, e sono onorata di essere insieme a tanti maestri come Bellocchio, Kaurismaki, Moretti, Loach, artisti che hanno stimolato la mia libertà dello sguardo».

INSIEME a lei ci sono i protagonisti di La Chimera, Josh O’Connor, Isabella Rossellini, Carol Duarte, Alba Rohrwacher, Vincenzo Nemolato, una «fantastica famiglia circense che Alice è riuscita a unire» dicono.

Il set nei loro racconti è stato magico. «Ogni momento di commiato provoca un dolore perché ci si lascia un’esperienza alle spalle, nel caso di questo set ancora di più, chissà quando Alice avrà un altro personaggio per me» dice O’Connor, che interpreta l’inglese straniero affascinato dall’Italia, in questa storia di tombaroli, amori perduti, parole e leggende nella terra degli Etruschi dove Alice e Alba Rohrwacher sono cresciute.

Racconta Alice: «Da piccola sentivo sempre parlare dei ’maledetti tombaroli’ che rubavano gli oggetti nelle tombe etrusche per trafficarli e rivederli. Queste storie mi turbavano. Mi chiedevo come fosse possibile che dopo due o tremila anni altri esseri umani potessero violare le tombe senza porsi alcun problema.La risposta è che non riconoscevano più alcun legame con quel passato, erano uomini ’nuovi’, e anche il loro rapporto con la natura, coi luoghi intorno era molto diverso.Gli etruschi esprimevano in sistema in cui l’uomo era solo una parte mentre adesso era il centro di tutto».

«Non ho messo in scena un mondo mistico. Mi piace l’aspetto aulico che c’è in quella realtà»

Ecco quindi una banda di ladri sfrontati quasi da commedia che al lavoro nei campi preferiscono altri soldi meno faticosi, e grazie all’aiuto del ragazzo inglese, riescono a trovare tesori. Lui ha infatti un dono speciale, «sente» le tombe da sopra la terra, forse perché cerca qualcos’altro, non i tesori ma la ragazza di cui è innamorato, che non c’è più ma che lui crede di poter far tornare al mondo. In quel paesaggio che mescola note di realtà e suggestioni leggendarie, le storie si tramandano, fanno parte di un racconto collettivo, sono la vita di ogni giorno.

«SE SI CREDE a una storia allora è vera, lo ripete sempre il personaggio della signora Flora (Isabella Rossellini, ndr). Non volevo mettere in scena un mondo mistico, mi piace l’aspetto aulico che c’è in quella realtà, la sua innocenza ancora possibile. E nonostante tutto, il business, l’avidità, anche la speranza che viene dal personaggio di Italia (Carol Duarte). Quel suo tentativo anche forser destinato a fallire di mettere insieme una comunità esprime un’attitudine femminile diversa di dare nuova vita alle cose. Non è il commercio come fanno i tombaroli ma la possibilità di vivere diversamente».

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