Non accadeva da quindici anni a Torino. L’assemblea dei delegati di Fim, Fiom, Uilm ha deciso di proclamare nella prima metà di aprile uno sciopero provinciale di 8 ore con manifestazione dei lavoratori del settore automotive (Stellantis e indotto), per chiedere la salvaguardia e il rilancio del comparto.

Sembra definitivamente superata l’era delle divisioni sul «modello Marchionne» e la lunga apartheid subita dalla Fiom. La formula dello «sciopero territoriale», poi, solleva i sindacati firmatari del famigerato Ccsl dal rischio di perdere agibilità sindacali, come prevede l’accordo aziendale introdotto da Marchionne nel 2011.

A Mirafiori la sola produzione della 500 elettrica, quella del Suv Maserati Levante è stata appena terminata, ha prodotto un aumento della già decennale cassa integrazione: alle carrozzerie i 2.260 lavoratori stanno facendo sette settimane fino al 30 marzo.

La mobilitazione ha «l’obiettivo di sensibilizzare le istituzioni locali, il governo e il sistema industriale sulla profonda crisi che sta attraversando il settore a Torino. Il tavolo automotive e quelli di crisi al Mimit non hanno ancora dato risposte adeguate», viene sottolineato. Le organizzazioni sindacali chiedono «un impegno concreto» per «nuove produzioni a Torino» e che «l’intero comparto sia sostenuto ad affrontare i contraccolpi occupazionali del processo di transizione». Nelle prossime settimane ci terranno assemblee in tutte le aziende del comparto. Alla manifestazione di aprile ci saranno i segretari nazionali.

E proprio il segretario generale della Fiom – organizzazione che ha lanciato tre scioperi spontanei all’inizio di febbraio – Michele De Palma è il primo a commentare la notizia: «È straordinaria. Sono anni che la “Detroit italiana” continua a perdere lavoro in ricerca, sviluppo e produzione di mobilità con una crisi permanente e strutturale che deve essere fermata per assicurare un futuro alle lavoratrici e ai lavoratori e alle giovani generazioni. Sono necessarie nuove produzioni per il rilancio di Mirafiori, con l’obiettivo di 200 mila unità, e devono essere messi in campo interventi di infrastrutturazione e missioni degli enti centrali per dare un futuro allo stabilimento torinese e a tutte le aziende della componentistica, a partire dalle vertenze in corso».

«Governo e Stellantis dicano la verità al paese sull’auto, basta balletti sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori di Mirafiori e dell’indotto, basta tenerli in ostaggio. Il governo dica cosa fa per aumentare i produttori in Italia e Stellantis dica come aumenterà la produzione. Basta cassa integrazione, chiusure, delocalizzazioni e licenziamenti», afferma Giorgio Airaudo, segretario generale Cgil Piemonte.

«C’è una necessità di una risposta specifica della crisi di Torino che coinvolge l’indotto del settore della componentistica e Mirafiori», commentano Roberto Benaglia e Ferdinando Uliano della Fim Cisl. «Scioperiamo per avere un nuovo modello mass market e per una strategia per l’indotto», dichiara il segretario nazionale Uilm Gianluca Ficco.