È di Simon Yates la prima cronometro del Giro e, per pochi che fossero i chilometri contro il tempo tra le strade di Budapest assiepate di gente, l’inglese riesce anche a fare un po’ di danni in classifica.

Dietro di lui si piazza Van der Poel, che mantiene la rosa. Benone Dumoulin, terzo a pochi secondi (bentornato).

Tra gli altri scalatori che si contenderanno la generale (di prove contro il tempo non se ne riparla fino all’epilogo a Verona) chi fa meglio di tutti è Nibali nostro, troppo diplomatico all’arrivo per non covare, in cuor suo, qualche speranza. Male Lopez, nel mezzo tutti gli altri, da Bardet a Landa a Carapaz, che si mantengono in linea di galleggiamento.

Non si potevano sferrare cazzotti nel dedalo di strade che ha portato i corridori da Pest fin su a Buda, ma nemmeno sono arrivate carezze. Yates dovrà ora gestire pressioni aumentate e gestire soprattutto se stesso, non sempre in passato c’è riuscito. In ammiraglia è, parere personale, il meglio guidato. Van der Poel, nel frattempo, continua ad avere pensieri per nonno Poulidor, a dare tutto e a sorridere all’arrivo.

Il valore, alto, della prova di Yates esce un po’ relativizzato dall’assenza di Ganna, che ha rinunciato a questa vittoria e all’opportunità di vestire di rosa per provare l’assalto alla maglia gialla al Tour.

E, a dirla tutta, non manca solo lui, ma anche i campionissimi del momento, da Pogacar a Roglic a Van Aert. Il fatto è che col sistema del Protour (per intendersi, la Superlega su due ruote) a rimetterci più di ogni altri sono stati il Giro e l’interno movimento ciclistico italiano.

Intendiamoci, il Tour è stato più internazionale fin dalla nascita, mentre il Giro ha sempre funzionato da riserva di caccia per i nostri (Koblet il primo vincitore straniero, nel ’50). Ma, senza stare a scomodare Coppi e Bartali, fino a che i corridori italiani sono stati sugli scudi la differenza di blasone non si notava tanto come adesso che è in crisi il nostro movimento.

Prima del via si sono espressi sul tema in tanti, da Saronni a Moser a Cassani, e tutti hanno individuato la soluzione nella nascita di una squadra italiana abbastanza ricca da potersi inserire nel circo che conta.

Opinione personale: come cominciare dal tetto a far la casa. Un modo alternativo, romantico e innovativo al tempo stesso (e quindi non se ne farà di niente) potrebbe essere far uscire il Giro dal circuito del Protour e organizzarlo per nazionali, lasciando gli altri posti alle squadre di base del nostro movimento.

Per ora Nibali, alla sua età, continua a coprire tutte le magagne. E la sua gente continua ad aspettarlo per la strada.