Secondo Petro Kotin, presidente dell’Energoatom, l’occupazione russa della centrale di Zaporizhzhia avrebbe sino ad oggi causato un danno alle strutture per 18,3 miliardi di hryvnia (circa 550 milioni di euro). Attualmente ospiterebbe circa 500 russi, tra militari e tecnici della Rosatom e al suo interno sarebbero parcheggiati una cinquantina di mezzi pesanti militari. «La centrale è stata trasformata in una base militare» si legge nell’annuncio divulgato dall’agenzia atomica ucraina.

NEI SUOI COMUNICATI stampa, l’Energoatom è sempre ironica verso gli occupanti: recentemente ha definito «turisti» la «brigata della Rosatom» guidata dal capo ingegnere Andriy Gorbunov che è giunta a Zaporizhzhia per dare il cambio alla squadra di colleghi tecnici russi.
Sempre Petro Kotin, l’enfatico presidente dell’Energoatom, ha ironicamente affermato che «gli invasori stanno preparando il sacro evento del 9 maggio (giorno della vittoria sulla Germania nazista, ndr) con i loro fiocchi rossi e costringono gli ucraini ad appendere ritratti di Putin negli uffici così che tutti possano andare a sputare sul ritratto».

Da parte sua, il presidente ucraino Zelensky, durante il colloquio con il direttore generare dell’Aiea Rafael Mariano Grossi tenuto il 26 aprile, ha chiesto l’assistenza dell’agenzia e della comunità internazionale affinché assicuri il ritorno della centrale di Zaporizhzhia in mani ucraine: «Dopo che l’Ucraina ha ripreso il controllo di Chernobyl, ora il nostro principale obiettivo è quello di stabilire un contingente internazionale di pace che assicuri la sicurezza della centrale nucleare di Zaporizhzhia. La centrale non potrà mai essere trasferita sotto controllo della Rosatom».
Attualmente la gestione del sito è ancora in mano ucraina, ma i russi lo controllano militarmente creando così una sorta di diarchia che si regge su un precario equilibrio dettato dalla paura di entrambi gli schieramenti di causare un incidente che potrebbe mettere a repentaglio la sicurezza della centrale.

Durante l’incontro con Grossi, Zelensky ha anche sollevato il problema della sproporzionata rappresentanza russa all’interno del corpo decisionale della Aiea chiedendo che anche all’Ucraina sia dato lo stesso diritto.

Quello della presenza russa nei vertici dell’agenzia atomica internazionale è una questione sollevata sin dalle prime fasi del conflitto: l’Ucraina ha sempre criticato questa gestione del potere, che vede circa un centinaio di funzionari russi occupare posti più o meno dirigenziali all’interno dell’organizzazione. Tra le figure più in vista (e problematiche da parte ucraina) è Mikhail Chudakov, ex vicedirettore generale della Rosatom e oggi uno dei sei vicedirettori generali e capo del Dipartimento di energia nucleare.

ANCHE GREENPEACE, lo scorso 15 marzo, aveva chiesto all’Aiea «l’immediata sospensione del suo vicedirettore generale dell’agenzia da tutti i suoi incarichi a causa del ruolo ricoperto in passato di direttore esecutivo della Rosatom» aggiungendo che «Chudakov ha raggiunto tale posizione all’interno della Aiea grazie all’appoggio dei funzionari più influenti del governo di Vladimir Putin».

È anche in questa prospettiva che va ad inserirsi l’intervista rilasciata da Grossi all’Associated Press, in cui ha anche rivelato che l’Aiea sta cercando di trovare un accordo con Mosca per poter inviare propri ispettori nella centrale di Zaporizhzhia: «una guerra attorno ad una delle centrali nucleari più grandi al mondo non ha precedenti. Questo crea una serie di fragilità che potrebbero essere sfruttati in modo consapevole o inconsapevole». Risolvere questo tipo di problematiche richiede «cooperazione da parte russa e comprensione da parte ucraina».

COOPERAZIONE russa per permettere agli ispettori di visitare la centrale, ma anche comprensione da parte ucraina, che si oppone ad un eventuale controllo in un impianto sotto il potere di una potenza straniera. Secondo gli ucraini la richiesta di permesso effettuata alle autorità russe (che ufficialmente non hanno il controllo della centrale, ancora sotto l’autorità atomica ucraina) sarebbe una violazione dei protocolli internazionali e potrebbe essere vista da Mosca come un riconoscimento della loro presenza da parte della stessa Aiea.

A CHERNOBYL la squadra dell’Aiea ha iniziato a lavorare per ripristinare la situazione radiologica nella Zona di esclusione: tecnici ed esperti internazionali stanno collaborando con il personale ucraino per censire i danni provocati dall’occupazione russa. Una volta constatato quali saranno le priorità necessarie, si inizierà a trasferire le barre di combustibile esaurito nei canister e sigillarli e al tempo stesso altri gruppi inizieranno a sondare il terreno della Zona di esclusione per individuare eventuali mine disseminate dai russi. Solo in seguito si procederà alla completa tracciatura delle mappe individuando gli hotspot radioattivi e ridisegnando la nuova radiografia del terreno. Un lavoro lungo, paziente e costoso che il governo ucraino ha già chiesto di addebitare alla Russia.