«Zelensky non sa cosa dice: Hamas e la Russia di Putin non sono alleati»
Intanto l’Ucraina si prepara per un nuovo inverno sotto le bombe del Cremlino. Molti ucraini della regione erano scappati in Israele alla ricerca di un «posto sicuro»
Intanto l’Ucraina si prepara per un nuovo inverno sotto le bombe del Cremlino. Molti ucraini della regione erano scappati in Israele alla ricerca di un «posto sicuro»
«Mi fanno una rabbia che non immagini, parlano tutti di ciò sta succedendo in Israele e non ne sanno nulla». La risposta di Irina alla mia domanda che tentava di deviare il discorso dalla difficile situazione di Odessa è spiazzante. «Parlano di ‘attacco alla democrazia’, di Putin e Hamas alleate, e non hanno nemmeno idea di cosa abbiano passato i palestinesi negli ultimi anni». Sentirlo da lei, che attualmente pensa a Putin come un inquisitore medievale poteva pensare all’Anticristo è strano. «Non sanno nulla di Medio-Oriente, eppure ora vedono sui social i video di quegli assassini di Hamas e pensano di poterne parlare così, come se fosse una cosa iniziata oggi».
IRINA HA 22 ANNI ed è nata e cresciuta nella regione di Odessa, come molti in questa zona dell’Ucraina ha un avo ebreo, per lei dovrebbe essere la bisnonna «ma forse anche da parte di papà c’erano dei parenti ebrei, non lo sappiamo bene». Gli altri geni sono moldavi, russi, polacchi, il grande crogiolo dell’Europa dell’est post-sovietica. Prima della guerra Irina era un’attivista, si batteva in particolare per i diritti Lgbtq. Dice che sotto molti punti di vista l’Ucraina per lei era «un Paese vecchio pieno di corruzione, pregiudizi e maschilismo». Faceva parte di diversi collettivi nei quali si parlava di organizzare proteste contro il governo Zelensky, reo ai loro occhi di «non aver combattuto davvero la corruzione» e non aver attuato le riforme promesse in campagna elettorale. Poi il 24 febbraio la Russia ha invaso e «le priorità sono cambiate».
IN QUESTO MOMENTO è a Odessa e l’abbiamo sentita al telefono per farci raccontare come si vive in città con il timore che a breve ricomincino gli attacchi massicci alle infrastrutture ucraine. «Dopo i bombardamenti di una settimana fa circa la situazione si è un po’ calmata, sono anche uscita qualche volta… inizia a fare un po’ freddo però». Ha paura che l’inverno alle porte sia peggiore del precedente? «Non so, non so bene di cosa aver paura dopo tutto questo tempo, ma i bombardamenti mi fanno ancora tremare» dice con un sorriso che tenta di nascondere un po’ di imbarazzo. «Per questo non posso pensare a quei poveri bambini a Gaza, chissà che succederà lì ora» riprende subito.
Eppure, proprio dalla sua amata ucraina si sono levate quasi subito diverse voci autorevoli che hanno equiparato l’invasione russa all’attacco di Hamas. Il presidente Zelensky e alcuni personaggi di spicco del suo entourage si sono spinti fino a dichiarare che «Hamas è sostenuta dalla Russia» e che l’attacco di sabato scorso aveva il Cremlino tra i suoi sponsor. E per questo «tutti gli ucraini sostengono Israele nella sua guerra contro Hamas». E Irina? «Quello che hanno fatto è indegno, schifoso, terribile. Punto. Il fatto è che se adesso per punire questi terroristi invaderanno Gaza coinvolgeranno chissà quante migliaia di persone che non c’entrano niente, persone che hanno già subito situazioni del genere, per anni». Le chiedo se in qualche modo si identifica con quelle persone. Si ferma a riflettere e poi risponde, decisa: «Non lo so chi si può identificare davvero con loro… Voglio dire che io sono passata attraverso quasi due anni di guerra ma prima la mia casa non era a rischio bombardamenti tutti i giorni, io se voglio posso andare in Europa, posso anche scegliere di allontanarmi dalla zona del fronte senza uscire dall’Ucraina per provare a stare un po’ tranquilla… che poi tranquilla non sto mai perché mi vengono gli attacchi di panico» si interrompe per ridere forte e scomposta «ma mi sembra che loro non abbiano mai potuto scegliere».
Molti ucraini della regione di Odessa sono scappati in Israele negli ultimi mesi, alla ricerca di un «posto sicuro». Come ha raccontato il rabbino capo dell’Ucraina, Moshe Reuven Azman, al Corriere della sera, i suoi nipoti «prima dovevano nascondersi dai razzi dei terroristi russi a Kiev, ora devono nascondersi dai razzi terroristici di Hamas».
NONOSTANTE uno stato e un’organizzazione non possano essere considerate la stessa cosa, le parole di Azman rispecchiano un aspetto importante della guerra in Ucraina. Il governo di Kiev ha sempre definito «terroristi» i militari russi e i loro capi e sulla lotta al terrorismo è stata incentrata la comunicazione ufficiale. Si capisce dunque perché l’ucraino medio ora associ all’operazione militare speciale gli attacchi di Hamas, i media li chiamano allo stesso modo. Per fortuna però l’empatia a volte rende impermeabili dalla propaganda.
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